LANKESTER MERRIN – Dark Mother Rises

Titolo: Dark Mother Rises
Autore: Lankester Merrin
Nazione: Germania
Genere: Melodic / Power Metal
Anno: 2023
Etichetta: Black Sunset

Formazione:

Cat Rogers – Voce
Flo Schulz – Chitarra
Chris Müller – Chitarra
Jan Philipp Merten – Basso
Shawn Layer – Batteria

 


Tracce:

1. We Ride The Storm
2. Bone Thomahawk
3. My Journey
4. Medusa
5. The Heathen
6. Perfect Illusion
7. Stranger
8. Sweet Lizzie
9. Evil lives here


Voto del redattore HMW: 6,5/10
Voto dei lettori: 4.5/10
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A fine marzo è uscito Dark Mother Rises, il secondo album dei Lankester Merrin, formazione tedesca melodic/power metal con voce femminile.

Pochi giorni dopo esce, proprio su Heavy Metal Webzine, una lunga ed interessante intervista in due parti a Davide Pulito, creatore dell’agenzia di Promozione per band Metal & Rock chiamata The Metallist Pr che, tra i gruppi che promuove, include proprio i Lankester Merrin.

THE METALLIST PR – Davide Pulito – Parte I

Nell’intervista, che vi invitiamo a leggere integralmente, Davide Pulito offre numerosi consigli, ai gruppi, alle webzine ed agli ascoltatori.

Iniziamo dalle webzine. Ecco quello che scrive: “Ad una webzine direi di essere più analitica nelle valutazioni, più tecnica e di dare consigli alle band su come migliorare, perché va bene leggere che un album è “figo” ma di per sé non è un vero e proprio giudizio – fa solo contento il gruppo senza offrire uno spunto per migliorare. Quando invece si capisce in maniera analitica come viene avvertito il proprio lavoro, si comprende quali sono gli aspetti da migliorare.” L’occasione è perfetta e, essendo una band che Davide Pulito promuove sui social dell’agenzia, ci sentiamo di poter raccogliere l’invito. Cercheremo quindi di essere, per quanto possibile, analitici nelle valutazioni e tecnici.

Per farlo il primo passo è quello del delimitare il campo di analisi, che si concentra su questo album specifico del gruppo, passiamo poi in rassegna in modo sintetico la produzione contemporanea di opere attinenti come se fosse una analisi della letteratura che definisce il contesto e individuiamo alcuni parametri da valutare, tipici della produzione creativa in ambito culturale, quali ad esempio la pertinenza e la rilevanza, come se fosse una produzione di tipo accademico in ambito creativo.

Teniamo questi elementi metodologici sullo sfondo, mentre analizziamo alcuni indicatori, che troviamo nei consigli che Davide Pulito offre, ma questa volta ai gruppi . Ecco cosa consiglia: “le band dovrebbero sapere che sono sì libere di mandare la promo in digitale, ma che , se inviassero il disco fisico, automaticamente la loro richiesta assumerebbe maggiore importanza e precedenza!” e aggiunge anche “Alle band vorrei consigliare di uscire con un disco che sia davvero una “bomba” perché oggi il mercato è saturo, con almeno 200-300 uscite a settimana, quindi per le band deve diventare importante curare la propria opera come un prodotto che sia in grado di comunicare un messaggio a un certo pubblico. Non importa cosa comunichi, ma il fatto che realmente comunichi qualcosa, perché se la tua unica preoccupazione è quella di suonare ciò che ti piace va benissimo, ma allora non necessita di un lavoro di promozione. Si deve quindi uscire dalla “mentalità da sala prove” curando, ovviamente in base alle disponibilità finanziarie di ogni band, il prodotto a 360 gradi, cosa che è possibile fare con budget anche ridotti!”.

Il promozionale che abbiamo ricevuto è, ebbene sì, solo in digitale. Niente disco fisico. Il formato è un mp3 a 256kbps. Da un’analisi condotta dalla rivista SUONO, l’opinione fornita dai conduttori al termine della prova risulta essere che solo ad almeno 256 kbit/s ci si può avvicinare al termine di “alta fedeltà”. Chiaramente una codifica mp3 a 128 kbit/s prodotta da un buon codificatore produce un suono migliore di un file MP3 a 192 kbit/s con uno scarso codificatore, ma già una compressione audio del tipo FLAC avrebbe garantito una fedeltà vicina a quella massima possibile. Ciononostante, anche in assenza di copia fisica, questa richiesta di pubblicazione non ci sembra meno importante di altre che, allo stesso modo, inviano solo il digitale, ma magari in formati ad alta fedeltà.

È un dato di fatto che il mercato della produzione musicale abbia raggiunto livelli di saturazione mai conosciuti prima, così come in quasi tutti i settori della produzione culturale. Un aneddoto, che confesso di non aver mai verificato, recita che un intellettuale rinascimentale avrebbe potuto leggere tutti i libri pubblicati nella storia del mondo occidentale. Mentre oggi la stessa quantità di libri vengono pubblicati ogni anno. Lo stesso applica al mondo della musica e di quella metal. Va precisato che questa esplosione della produzione ha portato una maggior differenziazione del prodotto, al punto che oggi è possibile dedicarsi ad una nicchia veramente specifica e mirata, nel nostro caso il metal con voce femminile. In questo Dark Mother Rises dei Lankester Merrin è perfettamente in grado di comunicare, non solo “qualcosa, ma un messaggio ben definito e mirato ad un certo pubblico, anche se non condividiamo che “non importa cosa comunichi”. E il kit stampa è curato a 360° con un logo e foto di tipo professionale, molto legati al genere e senza spunti innovativi, ma sicuramente di alta qualità tecnica ed un artwork di copertina che rimanda ad immaginario tipico ed ai topoi più diffusi del melodic/power metal. In questo l’album è certamente pertinente al genere, ma non è chiaro quanto possa essere rilevante, o “che sia davvero una bomba”, ma condividiamo con Davide Pulito che “l’industria metal/rock è elefantiaca, un vero e proprio “mammut”, quindi è difficile portare novità.”

Nell’insieme attira l’attenzione il leggero scarto tra l’immaginario comunicato dalla parte visuale del prodotto rispetto al nome che ci si aspetta definisca l’identità della band. Se da un lato la citazione del personaggio letterario creato da William Peter Blatty nel suo romanzo L’Esorcista (ispirato dalla figura invece molto reale di padre Pierre Teilhard de Chardin, padre gesuita e scienziato che nelle proprie opere ha cercato di conciliare fede e scienza) rimanda ad un certo mondo raffinato e colto, l’immaginario che emerge dagli altri elementi visuali e ne testi è certamente molto più diretto ed immediato.

Passiamo ai brani, in particolare rispetto al comunicato stampa che recita grossomodo quanto segue.

I Lankester Merrin, appena fondati nel 2019, si stanno rapidamente preparando a diventare un serio peso massimo nel genere del melodic/power metal femminile. Il debutto “Upon The Forgotten”, pubblicato nel 2021, è stato il primo segno di vita di una band che sembrava dover ancora trovare il suo posto, ma che meno di due anni dopo, con il successore Dark Mother Rises è il risultato di una pura evoluzione esplosiva.

Dark Mother Rises offre 9 inni metal melodici potenti e maturi, che vengono eseguiti con una concezione di sé che persino i grandi della scena di lunga data a volte non sono in grado di coronare nel loro lavoro musicale. L’album colpisce non solo per i suoi riff affilati come un rasoio, i grandi assoli, la batteria trascinante e la voce incisiva di Cat Rogers, ma anche per i suoi arrangiamenti incredibilmente sofisticati, che trasformano quasi ogni canzone in un pezzo orecchiabile!

Registrato nella primavera del 2022 presso l’Institut für Wohlklangforschung di Hannover (a.o. Drone, Grailknights) sotto la direzione di Hannes Huke e Willi Dammeier, Dark Mother Rises è un album di prima classe per tutti i fan del metal melodico che, nonostante l’attributo “female fronted”, non si aspettano un metal sinfonico, ma semplicemente potente metal moderno di prim’ordine.

Torniamo ai consigli ai gruppi di Davide Pulito per rileggere assieme questo comunicato stampa alla luce dei brani dell’album. “Le band devono essere proattive, non possono pensare di andare sul mercato con una biografia che recita “Tizio ha incontrato Caio a scuola e hanno formato una band” e avere il coraggio di ritenerla una biografia. Qual è il messaggio che vuoi comunicare? Se vuoi andare nel mondo a suonare non puoi presentarti come un nostalgico o come lo scolaretto che suona il “Metallo” dopo scuola con gli amichetti. Non puoi! Sennò fai la tua demo, fai la serata nel localino della tua città e va benissimo. Ma se vuoi di più non puoi inserirti nella percentuale enorme di band che vogliono i risultati e pensare di essere già arrivati solamente per il fatto di produrre arte. E’ sbagliato e completamente irreale.” Condividiamo in fondo tutto quello che leggiamo. E scopriamo alcune cose molto interessanti. La prima è che la band non è alla prima esperienza ed ha ambizioni (e produzioni) decisamente importanti. La seconda è che vede i propri brani come inni, ossia componimenti poetici che esaltano valori ideali, politici, religiosi. Nel nostro caso, ovviamente, musicati e cantati, come da definizione da Dizionario Oxford. Inni dedicati, vogliamo credere metaforicamente, a tempeste da cavalcare, alla mitologica Medusa, a tomahawk di ossa oppure a Lizzie (Borden) con tanto di filastrocca che diventa ritornello: più che poetici rischiano di essere scoraggianti nella loro immediatezza e poca sottigliezza. I ritornelli sono in molti casi accattivanti, anche a scapito dello spessore dell’insieme. Musicalmente i brani sono davvero solidi, impeccabili nella registrazione da studio con una produzione ampia. La concezione di sé e la sicurezza sono ben presenti, ma non c’è niente che non sia già stato sentito prima.

Poi, a metà album, c’è “Perfect Illusion”, una canzone con un tono così in contrasto con il resto dell’album da essere stridente pur essendo un pezzo interessante. Non ci risulta essere la cover di un brano pop ma sembra più vicina al mondo commerciale alla MTV. Se è il singolo per una operazione simile a quelle che andavano di moda negli anni novanta forse siamo fuori tempo massimo.

Veniamo quindi ai consigli agli ascoltatori, perché in fondo, prima che autori di recensori, siamo tutti appassionati del genere e, spesso, grandi ascoltatori di musica. Ecco il consiglio per tutti noi: “Invece agli ascoltatori che si muovono in un mercato così saturo ed affollato di nuove uscite, dico di provare a fermarsi ad ascoltare. E’ un paradosso, dato che viviamo in un mondo che troppo veloce. In questo momento mi viene in mente il concetto di “Festina Lente” di Italo Calvino. Questo ossimoro dell’ ”affrettarsi con lentezza”, oggi, è fondamentale perché è umanamente impossibile ascoltare tutto. Non “divorate” i dischi, ma prendetevi tempo per assaporarli.”

Ci siamo presi il tempo di ascoltare ed interiorizzare il disco. Lo abbiamo riascoltato più volte di seguito e poi di nuovo a distanza di tempo. A voler sintetizzare l’esperienza possiamo dire che è sicuramente una esperienza piacevole. Allo stesso tempo però dobbiamo confermare che gli spunti di originalità, per essere una produzione in ambito creativo, sono veramente pochi e non efficaci quanto avrebbero potuto, così come le sorprese a livello di spessore della composizione. Come già detto da Davide Pulito “l’industria metal/rock è elefantiaca, un vero e proprio “mammut”, quindi è difficile portare novità.”, ma forse è proprio questa la sfida da affrontare, muoversi con creatività in un campo difficile ma che in questo può continuare a mantenere il suo fascino. Fascino che in questo caso specifico non brilla nel ripetere elementi già sentiti. Ma sicuramente ci saranno altre occasioni.

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