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Fiabe, miti e leggende creano il contesto tematico che anima i testi delle canzoni dei tedeschi Helgrindur, fieri portabandiera di un modo di intendere il metal estremo legato all’urgenza storica di non distaccarsi dalle proprie radici ancestrali. Radici cresciute in un sotto suolo arricchito da un humus di divinità pre-cristiane, natura incontaminata e tradizioni nordiche forgiate da guerrieri valorosi. Per usare un termine che qualifichi il genere proposto, possiamo scegliere “Pagan Metal”.
Le caratteristiche del suono degli Helgrindur si fecero ammirare già nel 2017, anno del rilascio del disco di debutto “Von Einst”, lasciapassare per l’inizio di una carriera che ad oggi risulta interessante e viva, grazie alla partecipazione del gruppo a svariati concerti tra Germania e paesi dell’area scandinava. Suono che si colloca a metà tra l’irruenza glaciale e battagliera del Black Metal e l’energia epica e accattivante del Melodic Death Metal, qui presente con i molti inserti di chitarra solista, posti soprattutto a supporto della struttura dei ritornelli, per conferire più forza al cantato appassionato di Beast, oppure come intermezzi tra strofe.
“An der Mühle” apre l’opera in modo impattante, dimostrando subito che la verve della band ha un piglio guerreggiante e dinamico e che non lesina nel conferire, attraverso la melodia, un elevato grado di “epicità” alla proposta, ottenuta grazie alla vorticosa esecuzione in tremolo dei riff principali delle 10 canzoni che animano l’autointitolato “Helgrindur”; “Helgrindur” che ritroviamo anche a metà scaletta in quanto Title Track e uno tra gli episodi degni di maggior considerazione.
L’episodio che più ho apprezzato in termini di pesantezza ma anche armoniosità delle singole sezioni che lo compongono è “Golem” il quale si confà perfettamente all’immaginario che circonda questa creatura fantastica della tradizione ebraica: colossale, inarrestabile e decisamente pesante, soprattutto nel ritornello, caratterizzato da una performance “catacombale” del già nominato cantante.
Gli Helgrindur confermano con la loro seconda uscita discografica di meritare l’attenzione degli appassionati di metal estremo, riuscendo nell’intento, se non di risultare innovatori, quanto meno di elevare il proprio livello di personalità compositiva ed esecutiva su un nuovo piano di assoluto rispetto. Da far scorrere nei vostri impianti almeno una volta, sorseggiando una cervogia al riparo di un cielo invernale gelido e austero.