ASINHELL – Impii Hora

Titolo: Impii Hora
Autore: Asinhell
Nazione: Danimarca
Genere: Death Metal
Anno: 2023
Etichetta: Metal Blade Records

Formazione:

Morten Toft Hansen Batteria
Michael Poulsen        Chitarre
Marc Grewe                Voce


Tracce:
  1. Fall of the Loyal Warrior 04:01
  2. Inner Sancticide 05:17
  3. Island of Dead Men 03:01
  4. Trophies             04:46
  5. The Ultimate Sin 04:38
  6. Wolfpack Laws 04:00
  7. Desert of Doom 04:14
  8. Pyromantic Scryer 03:29
  9. Impii Hora             05:17
  10. Føj for Helvede 00:09

Voto del redattore HMW: 7/10
Voto dei lettori: 6.5/10
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Conoscendo l’humus in cui il buon Michael Poulsen ha mosso i primi passi della sua carriera, diciamo che quanto segue non ha nulla di incredibile.

Gli Asinhell (nome che è la contrazione di As In Hell – “Come all’inferno“, e che, purtroppo, in Italia suona un po’ ridicolo) nascono dall’urgenza compositiva della mente principale dei ben più conosciuti Volbeat.
Mente che, magari non tutti sanno, si è affacciato sul mondo del metal nel lontano 1991, fondando la death metal band chiamata Dominus.
Da questa realtà sono usciti 3 lavori, l’ultimo dei quali dal titolo, premonitore, Vol.Beat.

Il resto della storia la conosciamo tutti : gran bei dischi, un mix mai suonato prima o comunque mai riuscito così bene a nessuno, tanto marketing e un successo planetario indiscusso.

Fino ad arrivare all’ultimo lavoro del quale io stesso ho parlato qui e che, almeno a parere di chi scrive, si è rivelato un lavoro un po’ “stanco“.
Aggiungiamoci i noti problemi alle corde vocali del nostro ed eccoci a parlare di questo disco.

Di fatto una valvola di sfogo per l’urgenza di tornare alle origini.

Sin dalla prima traccia “Fall Of The Loyal Warrior” è chiaro cosa andremo incontro.
Quello degli Asinhell è un death metal immediato, figlio della passione per questo genere, per queste sonorità e per la scena stessa. Il tutto filtrato dal fatto che chi compone ha anni ed esperienza sul groppone per sapere perfettamente cosa fare e come farlo, ma mettendoci anche quella dose di sana passione e amore che rende il tutto credibile e valido.

Dopo l’iniziale e ammiccante apertura, segue un lotto di pezzi più canonicamente e più scolasticamente death, dove troviamo tutti gli stilemi del genere. Resi accattivanti da un riffing sostenuto e molto caratterizzante, fatto per essere stampato nella memoria di chi ascolta e ritmiche ed arrangiamenti sempre votati al tenere alto il livello di attenzione.

Fino ad arrivare al secondo “singolo” dal titolo “Wolfpack Laws” in cui, di nuovo viene prepotentemente a galla la vena più melodica e commerciale (se di commerciale si può parlare in un genere come questo) di Mr. Poulsen : esagerando molto il concetto, questa canzone è una traslazione dei Volbeat in un altro universo musicale.
E direi che funziona.

Di fatto abbiamo melodia, riff compatti, ritmiche catchy e un ritornello che ti ricordi anche se lo ascolti mentre stai leggendo le notizie del giorno.

Segue “Desert Of Doom”, pezzo tirato e diretto, quasi “à la Motorhead”, la groovy e moderna “Pyromantic Scryer”, fino a chiudere con la traccia che porta il nome all’album, ottimo congedo, in linea con la qualità delle precedenti.

In tutto il disco si nota che la forma della canzone è comunque uno schema dal quale non ci si vuole allontanare eccessivamente, poiché il terreno su cui ci si è mossi fino ad oggi è stato quello.
C’è una sistematica ricerca della melodia vincente da incastrare in ogni pezzo, della ritmica immediata e funzionale. Ma, di nuovo, niente di tutto ciò è certo un fatto negativo.

Nota di merito per gli assoli, realizzati dal “turnista” Flemming Lund, chitarrista dei The Arcane Order.

Alla fine questo Impii Hora è un validissimo e riuscitissimo divertissement, capace di miscelare sapientemente tutte le caratteristiche dell’altra carriera di Michael con la passione e l’amore per il genere con cui si è iniziato.
Ovviamente qui si paga dazio in termini di originalità e personalità e, probabilmente, questo sarebbe un lavoro che sarebbe rimasto in un ambito più underground se non ci fosse stato il nome di Poulsen tra gli attori.

Bisogna pertanto prenderlo per quello che è : un buon album death metal. Piacevole, ben fatto, ben prodotto. Fine.

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