IFRYT – Płuca

Titolo: Płuca
Autore: Ifryt
Nazione: Polonia
Genere: Thrash Metal Sperimentale
Anno: 2023
Etichetta: Godz Ov War

Formazione:

Kuna: basso, batteria, chitarra

Szrama (turnista): voce
Kamil Smolarz (turnista): assoli di chitarra


Tracce:

01.   Klucz Salomona
02.   Kona Allah
03.   Straszne Rzeczy


Voto del redattore HMW: 6,5/10
Voto dei lettori: 7.5/10
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Mi piace pensare che quei polmoni neri a mezz’aria sopra la sabbia siano emblema dell’agonia della Terra, del suo respiro mozzato dall’avidità umana. Di come il nostro giuramento di morte sia stato mantenuto ad ogni costo. Di contro, mi piace altresì pensare che il simbolismo visuale e testuale cui fa ricorso Kuna racchiuda messaggi incomprensibili ad altri che non siano Kuna stesso, che quell’ampio terreno nudo sia lo spazio nel quale egli vorrà erigere i proprî cimenti fantastici.
Ma chi è costui e chi o che cosa è Ifryt?
Ex duo, il nome fu riattivato a titolo personale presumibilmente dopo il trasloco dalla cittadina di Jelésnia alla più popolosa e commerciale Żory, entrambe site nel voivodato della Slesia polacca. La grezza matrice thrash su era cresciuto il seme di Ifryt ne fu così ri-plasmata, ed oggigiorno incamera rilievi progressivi inaspettati. È rimasta la lingua nazionale, con buona pace dei filoamericani tutti, ed è apparsa una batteria auspicabilmente artefatta da capo a piedi – poiché sarebbe (è) demente e demenziale suonarla per poi svilirla ai minimi termini.

Apre lo speed di “Klucz Salomona”, spezzato da brevissime soste e ripartenze, con una voce naturale che ai più navigati potrebbe portare alla mente il timbro semi-operistico dei Mystifier di The World Is So Good That Who Made It Doesn’t Live Here. “Kona Allah” è il rifacimento di una “Kona Allah (Zemsta Pustyni)” presente sul nastro Eclipsis (2017): i suoi toni originarii sono stati mantenuti e il mini-ritornello pulito addizionato di un tocco di enfasi.
Lo zenit di Płuca è però la strampalata “Straszne Rzeczy”. Un sogno lungo tre notti e vissuto nel tremore di maglie thrash, nelle fosche narrazioni dall’altalenante livello di lucidità, nei passaggi di batteria arbitrarii, in contrappunti ed assoli accomodati al tavolo della noncuranza. Che pezzo, cavolo!
È mattino. È già l’ora del risveglio. Così si esauriscono i primi venti minuti della nuova era di Ifryt e le sue cose strane.

Nel catalogo di un’etichetta che non fa certo della sperimentazione la propria bandiera, Płuca è una mosca sì bianca e, chissà, in attesa di un nuovo sogno, nel frattempo potrà forse posarsi all’esile ombra dell’asta di quella bandiera. « Largo all‘avanguardia »!

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