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Anno domini 2023.
I Suffocation timbrano ancora il cartellino e pubblicano il nono album della loro gloriosa carriera.
Quel logo sulla copertina è da sempre una sicurezza in termini di qualità per ogni metallaro che li conosca.
Direi che i nostri un disco brutto non lo hanno mai fatto, nemmeno il meno riuscito Pinnacle Of Bedlam aveva delle peculiarità e delle soluzioni che lo rendevano ben più che valido (As Grace Descends su tutte, con quell’arpeggio dissonante e provocante, lo trovo uno dei pezzi più belli della loro carriera).
Questo è il primo senza lo storico cantante Frank Mullen.
Il quarto sotto etichetta Nuclear Blast.
La band capitanata da Terrance Hobbs si ritrova quindi nella posizione di doversi ricreare una sorta di nuova verginità, poiché un cambio dietro al microfono potrebbe essere più impattante di quanto non si pensi. Il buon Ricky Myers (Disgorge, Sarcolytic) è infatti inevitabilmente diverso dal suo predecessore e questo influenza il lavoro di chi compone.
Il risultato è un pacchetto di otto pezzi, più una ri-registrazione di una canzone tratta dal secondo album Breeding The Spawn, che cerca di andare incontro un po’ a tutti.
Se infatti i tratti peculiari e caratterizzanti dei Suffocation sono ancora tutti in bella mostra, ci sono diversi momenti sparsi qui e là all’interno delle canzoni che sembrano un tentativo di trovare una quadra tra tutti i volti che questa creatura ha avuto.
Da un lato sussistono sempre i riff e le strutture intricate e (appunto) soffocanti che ben conosciamo, dall’altro non mancano nemmeno i passaggi più moderni e dilatati, i breakdown quasi “core” dell’ultimo periodo. In mezzo ci sono anche dei passaggi meno “prevedibili” (per quanto possibile) e diverse aperture melodiche meno riuscite del previsto (vedasi “Dim Veil Of Obscurity”o la conclusiva “Delusions Of Mortality”). Influenze che il produttore Christian Donaldson (Cryptopsy) ha probabilmente contribuito a traghettare.
Non a caso la riproposizione di “Ignorant Deprivation” spicca come chiusa, nonostante il cantato non esaltante di Mullen (ospite su questa traccia).
In sostanza un lavoro che, a mio parere, risulta comunque compatto e marchiato Suffocation dalla prima all’ultima nota, ma che sulla lunga distanza arriva più stanco, meno convincente e riuscito di quanto sembrerebbe ad un ascolto sommario.
L’impressione è che, nonostante ci sia stato tempo a sufficienza per costruire e far maturare nuovi riff e nuove canzoni, il raccolto risulti meno buono di quanto ci si aspettasse.
Il lavoro, come detto, appare compatto e diretto, ma è probabilmente una compattezza eccessiva che ne compromette l’estrosità e la personalità e appiattisce un po’ il risultato finale. Si esce dall’ascolto con meno picchi che ti rimangono in testa di quanti me ne sarei aspettato.
Lungi dal sottoscritto definire questo disco insufficiente o addirittura deludente, ma sono convinto che Terrance e compagni siano in grado di stupirmi ancora.
Purtroppo questa volta il risultato è meno a fuoco del previsto.
Semplicemente non passerà alla storia come il più riuscito dei loro lavori.