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Dopo i primi due album di cover intitolati in ordine: Raised On Radio e Raised On Heavy Radio, adesso il cantante Ronnie Romero fa il grande passo pubblicando il suo terzo album solista, Too Many Lies, Too Many Masters questa volta con del materiale originale. Per la prima volta il cileno è stato coinvolto non solo nella scrittura delle canzoni insieme al batterista Andy C. e al chitarrista Jose Rubio ma anche nella produzione dell’album. Sinceramente, nel complesso il risultato è buono perché l’opera esalta il suo stile vocale e nel suono prevale un ibrido fatto di hard rock ed heavy metal abbastanza melodico e tradizionale.
Il curriculum del sudamericano è impressionante: ha cantato e canta in tantissimi gruppi, come i Lords Of Black, i Sunstorm, i The Ferrymen, i Coreleoni, i The Michael Schenker Group e i Rainbow, fornendo sempre delle interpretazioni grintose e superlative. In un certo senso Too Many Lies, Too Many Masters è un nuovo percorso per l’artista che si mostra anche come autore di brani abbastanza duri e interessanti. Purtroppo, non si nota alcuna originalità perché le influenze prevalenti nei dieci pezzi del platter sono le stesse di Judas Priest, Black Sabbath, Iron Maiden, Rainbow e Whitesnake. Il primo singolo è la traccia di apertura, “Castaway On The Moon”, vero e proprio biglietto da visita del vocalist cileno che usa tutta la sua classe ed esperienza su un pezzo di hard rock veloce, robusto e armonioso. Il punto di forza della sua musica è la ricerca costante della melodia dove la forza della chitarra elettrica è in primo piano insieme alla sua possente e penetrante voce. Ne sono un altro importante esempio le successive e ritmate, “Mountain Of Light” e la title track “Too Many Lies, Too Many Masters”. La prima è un mid-tempo metal, drammatico e con un ottimo ritornello, che possiede dei riff di chitarra elettrica malvagi e sinistri mentre la seconda ha un refrain maestoso ed è soprattutto un omaggio al classico heavy metal di band come i Judas Priest, ma con una interpretazione vocale alla Ronnie James Dio di cui il bravissimo cileno è un grande seguace.
Segnalo la vivace e vibrante, “Girl, Don’t Listen To The Radio”, dallo stile doom, sostenuta da una sezione ritmica rimbombante e da vorticosi e infuocati assoli chitarristici. Qui la bassa ugola di Ronnie è pure filtrata in alcune parti della composizione rendendola malvagia e inquietante in un contesto tenebroso e oscuro. L’ottantiana, “Crossroad”, dalle venature bluseggianti, catapulta invece ai tempi d’oro dell’hard rock melodico americano con le corde vocali del singer che sembrano quelle giovanili del leggendario David Coverdale dei Whitesnake. Lo stesso vale per la maestosa e melodicissima, “I’ve Been Losing You”, sempre dal suono rock and blues accompagnata da un pianoforte e da una efficace tastiera che ricorda nel suono i mitici Journey. La parte finale del platter prosegue poi con la veloce e martellante, “Not Just A Nightmare”, che sveglia gli animi proponendo un trascinante ed epico speed metal ottantiano, catturando l’attenzione dalla prima all’ultima nota anche grazie alle ispirate e armoniche electric guitar di Garcia e Rubio.
Se la pacata e tranquilla “A Distant Shore”, caratterizzata da uno sdolcinato inizio vocale che sale di intensità fino a quando la canzone diventa più robusta e pesante, rallenta il ritmo rimanendo però sempre nel campo dell’hard rock attuale e moderno; le successive “Chased By Shadows” e “Vengeance”, chiudono alla grande la scaletta con un massiccio groove tipico dell’indimenticabile Dio ma con Ronnie Romero che anziché copiare il maestro inserisce tutta la sua personalità interpretativa e tutta la sua smisurata bravura che lo rendono al mondo uno dei migliori vocalist rock in circolazione.
A dir la verità la prima è poi molto simile allo stile degli Iron Maiden e la cosa non dispiace affatto perché Ronnie non ha nulla da invidiare alla meravigliosa voce dell’insuperabile Bruce Dickinson. La seconda e ultima è al contrario un ottimo speed metal dal forte impatto emotivo che si candida ad essere la migliore traccia dell’album.
Buona la prima per Romero che offre ai suoi innumerevoli fans un disco molto forte, che spazia dal tradizionale hard rock melodico fino ad un potente power metal di stampo europeo. Che volete di più?