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Appuntamento all’insegna del deathcore questo sabato 14 ottobre a Milano, Alcatraz, con band che fanno sicuramente rizzare i peli del corpo anche solo ad essere nominate: Spite, Fit For an Autopsy, Whitechapel e ultimi ma non ultimi i Thy Art Is Murder, che portano in giro per il globo la loro ultima fatica: “Godlike”. Ad un annuncio del genere io e il mio compagno d’armi nonché fidato recensore Vittorio non potevamo certo demordere, quindi eccoci partire più carichi che mai verso un evento davvero d’impatto, sia per la lineup che per il genere.
Arrivati dinanzi al locale notiamo subito sul muro che ci affianca in coda una serie di graffiti che spaziano dalle consuete proposte amorose a date che ci ricordano che in questo posto sono passati artisti di qualsiasi tipo e genere: dai Bring Me The Horizon a Macklemore, da italiani ad americani. Chissà se dopo questo concerto ci sarà scritta anche questa data.
Una volta fatto l’ingresso noi vergini dell’Alcatraz capiamo immediatamente perché è stato scelto come locale per ospitare colossi del genere: lo spazio è ampio nonostante sia aperta solamente la prima sala e non la seconda, e l’organizzazione è ottima, tra sanitari, banconi e zona fumatori.
Non manca molto all’inizio della prima band, gli Spite, che verranno poi seguiti dai Fit For an Autopsy; le performance di ambedue le band saranno recensite dal buon Vittorio, mentre io mi occuperò delle seguenti, ovvero Whitechapel e Thy Art Is Murder.
Vittorio:
L’Alcatraz è aperto quest’oggi soltanto per metà della sua capienza, scelta che risulterà saggia a conti fatti considerata una buona presenza di spettatori ma che non avrebbe giustificato la messa a disposizione del locale per intero. Soprattutto in prima battuta l’atmosfera risulta ancora respirabile nel momento in cui, puntuali come un orologio svizzero, salgono sul palco i primi alfieri di serata: gli Spite!
I californiani si presentano con una formazione a 4 questa sera a causa dell’assenza di uno dei due chitarristi titolari ma non per questo si lascia cogliere impreparata dalla fame di devastazione del pubblico meneghino ed anzi, rinvigoriti alla vista degli spontanei quanto immediati spintoni che iniziano ad accumularsi sotto palco, tra un breakdown spezza vertebre e delle accelerazioni super cadenzate e cariche di groove, invita alla creazione di Circle Pit e Wall of Death pressoché ad ogni cambio di brano. L’offerta musicale del complesso meno prestigioso di giornata (senza offesa ma solo oggettività) convince un po’ tutti ed anche il sottoscritto, decisamente poco avvezzo a tali sonorità, può ritenersi soddisfatto della prova degli Spite, ottimo antipasto per i prossimi piatti forti.
Tempo di ingollare la prima birra ed ecco che l’immediato cambio palco ci consegna i Fit For An Autopsy direttamente dallo stato del New Jersey. Ammetto di essere venuto allo spettacolo conoscendo solo loro (QUI la recensione di OH What the Future Holds) e aspettandomi uno spettacolo di livello da parte di questi moderni veterani della scena metallara contemporanea, peculiari per la loro capacità di fondere il verbo dell’ignorantissimo Deathcore con aspetti più progressivi che per certi versi, rendono la band più simili ai Gojira che non ai seguenti Whitechapel e Thy Art is Murder. Il loro spettacolo rimane nell’intervallo della mezz’ora ma tanto basta a farmi entusiasmare e richiamarmi sulla conclusiva “Far From Heaven”, brano anthemico davvero emozionante ma al contempo aggressivo, nel centro della sala per partecipare all’aspetto collettivo imprescindibile di un concerto di metal estremo degno di siffatta nomea. Parlo ovviamente del pogo che per tutta la serata è rimasto imperturbabile e in alcuni frangenti decisamente non adatto a tempre delicate. C’è tempo comunque per ascoltare alcuni dei classici della band, recuprati dalle uscite più recenti del quintetto statunitense, come “Savages” e “Black Mammoth”. Grandi FFAA, è stato un super concerto!
Matteo:
Puntualissimi dopo una ventina di minuti finalmente i Whitechapel, band che il sottoscritto aspettava di più e quella che ho ascoltato maggiormente delle 4. La prima canzone suonata, “I Will Find You”, è una delle più conosciute dell’ultimo disco, Kin, un prodotto di ottima fattura che connubio perfettamente un po’ di sano deathcore, genere marchio di fabbrica della band, e brani più leggeri quasi a ricordare un metal melodico in certi versi. Sì prosegue con “A Bloodsoaked Symphony” del medesimo disco, che però ci abbandona per i rimanenti 20 minuti di esibizione, dato un pubblico davvero caldo e desideroso di pezzi più “spacca orecchie”. Detto ciò infatti si passa a The Valley, forse l’opera più conosciuta degli statunitensi, con 3 brani marchio di fabbrica del collettivo e che, ragazzi, fanno davvero un figurone dal vivo. Sì prosegue con altri 4 pezzi di album precedenti per completare un quadro davvero ben riuscito, che è riuscito ad intrattenermi come volevo e sicuramente ha intrattenuto ancora di più il pubblico, data la mole di Wall of death e circle pit creatosi in mezzo al locale. Per quanto riguarda la performance, i nostri dopo 17 anni sono più in forma che mai, inscenando uno spettacolo all’insegna del deathcore più puro, i quali possono essere quasi considerati come mascotte. Nota dolente però il fumo in uscita dai lati del palco, davvero troppo fitto e senza sufficiente areazione, che ha impedito quindi la riuscita di foto più pulite e ha impattato la visione di chi era in mezzo alla mischia.
Questa volta l’attesa è più lunga, probabilmente per aumentare la già più che presente tensione diffusa nel pubblico, il quale era soprattutto presente per la band che tra poco avrebbe messo piede sul palco dell’Alcatraz.
21:30 precise ed ecco che si possono scorgere finalmente i pezzi (ancora) più grossi dell’evento: I Thy Art Is Murder. Nemmeno il tempo di suonare la prima nota della neonata canzone “Destroyer Of Dreams” che l’Alcatraz rilascia con gli interessi tutta la tensione cumulata, creando mosh pit e circle pit attorno qualunque angolo visibile del centro del pit. 7 canzoni di “Godlike”, ultima fatica del collettivo nonché fulcro del tour accompagnano quello che è a tutti gli effetti un massacro: mai visto un pogo del genere nonostante l’assenza del vocalist CJ McMahon, sostituito a tempo indeterminato da Tyler Miller, noto ai più come voce del gruppo Aversions Crown, del medesimo genere.
È difficile descrivere precisamente la qualità sonora di Miller, in quanto la differenza tra lui e McMahon si sente innegabilmente, ma se l’obiettivo ultimo del collettivo era fomentare il pubblico si può considerare raggiunto e superato. Il repertorio della band spazia da 7 brani di “Godlike”, ma ripercorre anche i 15 anni di attività passati, con brani presenti in “Human Target” e “Deadly Desolation”. A differenza delle altre band però, seppur l’abilità del gruppo fosse eccelsa, non negherò che senza il pogo i brani perdessero un po’ di mordente, ed il problema del fumo presente con i Whitechapel qui è stato più presente che mai, tant’è che le foto qui presenti sono state scattate da posizione sopraelevata lontano dal palco in quanto la visibilità era a dir poco limitata davanti.
Performance comunque di livello per gli headliner di questo pretenzioso concerto, ma che anche a livello di numeri ha sicuramente superato le aspettative. Nota dolente il merch delle band, con prezzi davvero alti e assenza di patch sicuramente apprezzate dai più collezionisti. Nonostante tutto però è stato un evento da ricordare, soprattutto per gli amanti del genere, nonché una vittoria per il metal in generale, sempre più vivo e presente anche nella musica italiana, proprio dove in questi anni sembrava non avesse ancora abbastanza spazio
Scaletta Spite:
- Made to Please
- Caved In
- Some Things You Should Know…
- IED
- The Root of All Evil
- Thank You, Again
- Dedication to Flesh
- Kill or Be Killed
Scaletta Fit For An Autopsy:
- A Higher Level of Hate
- Black Mammoth
- Savages
- The Sea of Tragic Beasts
- Hellions
- Pandora
- Far From Heaven
Scaletta Whitechapel:
- I Will Find You
- A Bloodsoaked Symphony
- The Saw Is the Law
- We Are One
- Forgiveness Is Weakness
- Doom Woods
- End of Flesh
- Prostatic Fluid Asphyxiation
- This Is Exile
Scaletta Thy Art Is Murder:
- Destroyer of Dreams
- Slaves Beyond Death
- Death Squad Anthem
- Make America Hate Again
- Blood Throne
- Join Me in Armageddon
- Bermuda
- Human Target
- Holy War
- The Purest Strain of Hate
- Godlike
- Keres
- Everything Unwanted
- Reign of Darkness
- Puppet Master
Foto Spite:
Foto Fit For An Autopsy:
Foto Whitechapel:
Foto Thy Art is Murder (Purtroppo non accurate come avremmo voluto)