Visualizzazioni post:414
Se c’è un gruppo che tiene ancora alta la bandiera dell’AOR ottantiano e internazionale, questo è sicuramente quello dei sottovalutati Mecca, creatura del cantante americano Joe Vana capace ancora oggi, con la sua vellutata voce, di regalare emozioni e profondi sentimenti. Tornati in Frontiers l’anno scorso, hanno pubblicato una compilation, intitolata 20 Years con tutti i loro primi tre album. Everlasting è il quarto album in studio, dopo tanti anni di attesa, in cui il combo statunitense cerca di eguagliare il fenomenale debutto dell’omonimo album del 2002, che comprendeva all’interno della band: David Hungate (ex Toto) al basso, Shannon Forrest alla batteria, Fergie Frederiksen (ex Toto) e Joe alla voce, Mike Aquino alle chitarre e Jimmy Nichols alle tastiere, con il supporto e l’aiuto dell’amico e famosissimo musicista Jim Peterik (Survivor, Pride Of Lions).
Questo nuovo lavoro in studio esce sempre per l’italiana Frontiers, ma con la novità assoluta che dietro la tastiera e alla impeccabile produzione siede il conosciutissimo compositore e musicista Alessandro Del Vecchio. Cosa c’entra l’inserimento del talentuoso artista italiano? Innanzitutto, da parte Frontiers, è importante affidare suoni e arrangiamenti alla supervisione di una costola dell’etichetta in modo da dare più brio e robustezza alle undici composizioni del platter e poi in seconda istanza, cercare di ottenere i consensi del popolo rock europeo in modo da lanciare definitivamente la formazione statunitense sull’appetibile mercato europeo. Onestamente, a livello artistico, il gruppo di Joe e Joey Vana, rispettivamente padre e figlio con quest’ultimo conosciuto come chitarrista è che qui si esibisce egregiamente dietro al microfono, perde quella naturalezza e quella semplicità che li aveva contraddistinti fino ad ora. A tal proposito basta ascoltare la pomposa scaletta e la ballata “Everlasting”. Un lento a due voci, molto emozionante, trascinato malinconicamente da un pianoforte e da un refrain orecchiabile che punta su un arrangiamento perfetto ma ripetitivo e dal minutaggio purtroppo esagerato.
A parte Del vecchio alla tastiera e alla produzione, troviamo nella formazione: Sven Larsson (Street Talk) alla chitarra, Mitia Maccafferri al basso e Mirko De Maio alla batteria. A questi si aggiungono degli ospiti: il chitarrista svedese Tommy Denander (Radioactive), il chitarrista italiano Stefano Lionetti (Lionville), il compositore francese Vivien Lalu, il chitarrista e tastierista svedese Pete Alpenborg (Arctic Rain), il cantautore svedese Chistofher Börjars e il musicista italiano Stefano Mainini. Insomma, tutti musicisti capaci di aiutare Del Vecchio a dirottare le sonorità dei Mecca verso la lontana Europa. Everlasting è comunque un gran bel disco che scorre liscio come l’olio durante un viaggio in auto o sdraiati su una spiaggia a prendersi il sole. La famiglia Vana canta splendidamente e il chitarrista Sven Larsson suona e strimpella talentuosamente la chitarra elettrica, come nel veloce e possente hard rock “The Mistakes We Make”, dal ritornello super orecchiabile che non lascia assolutamente indifferenti, grazie anche agli arazzi e ai folli assoli di tastiera, che si affiancano a quelli chitarristici, fondendosi in un tutt’uno. La tastiera è qui un elemento trainante e non può essere diversamente anche in “These Times Are For Heroes”, dal ritmo veloce e con una battente sezione ritmica che guida superlativamente tutti gli strumenti e soprattutto le pacate ugole dei due cantanti.
Colpisce in positivo l’apri pista “And Now The Magic Is Gone”, titolo pessimista per una canzone invece dirompente e molto vivace. Questo album promette bene già dall’inizio con le morbide tastiere di Alessandro, le intermittenti electric guitar che si scontrano in cori decadenti e incisivi come si può ben ascoltare nella seconda “The Rules Of The Heart”, song dalla melodia e dalle atmosfere tipiche dei mitici Journey. Il marchio di fabbrica della band si ode nel bellissimo e avvolgente singolo “I Will Not Walk Away”, dove la sei corde di Larsson è la protagonista assoluta del ruffiano tocco AOR di cui è infarcita tutta la composizione. I due Vana cantano divinamente aiutati da un ritornello orecchiabilissimo e facile da ricordare per lungo tempo. La riflessiva semi ballata “Your Walls Are Crumbling Down”, è un altro pezzo AOR riuscitissimo cantato e suonato con calma e nostalgia, che ricorda in parte il rock melodico di stampo britannico dei lontani eighties. In “Falling”, si sente forte il tocco melodico europeo suggerito e mixato dal maestro Alessandro Del Vecchio ed eseguito da Pete Alpenborg con i suoi ammalianti ed efficaci synth. Qui Joe Vana supera sé stesso nell’interpretazione e nell’intonazione vocale, così come gli esperti cori e l’armonioso refrain che ricordano i vecchi Survivor o i recenti Pride Of Lions dell’amico fraterno Jim Peterik. La terz’ultima e sfarzosa “Endless Day”, trasmette gioia ed emozioni pilotate degnamente dal solito cantato di Vana, da un vivace pianoforte e soprattutto dai prolungati e melodiosi assoli di chitarra.
Con “Living In Fear”, Alessandro e Larsson ritornano alla carica facendoci respirare la fragranza del puro AOR internazionale che raggiunge l’apice nell’ultima in scaletta: “Your way” dal portentoso inizio strumentale che poi sfocia in una ritmata e classica armonia, tipica del genere. A questo punto la domanda nasce spontanea.
I Mecca, con l’apporto di Alessandro Del Vecchio e dei musicisti targati Frontiers intervenuti nell’opera, hanno cambiato in meglio il loro suono? Se paragoniamo questo disco con i capolavori precedenti probabilmente no ma se vogliamo essere realisti credo che qualcosa andasse fatta per modernizzare il sound e catapultare ad una maggiore attenzione di pubblico la band statunitense. Non tutte le canzoni sono dei capolavori assoluti ma in generale i pezzi piacciono perché molto ispirati, eleganti, sofisticati ed eseguiti con un alto livello tecnico strumentale. In più spicca la bella voce di Joey Vana, che stando così è una bella scoperta. Album consigliatissimo!!