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I leggendari L.A. Guns ritornano con il loro nuovo album Black Diamonds mantenendo ancora quella coerenza e quella attitudine che li ha sempre contraddistinti già ai tempi del dirompente fenomeno del Sunset Strip ottantiano, partito dalla fertilissima e vivacissima Los Angeles. Sotterrata l’ascia di guerra tra il fondatore Tracii Guns e il cantante Phil Lewis la band continua ancora oggi spedita, pubblicando album e facendo tournée, incurante delle mode musicali del momento. Certo, i tantissimi cambi di formazione e i problemi giudiziari tra i membri non hanno aiutato a raggiungere platee piu’ ampie e quindi ritorni economici importanti.
Lo split di Tracii per dedicarsi alla nuova creatura dei Brides Of Destruction con Nikki Sixx (Motley Crue) e la sua The Tracii Guns Band, poi ribattezzata ancora L.A. GUNS, sono le gocce, che in passato, fanno traboccare il vaso; anche perché nel frattempo i vecchi Guns, guidati dallo storico batterista Steve Riley, continuano a produrre platter con lo stesso nome. Dopo il ritorno con Lewis, Tracii continua con il suo storico moniker contrapponendosi a quello del contendente Riley. Si va in giudizio con l’accordo tra le parti che porta Tracii Guns a mantenere il proprio nome e Riley a cambiarlo in Riley’S L.A. Guns.
Black Diamonds e’ un disco potente, fragoroso e soprattutto polveroso in cui, manco a dirlo, la chitarra e la voce sono al centro dell’attenzione. La prima e ipnotizzante “You Betray” ne e’ un esempio lampante ed è il vero marchio di fabbrica del combo statunitense. Qui Lewis urla sovrastato dai rumorosi rullanti della batteria che si intrecciano con il suono distorto della chitarra. La seconda e sporca “Wrong About You”, prosegue su questa scia ma con un ritornello più semplice e melodico, dove spicca l’ampliato e smorzato assolo di chitarra di Tracii. L’hard rock genuino e tradizionale emerge in pezzi come “Babylon”, dove la battente sezione ritmica e la voce stridula di Phil trascinano una traccia molto accattivante nella melodia e nel refrain in generale. Lo stesso dicasi con la cadenzata e bluseggiante “Shame”, dove in sottofondo si sente un ‘armonica che accompagna la calda ugola di Phil, catapultando cosi’ l’ascoltatore direttamente negli anni ’70. La band incorpora nel platter anche tracce acustiche più interiori, tipiche proprio degli anni ’70 e ’80, come nel caso dello stupendo singolo intitolato: “Diamonds”, un vero e proprio diamante rubato dai quattro pistoleri per i propri fans. Pezzo caratterizzato dalla morbida combinazione tra il suono della chitarra classica e quello di quella elettrica. Le pulite corde vocali del cantante culminano in un ritornello orecchiabile e facilmente ricordabile.
Anche “Gonna Lose” è un altro momento acustico e romantico dell’album che parte piano per poi esplodere con voce acuta e con la stridente chitarra elettrica di Gun, che appesantisce il ritornello. Le influenze punk si infiltrano nella melodicissima “Shattered Glass”, con le grezze e crude corde vocali di Phil attorniate da aggressivi cori e una battente sezione ritmica inseguita dai forsennati riff e prolungati assoli della sei corde elettrica del solito Tracii. La sempliciotta e allegra “Got It Wrong” è un hard and blues ben ritmato e spigoloso negli accordi chitarristici e nella tambureggiante batteria di Hamilton. Le conclusive e veloci “Lowlife”, “Crying” e “Like a Drug”, posseggono bei ritornelli e una struttura melodica che strizza l’occhio ancora al punk e al blues. La prima colpisce soprattutto in positivo gli effetti di chitarra che avvicinano Gun al compianto e insostituibile Eddie Van Halen. La seconda offre invece dei tocchi psichedelici, mentre l’ultima è la classica canzone dal tipico sound californiano della West Coast, con un ritornello nostalgico sui bei tempi che furono ed è esaltata da una martellante sezione ritmica e da una ossessiva e ripetitiva sei corde elettrica.
I LA Guns suonano sempre le stesse cose, ma lo fanno bene e con classe. Rispetto agli inizi si sono più induriti e questa è sicuramente un’arma a proprio favore insieme ad una splendida e moderna produzione che permette ancora al gruppo di sopravvivere suonando come se fossimo ancora nei mitici anni ottanta.