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Lo svedese Kent Hilli (Perfect Plan, Restless Spirits, Giant, T3nors) ritorna in pompa magna con il suo secondo album da solista intitolato Nothing Left To Lose, da lui prodotto insieme al bravissimo Jimmy Westerlund (One Desire) che suona anche nell’album e da Ulrick Lönnqvist, per un’altra gemma di rock melodico che soddisfa i fan del cantante e gli amanti del genere AOR. Il sound del disco è un altezzoso miscuglio di tradizionale hard rock e AOR allo stato puro, influenzato prevalentemente dallo stile statunitense degli anni ’80 e ‘90. La sua prima fatica discografica da solista, The Rumble, di due anni fa, è stata scritta e prodotta con il connazionale e compagno di etichetta, il polistrumentista Michael Palace, ed è una continuazione del percorso iniziato quando aveva debuttato con il gruppo dei Perfect Plan nel 2014. Qui il vocalist canta come sempre divinamente ed è attorniato da un gruppo di musicisti di grande qualità, come Kristian Fyhr, Mike Palace, Rick Altzi e il batterista dei Nightwish Kai Hahto, che lo mettono nelle condizioni di esprimere tutte le sue abilità vocali e interpretative.
Le undici canzoni sono tutte belle e interessanti come la corale e robusta title track, dall’eccezionale arrangiamento vocale e dal refrain super melodico, dove emerge l’ugola platinata di Hilli, le coinvolgenti sei corde elettriche e i tocchi tastieristici dell’amico Westerlund. L’iniziale e trascinante hard rock di “Too Young” è il degno inizio di un’opera ammaliante e ipnotica che strizza l’occhio al periodo migliore dei mitici Journey e dei veterani Giant. È un brano dal ritornello melodicissimo che entra subito in testa grazie soprattutto al suo intenso ritmo e alla meravigliosa voce di Kent. La veloce e fresca“A Fool To Believe” è un altro rock duro ma dallo stile europeo, con un ritornello sempre armonico e coinvolgente per via innanzitutto della voce passionale dello scandinavo e di una tirata e graffiante chitarra elettrica. Naturalmente non può mancare in nessuna raccolta di hard rock classico e di rock melodico la ballata di turno come la carina “Every Time We Say Goodbye”, dallo splendido ritornello accompagnato da indovinati cori e sofisticati accordi di chitarra elettrica.
La parte centrale della scaletta è caratterizzata da due pezzi fantastici che sono dei veri e propri capolavori, influenzati dal suono dei leggendari Foreigner. Si parte con la struggente e ottantiana “Stronger” per poi continuare con la malinconica e notturna “Does He Love Like Me”. La prima inizia con dei potenti sintetizzatori che, dopo qualche secondo, lasciano spazio ad una chitarra intermittente fino ad arrivare ad un sofferto e orecchiabile ritornello che addolcisce l’anima e rilassa il corpo. La seconda invece, pur provenendo anch’essa dai mitici eighties, ha un suono tipicamente AOR, dove è aggiunto il suono del sassofono di Oleg Lavrentev alla ritmata strumentazione che vede protagonisti anche alcuni melodiosi assoli di Palace e Jimmy Hedlund e le corde vocali toccanti e calde dell’ottimo Hilli.
La successiva e semplice “Start it All Over” è un altro rock melodico di classe che attinge sempre agli anni d’oro del genere e sembra uscita da un disco dei migliori Survivor. Il prosieguo e la parte finale dell’opera sono più hard rock a cominciare da “Heard It All Before”, dove la sezione ritmica e la chitarra elettrica sono in primissimo piano ma sempre guidati dalle acute corde vocali del cantante svedese. Lo stesso dicasi per la penultima e cadenzata “Saving Us”, un trascinante e roboante rock caratterizzato da magnifici cori e da un cantato basato su tonalità più basse rispetto al solito. L’ultima e sdolcinata “Only Dreaming” è una semi ballata che tira invece il freno a mano abbassando il ritmo dei due precedenti pezzi e proponendo un sound tipicamente britannico alla Def Leppard per intenderci, in cui si distingue un prolungato assolo di chitarra che chiude in bellezza un bellissimo e riuscitissimo album. Con Nothing Left To Lose, Kent Hilli alza l’asticella pubblicando uno dei migliori dischi di AOR di questo caldissimo anno musicale nonostante le fortissime influenze di fondamentali band americane del passato. Ci sono anche molte sfumature di stampo europeo che rendono l’opera ancora più interessante ma è la sua voce la primizia principale, da ascoltare e ammirare con attenzione perché il suo modo di cantare è comunque talentuoso e unico. Super consigliato!