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L’abbinamento fra rock/metal e musica classica non è certamente una novità ma questo Drastic Symphonies, nuovo sforzo per i britannici Def Leppard, rappresenta probabilmente il loro progetto più ambizioso. Ad un anno dall’ottimo Diamond Star Halos, Joe Elliott e soci sfornano un disco veramente intrigante dove presentano sedici loro brani magistralmente riarrangiati da Eric Gorfain e accompagnati nientemeno che dalla Royal Philharmonic Orchestra.
La scelta dei brani che coprono l’arco cronologico 1981-2022 (di fatto nel disco sono presenti due pezzi, “Goodbye For Good This Time” e “Angels (Can’t Help You Now)“, tratti dall’ultimo lavoro dei Leppard) è ricaduta sulle canzoni che maggiormente si sono prestate ad essere orchestrate, come recentemente spiegato dal bassista Rick Savage, e non sui loro principali hit, come si sarebbe potuto aspettare per quello che, in fondo, è da considerarsi sia un greatest hits quanto un album nuovo, aggiunge Phil Collen.
Per tale motivo, a pezzi storici tratti dal loro capolavoro Hysteria (1987), quali la stessa “Hysteria”, “Animal” (fra le mie preferite di sempre), “Gods Of War“, “Love Bites” e “Bringin’ On the Heartbreak” (da High ‘N’ Dry, 1981) si aggiungono canzoni meno famose. Di fatto il disco si apre con “Turn To Dustb (dall’album Slang, 1996), con sonorità medio–orientaleggianti ora ancor più accentuate e prosegue con “Paper Sun” (dall’album Euphoria, 1999).
Un altro aspetto interessante di questo lavoro è di aver non solo registrato le parti orchestrali sulle registrazioni originali dei pezzi selezionati, ma di aver aggiunto o tolto batteria e/o chitarre quando necessario, sostituendo alcune melodie principali con gli archi.
Inoltre ho trovato molto accattivante il momento in cui, in “Too Late For Love” (da Pyromania, 1983), Joe duetta… con il Joe degli anni ’80. Questa è una delle due canzoni in cui sono state registrate nuove parti vocali. La seconda è sicuramente fra le perle di questo album: si tratta della nuova versione di “Pour Some Sugar On Me“, intima, delicata e arricchita dal duetto con Emm Gryner (autrice di una cover al piano dalla quale è nata l’idea di questa versione).
A questa si aggiungono gli stupendi e quasi scontati (per scelta) lenti “When Love & Hate Collide” (da Vault, 1995) ed “Have You Ever Needed Someone So Bad” (da Adrenalize, 1991; quest’ultima disponibile solo nella versione in vinile e Atmos) nonché l’immancabile strumentale “Switch 625” (High ‘N’ Dry, 1981), tributo al compianto Steve Clark, che con l’appoggio dell’orchestra raggiunge una maestosità ed epicità degna di una colonna sonora.
Interessante la scelta di includere “Love” (da Songs From The Sparkle Lounge, 2008) e “King Of The Worlds” (inedito presente nell’album altrimenti dal vivo Mirrorball: Live & More), chiaramente ispirate dai Queen e dalla loro musica.
Concludendo, direi che l’esperimento è più che riuscito e promosso a pieni voti. Un disco che merita di essere ascoltato e gustato al momento giusto e con la predisposizione giusta, forse (ma potrebbe essere un mio timore infondato) non digeribile da tutti i fan al primo ascolto ma che mi sento di consigliare a tutti!