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Quello che mi ha sempre colpito, della band dark metal italiana False Memories, sono gli spiccati elementi gotici e progressivi messi in campo a cominciare dal secondo disco intitolato: The Last Night Of Fall pubblicato dalla nostrana Frontiers Records due anni fa. Il chitarrista/produttore e fondatore Francesco Savino (Demons Down, T3NORS), proprio con quest’ultimo album cambia completamente il suo stile facendo uscire dal profondo della sua anima tutto il suo lato oscuro e tenebroso. La riuscita di questo nuovo stile è anche merito della cantante Rossella Moscatello entrata nella formazione milanese nel 2018. Questa coppia artistica, dedita anche alla scrittura di possenti canzoni metal, si mostra ancora una volta vincente grazie alla presenza di ottimi musicisti che completano il combo lombardo. Oltre a Francesco alla chitarra e Rossella alla voce, troviamo Emanuele Cossu alle pelli, Moreno Palmisano alla seconda chitarra e il bassista Davide Tevecchia, che in questo nuovo platter, Hybrid Ego System, debutta al posto dello storico membro Gianluca Zaffino. Dopo la parentesi dell’EP di cover, Echoes Of Reflection, dove i cinque rendono omaggio alle loro influenze artistiche provenienti dai Paradise Lost, dai Katatonia e dai connazionali Lacuna Coil, la loro musica prosegue in questo nuovo album con atmosfere decadenti, opprimenti, deprimenti e con l’aggiunta di sonorità misteriose che proiettano in un futuro tecnologico freddo e poco umano. Per l’esattezza: “ibrido” perché la razza umana sarà la combinazione genetica di diverse specie supportate da una vuota e distaccata tecnologia, che tenderà a raggiungere e sostituire i terrestri. L’apripista, “The Storm Inside”, immette immediatamente nell’oscuro mondo degli italici, miscelando sapientemente il metal melodico a tocchi sinfonici e gotici. Qui tutti gli strumenti emanano atmosfere diversificate per via di leggeri sintetizzatori e ossessive e cupe chitare elettriche. Le voci di Rossella e della famosa ospite Anette Olzon (The Dark Element, ex-Nightwish), si alternano tranquillamente senza sovrapporsi l’una all’altra, sembrando simili, sulla scia di un portentoso e armonico ritornello. Dalla seconda traccia “Holding On”, i riff delle due chitarre elettriche si fanno più stridenti, con sonorità più buie e malinconiche. Se l’intro è lento e industriale, il proseguo è combattivo soprattutto con l’inserimento di parti vocali in growl e inquietanti arrangiamenti che creano un sound particolare, sostenuto da una perfetta sezione ritmica.
Ci sono molte pause che invitano a riflettere ma ciò che colpisce è l’articolato degradamento sonoro di tutte le tracce. Il percorso di crescita dei False Memories si tocca con mano anche nella successiva “Rising Tide”, perché a parte l’ugola, a volte pulita e a volte death della Moscatello, le partiture strumentali sono molto snodate, quasi prog e la cosa non dispiace affatto perché il suono sinfonico e una battente sezione ritmica avvolgono egregiamente tutta la struttura della composizione. I robot e l’intelligenza artificiale si sono ormai impadroniti del mondo e noi umani siamo diventati involontariamente schiavi di queste indispensabili macchine tecnologiche. Il contesto acustico ha parecchie venature prog rispetto al passato come nel caso di “Other Side”, dal brutale inizio vocale e dall’impatto musicale decisamente apocalittico ma che cambia rotta dopo pochi secondi, facendo piombare l’ascoltatore in vere e proprie atmosfere progressive. La timbrica dell’affascinante cantante è bassa, infuriata e alterna parti gutturali, uscite dall’oltre tomba, a momenti più tranquilli. Non scherzano neppure i riff diabolici del duo Palmisano/Savino, con quest’ultimo che si scatena in un incredibile assolo di chitarra.
Lo stile dolce e aspro di Rossella è uno degli elementi chiave dell’opera perché oltre ad essere teatrale è anche molto acuta e convincente. I synth poi fanno partire lentamente la tragica, “Rise Again”, per poi lasciare il posto all’acre e mostruosa voce della cantante, accompagnata dalla martellante sezione ritmica di Cossu e Tavecchio e dalle possenti chitarre elettriche. Anche qui, la formula si ripete perché’ ci sono molti cambiamenti di tempo e di velocità sonora, diversificate e intervallate tra di loro. La breve e semi ballata, “Stain”, ammalia con i suoi prolungati e melodiosi assoli chitarristici, ma anche per le tonalità pulite di Rossella. Fa capolino pure un leggero pianoforte che viene aggiunto alle pesanti chitarre che culminano proprio negli emozionanti assoli del bravissimo Francesco. Canzone praticamente fantastica! Nella parte centrale dell’album la sonorità rallenta e si appesantisce come nel caso di “Concrete”, pezzo che nel testo mette in dubbio tutte le conquiste tecnologiche perché, se usate portano alla schiavitù e all’annientamento. Il brano passa da parti acustiche e soavi per via dell’acutissima ugola di Rossella a momenti di puro declinante ed esoterico heavy metal. Idem con il proseguo dell’angosciante, “Insanity”, caratterizzata oltre che da ambientazioni pessimistiche, anche da un ritmo crescente sostenuto da un massiccio muro chitarristico e da un riuscitissimo assolo del talentuoso Savino. La robustezza e la modernità tipica del metal attuale si sente ancora nella quart’ultima e melanconica, “For Dust”, in cui Rossella è sempre più indiavolata di prima come se per il mondo non ci fosse più niente da fare. Il filo conduttore è sempre lo stesso, ma i brani musicalmente non sono tutti uguali. Occorre ascoltarli con attenzione senza farsi prendere da facili giudizi. Magari più volte per apprezzarli meglio.
L’attenzione cade comunque nelle tipiche e brevi orchestrazioni dei False Memories, che non disprezzano affatto la melodia, ma che a volte preferiscono mettere da parte per rimanere nella penombra dei propri sentimenti e dei propri istinti, come nella lunghissima e progressive, “Fragments Of Your Ego”. L’iniziale arpeggio chitarristico immette dopo in un suono cadenzato ricco di tantissimi cambiamenti di tempo, di un sottile piano e del solito sbalorditivo assolo chitarristico di Francesco molto abile e sicuro con la sua fedele sei corde. La chiusura è affidata all’arpeggiante, “Shed My Skin”, dove la Moschetto sembra irriconoscibile per via di una pacatissima e caramellosa voce, che fluttua nello spazio sonoro di una band incredibilmente sorprendente e abbastanza creativa. Qui il ritmo sale poco rispetto a ciò che si è udito fino ad ora. Il continuo e calmo arpeggio delle chitarre si protrae imperterrito per tutta la traccia e con la brava e giovane artista che mantiene ancora la stessa andatura melodica dell’apertura. Il brano raggiunge l’apice nel piacevolissimo assolo acustico e nell’assolo elettrico dell’ottimo Francesco che dimostra sempre la sua ottima tecnica esecutiva. Hybrid Ego System è la conferma che siamo di fronte ad una grandissima band metal che non ha nulla da invidiare ai nomi stranieri più famosi e popolari del circo metal internazionale.
Meno sinfonia e più prog metal sembrano la carta vincente del platter ma quello che colpisce in positivo, a parte le incredibili, passionali e camaleontiche corde vocali di Rossella, è che il quintetto, con a capo Savino, suona benissimo e ha già un suo sound facilmente riconoscibile. Scusate se è poco!