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Fa finalmente parlar di sé colui che oggi vanta il maggior numero di anni di servizio nei Sepultura; e lo fa per altro che non sia la tribù madre. Dopo decenni sepolto dal vivo e perfino assente in studio sino ad Arise incluso (triste ma vero), nel 2019 il bel Paulo Jr. optò per un ampliamento curriculare ed offerse, con esito favorevole, i proprî modesti servigi ai Cultura Tres – addì mutilati in una formazione il cui perno erano e tutt’oggi sono i fratelli Montoya.
Essere nel catalogo dell’Universal nelle Americhe ha per ora un impatto forse solo sui titoli delle canzoni, sette su dieci dei quali in inglese contro un passato a maggioranza spagnola – ma i testi rimangono a lingua promiscua. Poca ingerenza, insomma, lungo il cammino degli stregoni. Un cammino lastricato di noise rock di strada, thrash metal trasversale, rock alternativo, valvole e scappatelle acustiche.
Senza che rimanga in bocca il cattivo sapore di un malandato pastiche, accompagnati da testi di biasimo globale – l’uomo occidentale ne offre del resto un campionario nutritissimo –, scorrono pezzi in varietà. “The Smell Of Death” col suo quasi death metal vecchio stampo, una “The World And Its Lies” che sa di Roots e Slayer (qualcuno ha detto Diabolus In Musica?) lontano un miglio, il fulmine D-beat di “Zombies” che s’infrange poi su un giro Korn In Chains e si disperde in un quadretto silvestre, la solista in stile Kisser su “Proxy War” e quella, evocativa ed ispiratissima, che illumina “Signs”.
Acuta la riproposizione stravolta del pezzo d’apertura di Rezando Al Miedo (2013), “La Selva Se Muere”, qui re-intitolata “The Land”. « La selva se muere // Our essence / Was raped by religion / Your greed, your rotten system / Is taking us down / La selva se muere // The ground is flooded with blood // La selva se muere // Respira su herida… ».
Una registrazione microfonica, vera e concreta pone il sigillo su un album che è diventato difficile togliersi dalle orecchie.
AJM, molla il dischetto. Grazie.