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Da qualche anno il produttivo polistrumentista e compositore Neal Morse è illuminato a livello artistico e religioso sia creativamente che spiritualmente buttandosi implacabilmente su tanti progetti incentrati su personaggi biblici, come il fantastico Jesus Christ The Exorcist del 2019 e Sola Gratia (Paul The Pope) del 2020. Adesso lo ritroviamo ancora in un suo lavoro solista dove racconta, in questa buona opera rock, la storia di Giuseppe nell’Antico Testamento con la prima parte di The Dreamer – Joseph.
Iniziamo affermando che la sfida di fondere le sue inclinazioni ecclesiali, aggiungendo una vera e propria narrazione musicale ispirata al Gospel, riesce ancora bene. Dal titolo di quest’ultimo concept si evince subito che la storia travagliata e piena di sorprese è quella di Giuseppe (Genesi 37-50). Il tema generale delle sedici canzoni del disco ruota attorno ai numerosi sogni che ha lo stesso Giuseppe e al modo in cui vengono interpretati, nel bene e nel male. In particolare, l’artista americano parte dai primi sogni in famiglia, per continuare con la gelosia omicida dei suoi fratelli che invece di ucciderlo lo buttano in una fossa per poi venderlo a dei commercianti egiziani. In Egitto è venduto a Potifar, il capitano delle guardie del faraone ma Dio non lo abbandona e sebbene in schiavitù, lo fa diventare uno dei più fidati sorveglianti della casa del suo padrone.
Purtroppo, la moglie di Potifar tenta di sedurlo, ma respinta dall’uomo lo fa imprigionare con una falsa accusa. Il giovane si sente abbandonato dal suo Dio che comunque interviene tra le guardie che trattano Giuseppe come uno di loro. Il tutto è raccontato con la partecipazione di Steve Morse (Deep Purple, Dixie Dregs) ed Eric Gillette (NMB) che aiutano il musicista statunitense nel dare alla musica una connotazione marcatamente progressive. Ci sono pure dei cantanti dotati e conosciuti, come il fedele amico Talon David, il famoso Ted Leonard (Spock’s Beard, Pattern Seeking Animals), l’ottimo Matt Smith (Theocracy) e il fenomenale Jake Livgren (Proto-kaw, Kansas). Dall’iniziale “Overture” alla finale “Why Have You Forsaken Me?” si sentono un susseguirsi di sintetizzatori, organi, cori gregoriani e improvvisi cambi di tempo fino ad arrivare a chitarre ritmate con effetti wah e prolungatissimi assoli chitarristici da far paura. Non descrivo singolarmente le tracce sia per questioni di tempo e sia perché sono tutte legate in un susseguirsi di emozioni (la ballata “Like A Wall” ne è il momento più eclatante) e delusioni provate dal protagonista.
Neal Morse dimostra di essere ancora molto ispirato e in ottima forma anche nel cantato (si occupa della voce per il ruolo del protagonista principale) proponendo della bella musica che va comunque ascoltata con calme e attenzione perché non facilmente assimilabile al primo ascolto. Un altro aspetto positivo è la varietà di generi offerti. Non solo puro rock e prog rock quindi, ma anche spunti di rock and blues che rendono la raccolta più appetibile ad un pubblico più vasto. In conclusione, l’ascolto e l’acquisto sono consigliati a tutti gli amanti del genere e soprattutto anche a coloro che sono di altre religioni o atei, perché non è importante ciò che dice il maestro Morse nei testi, ma ciò che si ode dalla sua smisurata creatività. Platter impegnativo, ma soddisfacente che prepara per la seconda parte prevista per il prossimo anno.