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Soltanto da pochi mesi a questa parte, ho iniziato ad ascoltare uno dei 4 sottogeneri fondamentali del Metal, ovvero il Black. Questa risulterà per molti una bestemmia, io edulcorerei il concetto giustificandomi con un sempreverde “Meglio tardi che mai!”.
Di conseguenza, cogliendo la possibilità di esplorare questo oscuro universo musicale e concettuale senza rinunciare a rimanere aggiornato sulle nuove uscite, ho preso in carico l’ascolto del disco di debutto dei tedeschi Old Ruins “Always Heading East”.
Sorti nel periodo della pandemia, giungono a distanza di 3 anni da un EP autointitolato alla presentazione sul mercato di un prodotto di buona fattura, caratterizzato da un approccio Black metal non scontato in termini di sonorità in esso contenute. Difatti, se non mancano certamente elementi essenziali come la plettrata in tremolo ed una voce caustica e ferale, spiccano qualità peculiari del Death metal melodico ad arricchire il lavoro complessivo.
“The Dark Wanderer” ci dà una mano a comprendere quali principali ingredienti compongano il preparato complessivo. Vi è un ingente ricorso alla melodia, come precedentemente accennato, in termini di costruzione delle progressioni di accordi e nei passaggi che si presentano nella struttura delle canzoni, tutte di facile presa anche se mai banali nella composizione e impostazione tecnica. La velocità è elevata ma non costituisce un obbligo nelle opere degli Old Ruins i quali in occasione di episodi come “Tristram” e “The Fallen Temple” non temono di misurarsi con dinamiche meno esplosive ma comunque rocciose.
Il tema sotteso al disco è il videogioco “Diablo”, grande passione dei musicisti coinvolti, quindi sicuramente uno spunto di interesse in più per coloro i quali volessero intraprendere questo viaggio che inesorabilmente condurrà sempre verso Est!