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Il Natale per i metallari danesi arriva sei mesi dopo e si chiama COPENHELL.
Come la grande abbuffata con gli amici, lascia ricordi confusi e qualche postumo. La parte peggiore è tornare alla normalità con il Cold Turkey quando il festival finisce. (“Tacchino Freddo”, quando si smette di fumare di punto in bianco, ndr)
Tra i parenti del Natale di Heavy Metal WebZine Italia a Copenhell c’è Davide alle dirette Instagram (alias Suor Davida) e la bravissima Gaia per le fotografie.
Il sito
Copenhell si tiene pochi giorni prima del solstizio d’estate. Le giornate sono lunghe, non diventa buio fino alle 23.00. Citando Rob Zombie, accecato dal tramonto durante un concerto alle 22.00 (2019): “Il vostro paese ha un problema a far tramontare il sole”. Rob aveva portato i fuochi d’artificio, sprecati.
Il festival si tiene al Refsaløen, un ex cantiere navale a sud della bocca del Hølmens Kanal. I fortunati che hanno una piazzola al campeggio antistante possono svegliarsi con l’alba sul canale (alle 4 di mattina, ndr). Tracce del passato industriale si notano ancora affiorare dal cemento: piccoli binari arrugginiti in passato usati per spostare i carrelli e navi. Un grande hangar navale (B&W Hallerne) domina l’intera scena, Il lupo Fenrir ci fissa dal alto del hangar (il dipinto “Wolf Of Copenhagen” di Victor Ash). Ci Ricorda che divorerà tutti noi, il nostro mondo, i nostri Dèi.
Nella mitologia nordica é profetizzato che durante l’apocalisse -Ragnarök- il lupo Sköll divorerà il sole, il lupo Hati Hróðvitnisson divorerà la luna e così Fenrir sarà liberato dalle catene. Fenrir divorerà Odino, il mondo e l’intero universo.
Ripercorrendo brevemente i luoghi delle dirette dell’inviato Davide, ecco la mappa di quest’anno. Il festival è sviluppato su un passaggio circolare. Nel centro dell’area vi è la zona riservata allo staff, Meet&Greet ed eventi. Entrando da un unico accesso a est ci si trova in una piazzetta con ristori e i servizi (farmacia, infermeria, guardaroba, informazioni, ritorno vuoti). Proseguendo in senso orario si passa per la via dei negozi. Si giunge all’entrata del hangar navale, tra i containers sono situati chioschi e birrerie. Girato l’angolo si trovano i due palchi principali (Helvetii e Hades), affiancati. Di fronte ai palchi una lunga striscia di cemento si estende fino alla collina, un declivio erboso da cui assistere ai concerti da una posizione sopraelevata. Proseguendo, un vicolo cieco porta a Smadreland, l’arena di distruzione di vecchie automobili con mazze, martelloni e maceti giganti. Antistante a Smadreland una rampa per salti con la bicicletta rimpiazza il precedente skate park. Vicino è offerta un SPA con sauna e bagni caldi o ghiacciati. Proseguendo sulla via principale si fiancheggia la zona più pericolosa per i novizi del festival: Tytten Biergarten. In questa grande tenda scorre birra a fiumi. Durante il pomeriggio è ospitato il Metal Karaoke con musicisti dal vivo. Siate avvisati: chi vi entra sobrio esce barcollando, chi entra ubriaco non esce sulle proprie gambe. A pochi passi, gli Stormtrooper di Guerre Stellari danno il benvenuto al CopenhellCon. Questa zona è dedicata alla cultura nerd e si sviluppa in tre aree. Una prima area ospita presentazioni e discussioni, alcuni esempi di quest’anno sono: Alieni, Metal e bestie feroci, i fumetti di Corey Taylor. Un mercatino di fumetti e videogiochi offre la possibilità di giocare con i classici cabinati tra cui: “Metal Slug”, “Megaman”, “Street Fighters 2”, “RoboCop”, “Guitar Hero”. Sulla balconata sopraelevata, Bastard Café offre giochi in scatola e comodi divanetti.
Poco distante si incontra il palco di Pandemonium. Proseguendo, un piccolo arco di legno indica l’entrata di Udgaard, il villaggio vichingo. Uno stretto sentiero nel bosco si snoda tra bar che servono idromele, sidro e birra da corni bovini. In una radura c’è il piccolo palco Gehenna, senza schermi e ombreggiato dalla vegetazione.
Il festival 2023
Tema di quest’anno è cartoni vintage, lo stile è ispirato alle animazioni del Fleischer Studio degli anni ‘30. Il bellissimo promo intitolato Helter Skeletter è basato sul viaggio infernale di Dante nella Divina Commedia. La scrittura e regia sono di John kenn Mortensen, i disegni di Jens Christian Høgni Larsen e la musica di Manuel Gagneux (segui il link per i crediti completi). Sulla copertina dell’evento si é rappresentato il Dante-Pippo e un canuto Virgilio-Stregone sul vascello del demoniaco Caronte.
Il festival è sold-out, nonostante gli oltre 30.000 biglietti disponibili, un record per Copenhell.
Quest’anno fa caldissimo, sono state due settimane di temperature record sopra i 20 gradi e niente pioggia. La collina davanti ai plachi principali è brulla e battuta dal sole, infernale. la leggera sabbia argillosa dello est Sjælland fa da tappeto sotto in nostri piedi. Per fortuna il bosco di querce e betulle (Udgaard) è fresco e verdeggiante, il piccolo palco Gehenna è il paradiso dei pallidi. Viene spesso ricordato dagli organizzatori lo slogan: Bevete acqua oppure crepate (Drikke Vand Eller Vi Dø).
Tra gli eventi speciali di quest’anno c’è l’abbuffata all-you-can-eat di crostacei (scampi dell’Atlantico), a cui ha partecipato il simpatico uomo-aragosta con mega bavaglino fotografato da Gaia.
Giorno 1
Arrivo all’apertura dei cancelli, ho aspettato un lungo anno e non vedo l’ora che inizi. Appena entrato cerco subito una bevanda fresca e mi riparo dal sole caldissimo tra gli alberi di Udgaard. Ascolto Heriot aprire Gehenna, ma solo pochi minuti perché mi attende il ricevimento vero e proprio.
Da Hades l’elegante Ville Valo (VV) riceve gli ospiti con un sontuoso tappeto rosso musicale. Ci offre il nostro primo concerto in completo nero con giacca, nonostante un sole da ustione (un personale ringraziamento alla SPF50+). Incanta la sua classe, è un magnete, fa scaldare il sangue anche agli squali della Groenlandia. Ci mette pochi pezzi per ricordaci che non è venuto a fare il paggetto: lui è HIM, pioniere di Goth, Emo e tanto altro. Tira fuori i grandi classici e con “Join me in Death” rende chiaro a tutti chi hanno davanti.
Vado ad incontrare Davide (quel pazzo che avete forse visto nelle nostre storie di Instagram come nostro inviato, ndr). Lo trovo al CopenhellCon (l’area giochi e fumetti, ndr) con una giovane accademica, sono impegnati nella ricerca antropologica de “il Pisello di Tommy Lee”. Essendo appassionato di scienza, colgo l’occasione per discutere di esplorazioni spaziali con Lars Occhionero, curatore della sezione di Astronomia e Storia Astronomica al museo di Kroppedal. Lars è a Copenhell per una presentazione su altri mondi e forme di vita aliene, ma è anche volontario nella zona giochi da tavolo, nei momenti di pausa lo incroceremo tra il pubblico dei concerti.
Si riparte, i Sick Of It All non si possono perdere. I newyorkesi, padrini del hardcore, sono in grande forma. Partono veloci, non rallentano e accendono i ragazzi (Kids). Si alza un polverone denso dal pogo. Il sudore piove sul terreno. Massici ed esplosivi, danno la carica che serviva.
È già il momento dei Mötley Crüe, Davide è ancora in cerca del Pisello di Tommy Lee: lo trova. È lì, rosa e gommoso proprio di fianco alla cassa della batteria (un grosso dildo, forse utile a picchiare ancora di più sulla batteria o chissà cosa, ndr). Vince, Nikki e Tommy sono i compagni fighi che non arrivano mai da soli. Si portano le donne e uno show preparato per accendere la festa. Non aspettano un attimo, chiamano i cori del pubblico con “Shout at the Devil” e continuano a far cantare. Il pubblico è caldo, è il momento di attuare il piano diabolico. Assolo di preparazione, Tommy pesca tra il pubblico, fa battute, gioca e si erige a capobranco dei Party-Animals. Chiede “tette” e viene corrisposto. Il fuoco è acceso, ora si butta la benzina. Parte un intermezzo che culmina con le cover di “Anarchy in UK” e “Blitzkrieg Pop”. È un’esplosione, il pubblico si diverte, sembra di essere in una festa tra amici. Un attimo per tirare il fiato con “Home Sweet Home” e si riparte senza più soste. John 5 fa il gioco dei Mötley, ma appena Vince è distratto si trasforma in un White Zombie. Bestia.
Di nuovo al refrigerio di Gehenna, io e Davide siamo con i “Dance With The Dead”. Il sintetizzatore e la batteria spingono dalle casse una Darkwave intensa e sincopata. L’esibizione è tecnicamente ottima e coinvolgete, siamo rapiti in dimensioni parallele. Davide è in un film horror di Carpenter, io in Castelvania. I viaggi mentali stancano e bisogna fare potion-farming per recuperare le vite perse contro Dracula. Davide se l’é vista brutta con gli zombi e si rimpinza di maiale caramellato.
Si liba per i chioschi. I Def Leppard non ci stanno a farsi ignorare: le note di “Pour Some Sugar on Me” e “Rock of the Ages” ci raggiungono nella pausa pranzo. Questi inni non si fermano neanche con i muri.
É notte nella Lusiana svizzera, aspettiamo Zeal & Ardor. Manuel Gagneux è un eroe nella famiglia di Copenhell. Chi lo ha ascoltato nel 2018 non può mancare, chi mancava vuole esserci. Lui non lo sa. Incredulo per folla accalcata davanti al modesto Pandemonium esce quasi timidamente. Un respiro profondo e butta la musica più incazzata del suo repertorio. Il pogo risponde. Manuel non è più il ragazzino con personalità del 2018. Ora ha carisma da vendere e sa quello che fa. Non ha bisogno di saltelli aggraziatissimi. Sta sul palco, canta e comunica con semplici gesti del corpo (la posa Baphomet – grandioso). È ora di parlare al pubblico, l’incubo degli introversi. Manuel non cede a fare il giullare, è sé stesso e fa la cosa più sincera e spiazzante. Con voce profonda dichiara – “Siamo Zeal&Ardor, non parliamo. Facciamo musica arrabbiata”. E cosi sia. La musica arrabbiata ci travolge e non smette più. L’atmosfera intensa, arrabbiata e blasfema si infittisce ad ogni grido e percussione. Billy Holiday senza più alcuna pietà grida maledizioni. Il gospel blasfemo leva il suo inno al Dio Che Porta il Fuoco.
Zeal&Ardor cancellano tutta la classe, le tette e i videogames della giornata. La notte è nera.
Giorno 2
Niente pisolino nel boschetto, oggi si inizia subito nonostante il caldo intenso. Corro a Helvetii, mi aspetta un mito del Trash Metal.
I Testament mi accolgono con un con un volume che martella i timpani. Spegnetegli pure gli amplificatori, ma la musica diventa ancora più forte. I titani del trash troneggiano giganti, furiosi spazzano via tutto con forza inaudita. I pugni non si fermano e pestano dal primo all’ultimo minuto. Il pogo c’è, e alza nuvole di polvere come segnali di fumo visibili dalla Svezia. Salvo solo grazie alla bandana dei Mercyful Fate, che è maschera a gas contro sabbia e bigottismo (all’ingresso si è presentato un gruppo di dimostranti cristiani, ndr). È solo il primo pomeriggio, e già ci è offerto un concerto memorabile.
Gli Sleep Token sono i prossimi. Costumi e coreografie colpiscono subito. Questi paraculi ci sanno fare! Un mix di sciamano africano, black/death metal, Soul, R&B e punk. Chitarrista col risvoltino, si notano bene le calzette a scacchiera in stile Ska/Surf. Il cantante ha ben studiato: mimica metal, balli africani e intensità Soul. La musica è stratificata ed eseguita con maestria. Delicati segmenti Soul/Pop sono spezzati sapientemente da una batteria in stile Blackened Death Metal. Personalmente, percepisco la loro musica con un certo distacco, ma molti passaggi mi ricordano i Tool di Ænema e mi emoziono un po’.
Electric Callboy! L’Eurodisco pompa, la chitarra e la batteria non fanno da meno. Il party è servito e il pubblico ci si ficca. Un grande rave balla, salta, poga e fa crowd surfing. Dal palco giungono messaggi d’amore, fratellanza e inclusione. Anni di piacere con senso di colpa per Scooter e Heaven 17 sono finalmente epurati dalla vergogna. I freni inibitori saltano, la festa diventa catartica. A fine concerto come prova finale dell’avvenuta catarsi, viene trasmessa “Vamos a la playa”. Il mio corpo lo trova giusto. Il mio piede continua a tenere il tempo e non provo rimorsi. Qualche metallaro duro e puro si è già inscritto in riabilitazione.
È ora del riposino, mi butto a quattro di bastoni sulla collina. Life of Agony sta suonando al palco di Hades poco distante. Un alt-metal delizioso, i fans sono trasportati dalla cantante Mina Caputo. È facile capire come possano avere fans tanto appassionati. Non risparmiano su nulla. Cercano in ogni momento il contatto col pubblico. Producono uno spettacolo ad altissimo livello, non solo di decibel.
Assopito. In uno stato di semi coscienza una batteria virtuosa si intrufola nei miei sogni. Sogno di essere al concerto dei Mastodon. Improvvisamente una linea di corde perfetta e un growl ineccepibile mi riportano alla realtà. A Helvetii é iniziato il concerto dei Gojira. Mario Duplatier è in grande forma e trasforma la batteria in un metronomo indemoniato. Batte sulla cassa senza pietà, ai tamburi un trattamento anche peggiore. Tecnica e energia non diminuiscono mai, si va solo in crescendo. Il pogo viene spremuto fino all’ultimo battito di cassa. L’unico stacco é il magistrale assolo di batteria. I Gojira ne hanno per tutti: percussioni, corde, voce, effetti visivi e spettacolo sul palco.
Devo affrettarmi al palco Pandemonium per un concerto che attendo da tempo. Anche mentre scappo la batteria di Mario mi insegue, inondando senza ritegno l’intera area del festival.
Su Pandemonium mi aspetta Møl, un gruppo Danese che sfugge a qualsiasi etichettatura (Post-punk black alt-metal progressive melodico? ). Sul palco i musicisti in camicie hawaiane vintage sono apparentemente un po’ spaesati dalla notevole folla. Manca solo il cantante Kim Song Sternkopf. La chitarra intona un arpeggio etereo. Attacca la batteria. Kim si getta sul palco tirando calci da Taek Kwon Do. Urla acute e taglienti gonfiano a dismisura le vene del collo e della fronte, fino a colorare il volto di rosso pompeiano. Il mistico guerriero continua con il suo shriek acuto, dimenandosi, contorcendo il corpo, calciando l’aria per gridare fino all’ultimo respiro. É emessa così tanta energia dal palco che anche gli stacchi melodici in mid-tempo giungono potenti. Dopo tanta forza scatenata, viene offerto uno spiraglio di composta dolcezza col falsetto di Mirza Radonjica in “Photophobic” e il delicato canto di Kathrine Shepard in “Diorama”. Kim si raggomitola in posizione fetale, canalizza il Chi e esplode in una serie di numeri pesantissimi. Nel pogo siamo invasati. Kim ne approfitta, salta sulle barriere e si fa un paio di giri di crowd surfing. L’apice sembra raggiunto, ma Kim si ricorda della sua missione messianica. Si toglie la camicia hawaiana e rimane a torso nudo. Quando si ferma la musica inizia a predicare: “La musica è uno scambio di energia, che io do a voi e voi date a me”. Il predicatore salta le barriere e cammina tra folla. Nel mezzo tra tutti, Kim abbraccia i corpi battuti e impolverati degli indemoniati. Pelle contro pelle avviene la condivisione spirituale. Ci converte in adepti. Il messaggio di amore si mischia alla fatica, al sudore, agli ematomi. Ormai siamo legati all’urlatore dalla Sindrome di Stoccolma. Ancora 15 minuti di delirio estatico e il concerto finisce tra un entusiasmo inesauribile. Convertiti.
Aggiornamento del 4 luglio 2023: il link al video riassuntivo del concerto di Møl a Copenahell 2023. Dalla pagina: Møl Official.
Torno alla collina, i Pantera suoneranno a breve, la folla davanti al palco è imponente.
Vi ricordate il giorno di natale 6 mesi dopo? Ecco, i vostri canti gaudenti hanno rotto il cazzo a zio Cranky Franky Phil Anselmo. Lo zio Phil ha il grugno, è incazzato. Esce sul palco indossando una vecchia maglietta dei Pantera (con Dimebag), pantaloncini corti della tuta e piedi nudi. Si gratta le palle e inizia a sputare insulti. È l’ultraviolenza. Ogni parola viene sputata come un cazzotto in faccia. Vulgar Display of Power. Prezzemolo metallaro Zakk Wylde tira schitarrate come ceffoni, non c’è scampo. Sotto il palco la calca è violenta e feroce. La bolgia degli irosi solleva spesse nuvole di sabbia infernale. I cellullari dei filmanti sono oscurati dalla tempesta sahariana. Si tira il fiato e ci si apre ai sentimenti celati dalla scorza rozza. Viene rievocato il ricordo di Dimebag Darrel: i momenti nel back-stage, l’amicizia e la musica che ci unisce. Il concerto riprende con i classici. La carica emotiva ora si sente ancora di più, fino a culminare con “Cowboys from Hell”. Chuck Billy (Testament) a sorpresa raggiunge Phil Anselmo per cantare “Walk” a due voci. Non si può rallentare, ma non posso fare a meno di provare un leggero struggimento. Il ritorno dei Pantera non solo non delude, ma offre una prospettiva sulla passione per il metal che ha riunito questo gruppo nonostante la tragedia.
Mentre il pubblico defluisce ascolto agli Stoner King Buffalo, ma per me è già la buona notte.
Giorno 3
Il terzo giorno inizia con un concerto molto particolare. Jakob Stegelmann è un presentatore molto noto in Danimarca per i sui programmi per ragazzi su mostri e fantascienza. Ritorna a Copenhell con l’orchestra sinfonica di Aarhus. Nel 2018 Jakob e l’orchestra fecero divertire la folla con alcune colonne sonore di film. Il concerto passò alla storia di Copenhell per lo “Star-Wars Wall of Death” (un grande pogo in stile wall-of-death sulle note della marcia imperiale di Guerre Stellari). Nonostante siano le 13.00 la folla c’è, e tanta. Molta di più del 2018. Tutti sono carichi e affamati. Iniziano ad entrare i membri dell’orchestra e partono i cori di acclamazione. Tra gli sguardi dubbiosi degli orchestrali, una giovane violinista dalla prima fila alza le corna metallare. È il segnale. Un grande coro intona “Víolin! Vìolin! Vìolin! …”. A turno passeranno “Viola”, “Cello”, “Oboe”, “French Horn”, “Tuba” e “Triangle”. La tuba gioisce, Il triangolista ricambia, dal fondo è sollevato un triangolo accompagnato da corna metallare. Parte il tema di Guerre Stellari e dello Squalo di John William, si continua con medley di Godzilla, Gojira e King-Kong. Si passa alla musica classica (Champagne Galop, un pezzo dell’Aida, video nella diretta instagram). La gente si diverte, tanto. Il circle-pit gira continuamente. Tempo di calare l’asso. L’orchestra arrangia un medley di V8, Castelvania, Street fighter 2, Sonic, Donkey Kong… si intuisce cosa arriverà dopo. Frettolosamente si crea un grande cerchio di oltre venti metri. È il glorioso “Super Mario Wall of Death”. Si continua a divertirsi con “The Sorcherer’s Apprendice” di Paul Dukas e altre colonne sonore.
Ritorno ragazzino e corro dagli Angra. Aquiles Prestire suona un basso che è una pagaia a sei corde, Kiko Loureiro pizzica le corde della chitarra in posizioni impossibili. Rafael Bittencourt prova a far cantare il pubblico, ma pochi osano confrontarsi col maestro. È il tripudio del prog, esattamente come da programma.
Non c’è tregua, i Korpiklaani sono già pronti a suonare. Amatissimi dal pubblico, si balla folk e si salta dall’inizio alla fine. Intere scolaresche passano sopra la testa in un crowd surfing incessante (anche durante gli stacchi folk). Sono così impegnato a sollevare corpi che non ho idea di cosa possano aver suonato.
Sto attendendo davanti ad Hades il prossimo concerto. Due grossi uomini si avvicinano e chiedono chi stessi aspettando. Rispondo i Red Warszawa. Ridacchiando rispondono “Buon per te!”, trangugiamo un generoso sorso di birra. Loro sono il bassista e il batterista del gruppo, in giro tra i fan a bere e fare scherzi prima del concerto. I Red Warszawa sono un gruppo metal-punk demenziale danese, vengono chiamati all’ultimo per coprire una cancellazione. Questi simpatici alcolisti hanno chiuso tre edizioni di Copenhell con spettacoli selvaggi caratterizzati da un pogo intenso, piselli di gomma e crowd surfing nudo (maschile, ovviamente). Oggi siamo in fascia protetta e si sta più misurati, il simpatico bassista dà il buon esempio presentandosi vestito (un comune vestito di scena di questo uomo corpulento sono reggipetto e slippini a palle penzolanti, un vero Enio del Vernacoliere). Non volendo farmi trovare impreparato, ingollo un paio di birre. Il cantante entra in scena aprendo una bottiglia di Campari, intona tre canzoni ed ha già bevuto un terzo della bottiglia.
Devo scappare. Il buon Davide mi ha passato un invito al Meet&Greet di Corey Taylor. Mi spaccio per lui e mi infilo nella tenda di CopenHello (nella zona riservata). Le reni lavorano e vescica inizia a prendersi il lavoro in carico (vi amo lo stesso Red Warszawa). Corey è in ritardo (gestibile). Arriva il cantante con una piccola parata di guardie del corpo in giubbotto antiproiettile. Fuori inizia la tempesta, siamo sigillati nella tenda (mi scappa). C’è un intervistatore: “Corey cosa ti ha motivato a sopravvivere a tante difficoltà ? […]” – “Mi faceva cosi arrabbiare l’idea di far vincere le difficoltà, che piuttosto che farmi ammazzare da loro mi sono giurato di superarle per poter decidere io”. Saggio. “Come è essere in tour con tuo figlio?” (Mammoth WVH). Qui Corey diventa padre orgoglioso e si scioglie teneramente a raccontare del rapporto con il figlio, spesso conflittuale ma sempre amorevole e rispettoso (la vescica protesta). Poi tutto prende una strana piega: l’intervistatore fa una battuta innocente al pubblico “Complimenti non ho mai visto bagni così puliti come in questo Festival”. L’introverso mascherato Corey prende la palla al balzo: “Ovvio, qui tutti pisciano tutti nel prato!” Da qui in poi il cantante mette in scena una commediola sulla minzione campestre e i suoi incontri con gente che urina nei prati. Le risate aggravano la mia impellenza. Come un ninja mi confondo con lo staff, apro leggermente la tenda sorvegliata, svicolo e mingo nel prato.
Breve digressione: la correlazione tra minzione campestre e bagni puliti è stata dibattuta con un pannello di esperti (tra cui Davide). Si è giunti alla conclusione che il motivo per cui i cessi sono puliti e perché vengono utilizzati seguendo le istruzioni fornite; senza creatività o virtuosismi.
Fuori è tempesta. Qualche fulmine, pioggia intensa e forte vento. Uno dei pannelli visivi del palco Pandemonium cade per il vento, con conclusione del concerto per i Napalm Death e cancellazione per gli Architects.
Nel giro di un paio d’ore torna il sereno e ci si prepara per gli Slipknot. Davide è perso nelle prime linee. Concerto grandioso: la musica è precisa ed energica, l’intrattenimento è coinvolgente e fa passare veloci le due ore. Corey ha alcuni problemi di voce, perciò un po’ più spazio è lasciato agli istrumenti. Sid ha robotizzato la sua vecchia maschera, che ora parla e si muove a comando. Lui la mostra orgogliosamente al pubblico. La scaletta è pazzesca: qualche nuova, ma poi dritto a “Psychosocial”, la rara “The Heretic Anthem” e “The Devil and I”. Non si fermano. Incantano con la tripletta “Eyeless”, “Wait and Bleed” e “Unsainted”. Prima della fine c’è ancora tempo per “People=Shit”. Siamo al bis. “Spit it out” è napalm, il crescendo è estatico. All’attacco di batteria dopo il crescendo la folla salta tutta insieme provocando uno tsunami alle isole Faroe.
Giorno 4
Oggi è in programma il lungo concerto dei Guns’n’Roses, tre ore (con ritardo) in cui nessun’altro gruppo potrà suonare. Perciò il pomeriggio è un incastro di ottimi gruppi che suoneranno contemporaneamente, e noi ne perderemo alcuni.
È fresco con una gradevole pioggerella. Si sta bene e si beve bene. Incontro all’entrata Suor Davida Clementina (il nostro Davide ha deciso per un costume originale da suora per l’ultima giornata, ndr). Si parte con un frullato alla vaniglia corretto con vodka e brandy. Bello pieno. Si va con Suor Davida alla SPA e a Smadreland, per moralizzare gli ignudi e i violenti. La suora regala i messaggi biblici e elargisce benedizioni. Ignudi svedesi nella vasca ghiacciata: “non vergognatevi! il vostro corpo è un dono del signore !”. Irosi che massacrano le automobili: “Distruggete! Spaccate tutto!”
Ritornati alla collina beverina si passa a Rum e Cola, intramezzato da Fernet e Cola. Tra i brindisi ammiriamo il barbuto Billy F. Gibbons. Occhiali scuri, barba arancione, smalto arancione, chitarra celeste, tuta da paracadutista verde militare. Non ha bisogno di mossette. Fa Southern rock, blues e tutto ciò che è la storia del rock americano. É sé stesso e non vogliamo altro.
Addio sobrietà. Angus McSix (Thomas Winkler) è Leo Regulus di Saint Seiya, santo cavaliere d’oro del tempio di Atena. Sale sul palco e spara un Epic Metal intenso. È Laser sparato dagli occhi di un dinosauro robot costruito da Samurai giapponesi con il metallo di un meteorite. I nemici sono annichiliti. Ogni componente della band ha un personaggio. Sono incantato dall’amazzone Thalestris (Thalía Bellazecca). Suona, aiuta nel canto, trasmette moltissima energia. Fantastica la chimica dell’amazzone con Angus McSix: vederli insieme in armature auree è uno spettacolo a sé stante.
Nel frattempo Davide trova il mito della chitarra Søren Andersen (Glenn Hughes, tra gli altri) e fa una diretta. Alla domanda di quale fosse stato il suo concerto preferito risponde Night Fever. Noi ce li siamo persi, ma prometto di scrivere presto un testo sulla scena Punk-Hardcore di Copenaghen di cui fa parte questo gruppo.
I Ghost BC regalano un ottimo concerto. Confidenti, si sbarazzano di scenette e battutine. Questo è un concerto da stadio, imponente e rock. “Rats”, “Cirice”, “Spillways”, “Mummy Dust”, “Kiss the Go-Goat”, “Dance Macabre”, “Square Hammer”. Il menù è da guida Michelin. Tutto il meglio di ogni progetto. Un concerto che è un’antologia. Arrivano tempeste di coriandoli e finte banconote “Papa Emeritus IV”. Tutti tentano di arraffarne. Lo stesso gioco venne fatto in un tour precedente. In quell’occasione dopo il lancio di banconote Cardinal Copia (Tobias Forge) disse: “guardatevi, tentate di riempirvene le tasche: non valgono niente, sono carta straccia”. Nulla è cambiato, Tobias sorride beffardamente mentre la folla si combatte avida le finte banconote. Suor Davida gioisce e si fa fotografare vezzosamente mentre si scatena in un pogo carnale. Ripetete con me: “Il corpo è un dono del signore”.
Ora i Garea a Gehenna. Gli adepti mascherati congiurano un portale oscuro che risucchia tutto. Luce, speranza, ebrezza. La penombra degli alberi diventa oscurità e disperazione. La cassa accelera e la voce intona un lamento straziante. Ormai avvolti nella spirale oscura si può solo lasciarsi risucchiare, o buttarsi nella lotta del pogo con la furia di chi non ha nulla da perdere. Da incubo.
Mi sono ripreso e ritorno all’accampamento sulla collina per Guns & Roses. Concerto megalitico di 3 ore. Ci buttano dentro tutto, anche il lavandino della cucina (e.g. la comunemente ignorata “Prostitute” da Chinese Democracy). Dopo un paio d’ore, decido che preferisco il maiale caramellato ad un’altra ora di G`n`R. Vedo Axl suonare il piano in November Rain e mi basta. Slash si sa come suona, e non delude neanche questa volta.
È quasi finita, con una tristezza incipiente andiamo a Gehenna per l’ultimo concerto. Afsky. Il cantante dei Solbrud, Ole Luk, porta un black metal sperimentale direttamente da un’altra dimensione. Il basso è prepotente (chiunque tu sia, grazie). Una cortina martellante di basso smorza la cassa, i tamburi, la chitarra. Solo la voce tagliente e i piatti riescono a trovare spiragli tra le onde a bassa frequenza. Le corde grosse dettano la ritmica, il resto sono colori (cupi). Flebili raggi luminosi in una grave marea pulsante. Sono agghiacciato. Il basso sadico si ferma. Silenzio. Un delicato arpeggio di basso a dita mi riconnette con lo struggimento della fine ineluttabile. Si aggiungono gli altri strumenti, l’atmosfera si fa eterea.
Accettiamo la fine.
La galleria dell’editore, le foto sono di Gaia Micatovich: