SARAYASIGN – The Lion’s Road

Titolo: The Lion's Road
Autore: Sarayasign
Nazione: Svezia
Genere: Hard Rock
Anno: 2023
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Stefan Nykvist: voce e cori
Jesper Lindbergh: batteria, chitarra ritmica, tastiera, loop e paesaggi sonori
Daniel Lykkeklev: basso e tastiera
Peter Lundin: chitarra solista e ritmica


Tracce:

01. When All Lights Go Out
02. Blood From Stone
03. A Way Back
04. The Beginning of the End
05. Will You Find Me
06. Everdying Night
07. The Lion’s Road
08. Love Will Burn
09. Hope and the Sorrow
10. Throne Of Gold Part II – A Heartless Melody


Voto del redattore HMW: 7,5/10
Voto dei lettori: 9.5/10
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Prima di recensire questo disco, ho cercato con insistenza e curiosità l’album di debutto dei Sarayasign, Throne Of Gold  del 2022, perché questo fantascientifico concept continua con il nuovo e oscuro The Lion’s Road. Non me ne sono pentito perché le otto bellissime e precedenti canzoni si legano in questa nuova storia in cui si nota ancora, come le composizioni degli svedesi siano delle vere e proprie narrazioni cinematografiche infarcite da tanti generi musicali. Il fondatore, il polistrumentista e compositore Jesper Lindbergh ha creato questo progetto per dare la possibilità all’ascoltatore di immergersi nella sua particolare atmosfera musicale, conducendolo così ad un mondo chiamato Saraya creato dagli Dei e popolato dalle loro creazioni umane. Qui gli abitanti sono preoccupati per l’estendersi del dominio dell’Oscurità che sta crescendo oltre i confini dell’Occidente e invadendo ciò che trova nella sua strada. Solo un antico libro contenente segreti e speciali scritture può aiutarli preservando la pace e l’armonia dell’umanità, combattendo il male e quindi la temuta Oscurità. Il giorno del giudizio e dello scontro tra male e bene è vicino e gli abitanti di Saraya devono decidere se accettare la sconfitta o combattere.

L’inverno metaforico cade su Saraya e, con esso, la sfortuna, il decadimento e la morte. Il sound, sia nella prima che nella seconda opera è un hard rock melodico, in certi momenti anche heavy, dai connotati maestosi ed epici dalle venature AOR, che supera i confini del rock tradizionale sfiorando i confini del prog. Rispetto al primo platter, la differenza con The Lion’s Road è minima in quanto l’approccio e il suono sono diventati più robusti ma sempre melodiosi e quasi sperimentali. La musicalità e le atmosfere ambientali trasudano magicamente in ogni traccia e sono accompagnate dalla splendida voce del narratore Stefan Nykvist che trasporta, insieme ai suoi compagni, l’uditore in questo viaggio fantascientifico e frenetico.

L’iniziale ed elegante “When All Lights Go Out” è la traccia che inquadra in pieno lo stile del combo scandinavo perché offre una potente armonia nel refrain, unendo brillantemente una vivace e acutissima ugola alle imponenti e massicce chitarre di Lindbergh e Lundin. Poi gli accordi cinematografici e i synth psichedelici della successiva e ritmata, “Blood From Stone”, invitano a chiudere gli occhi e a sognare di essere in mezzo ad un combattimento fondamentale per salvare il pianeta. In “The Beginning Of The End”, a parte la cadenzata struttura musicale del pezzo che ripercorre lo stile dei brani precedenti, prevalgono parti ambientali più lente e riflessive che si contrappongono a porzioni più dure trascinate da una furiosa e devastante chitarra solista suonata dal virtuoso Peter Lundin. Sulla stessa scia la raffinata “Will You Find Me”, dove alle corde vocali del vocalist si aggiungono quelle della brava e bella Olivia Thörn. Questa è la traccia più interessante e affascinante perché questa riuscitissima combinazione di voci, di fumanti chitarre elettriche, di una grandiosa tastiera e di un sentimentale ritornello creano ambientazioni AOR da brividi e molto commoventi. La battaglia entra nel vivo nel proseguo di “Everdying Night”, che comincia con delle urla strazianti e i rumori di un conflitto ormai entrato nel vivo. Qui i Sarayasign coraggiosamente, a livello sonoro e vocale, sperimentano qualcosa di bizzarro, confusionario e infernale. Le corde vocali del singer scandinavo e il basso distorto danno forza ad un ritmo orchestrale, veloce e a tratti pure aggressivo con le due onnipresenti sei corde elettriche, culminando infine in un ritornello orecchiabile e avvincente. Con la fantastica title track i vichinghi mostrano riff di chitarra stellari, sdolcinati melodie e arrangiamenti inquietanti ma seguendo questa volta principalmente il filone AOR come punto di riferimento. Solo la voce del frontman è più aspra del solito mentre il virtuoso e tecnicissimo Lundin continua a sviscerare assoli chitarristici brevi ma intensi. L’ultima speranza risiede nell’amore che, comunque vada, trionferà sempre in “Love Will Burn”, una canzone, dallo stile alla Evanescent, dai toni romantici e positivi, dalla bella e pacata melodia che non tralascia momenti più duri e atmosferici grazie ai riff e agli assoli melanconici della superlativa chitarra elettrica di Peter.

Quello che attrae subito nei Sarayasign è il riuscito bilanciamento tra il suono dominante della electric guitar e quello di sostegno della keyboard di Lykkeklev ,che porta ad una ambientazione veramente cinematografica e a volte anche drammatica. Colpisce la chiusura fenomenale della stupefacente, “Throne Of Gold Part II – A Heartless Melody”, dalla melodia strettamente nordica ma anche britannica vicina al suono dei famosi Ten o dei connazionali Magnum. La canzone è pura creatività e una rinascita che parte dal cuore di una ragazza pronta a salvare a tutti i costi i propri genitori. Il tutto con attorno una strumentazione dal tocco AOR e prog dai continui cambi di tempo. La chitarra elettrica e la sezione ritmica accelerano e decelerano in un vortice di accordi emozionanti e adrenalinici accompagnati sempre in sottofondo dalla indispensabile tastiera e dalla impressionante e passionale voce di Stefan.

Concept riuscitissimo dall’inizio alla fine perché coinvolgente, esaltante, pulsante e ricco di tanta bella musica che abbraccia sapientemente vari generi. Forse in The Lion’s Road avrei aggiunto un pizzico di sinfonia in più e maggiore coraggio nello sperimentare in ambito progressive  ma se si considera che questi vichinghi sono solo da due anni nei circuiti che contano allora siamo sulla strada giusta per sfornare prossimamente un capolavoro. Uscita da non perdere e band da attenzionare nel futuro perché in continuo crescendo e meritevole di supporto.

 

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