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Drive è il continuo glorioso dei The Defiants, formazione americana nata dalle ceneri degli straordinari Danger Danger e composta da Paul Laine alla voce e alla chitarra (Danger Danger), Bruno Ravel (Danger Danger) al basso, da Rob Marcello (Danger Danger) alla chitarra e da Van Romaine alla batteria. Dopo lo straordinario Zokusho del 2019 la band raggiunge la soglia del terzo disco in studio, continuando il suo viaggio musicale senza reinventare nulla ma riuscendo a sfornare un altro gran bel disco di puro e tradizionale hard rock melodico, figlio dei mitici anni ’80.
La sintonia musicale tra Bruno e Rob è spaventosa ed è supportata benissimo dalle corde vocali dell’amico di tante battaglie Paul. Questo felice e collaudato connubio sfocia in un sound melodico dal grande vigore metal, ma impreziosito da una imponente concretezza AOR di stampo statunitense. L’album è ricco di canzoni vivaci, gagliarde e spassose. Tutti i solchi filano lisci alternando momenti forti di puro rock come l’apripista “Hey Life”, dalle granitiche chitarre elettriche e dal ritornello super orecchiabile che non fa stare fermi neppure un secondo. Qui, Laine canta a squarciagola sostenuto da una strofa fresca e attuale e da una sezione ritmica precisissima, dove si distingue non solo il solito Ravel ma soprattutto il batterista Van Romaine. Gli inni dell’opera e che valgono il costo del disco sono la seconda in scaletta, “Go Big Or Go Home” e “19 Summertime”, entrambe caratterizzate da armoniosi ritornelli. La prima parte in quarta con un gran bel coro e un muro di chitarre elettriche incisive e cadenzate, squarciate dagli acuti dello statunitense. La seconda invece è un omaggio al rock melodico ottantiano e californiano. Qui i cori continuano ad essere il marchio di fabbrica del gruppo che evidenzia tutto il proprio amore per rock band come gli inglesi Def Leppard. Dei vivaci sintetizzatori introducono poi la veloce “What Are We Waiting For”, canzone ritmata, orecchiabile e guidata da un cavalcante basso e da una battente batteria. I soliti cori e la voce pulitissima e acutissima di Laine fanno il resto, proiettando indietro l’ascoltatore nei tempi d’oro del genere.
Dopodiché i The Defiants si addolciscono notevolmente con la stupenda e romantica ballata “Miracle”, dall’andamento lento per via delle chitarre acustiche, di un leggero coro e di uno sdolcinato refrain che non lascia indifferenti. Quello che piace dei tre americani è che, a parte mantenere lo stile che li ha resi famosi con i Danger Danger, riescono a creare dei brani dal tocco moderno, nonostante la sonorità sia prevalentemente quella tipica dell’hair metal ottantiano, unendo così due epoche diverse. Basta ascoltare la dirompente “Against The Grain” per apprezzare questo riuscito connubio per un hard rock melodico tradizionale, fresco ed energico quanto basta per canticchiarlo ovunque. La sfrontata e attraente “So Good” è un pezzo che sembra uscito da un album dei connazionali e sottovalutati Firehouse perché caratterizzato da riff spigolosi, cori alternati e un ritornello super orecchiabile che si stampa facilmente in mente. Il lato più’ morbido e tipicamente AOR ritorna in auge nel finale in brani zuccherosi, come nel caso del mid tempo alla Journey “Another Time Another Place”, impreziosito da leggeri synth e dalla voce commovente e profonda di Paul o come nel caso dell’elegante “Love Doesn’t Live Here Anymore”, pezzo pop rock novantiano molto radiofonico, che non stona in un contesto in cui viene privilegiata l’armonia e le rilassanti armonie. La penultima “Night To Remember” risveglia l’anima e il corpo con un ritmo forsennato, scortato dalle intermittenti sei corde elettriche che si sbizzarriscono in strepitosi assoli e da una collaudatissima sezione ritmica. La finale, “Nothing’s Gonna Stop Me Now”, è una traccia più robusta rispetto a quanto proposto in precedenza. Si tratta di un hard rock scoppiettante e adrenalinico, dai tocchi metal, che chiude, con cori strepitanti e con la potenza sonora delle due chitarre elettriche, un disco fantastico e travolgente.
Drive non raggiunge il livello del penultimo Zokusho, che per me rimane il top, ma si candida seriamente ad essere uno dei migliori album AOR di quest’anno a livello mondiale. Adesso tocca a voi farvi guidare, in questa strana estate, dal suono caldo e sbarazzino dei ribelli “The Defiants”.