MARCH TO DIE – Tears Of The Gorgon

Titolo: Tears Of The Gorgon
Autore: March To Die
Nazione: Cipro / Grecia
Genere: Epic Heavy Metal
Anno: 2023
Etichetta: No Remorse Records

Formazione:

Alex Danazoglou – voce, chitarra
Nikolas Sprits Moutafis – chitarra
Anastasios Danazoglou – basso
Hugo Enrique Olivos – batteria


Tracce:

01. The Eternal Oath
02. One Eyed King
03. Hail To Thee
04. Son Of The Old Gods
05. Helmetsmasher
06. March To Die
07. Stand And Be Counted
08. Decapitation
09. Tears Of The Gorgon


Voto del redattore HMW: 7/10
Voto dei lettori: 6.5/10
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La No Remorse Records sta mettendo a dura prova il portafogli di chi, come me, è solito acquistare i CD che pubblica: tra vecchi e nuovi, sono diversi i gruppi interessanti di cui l’etichetta ellenica ha immesso sul mercato i lavori e non fanno eccezione i March To Die, giunti al disco d’esordio con i nove brani contenuti in “Tears Of The Gorgon”.

Di stanza tra Cipro e Grecia, i March To Die non sono affatto dei novellini: il quartetto è composto da musicisti militanti nelle fila di Solitary Sabred, Mirror, Satan’s Wrath e Friends Of Hell – per citarne alcuni – e l’esperienza maturata in anni di militanza è messa al servizio di un heavy metal epico e muscolare, a volte piuttosto spigoloso, ed in cui trovano spazio, a seconda del brano, anche atmosfere solenni e/o tenebrose.

Incorniciato da una produzione dal sapore attuale che ben evidenzia gli umori delle composizioni, “Tears Of The Gorgon” guarda al passato racchiudendo le influenze battagliere dei Manowar e quelle dei Bathory evocativi del periodo viking, e va ad affiancarsi a quanto forgiato in tempi più recenti da gruppi d’impronta epica come Visigoth, Vanquisher o Eternal Champion. I pezzi, legati da una certa tensione emotiva di fondo, risultano piacevoli e trascinanti e, pur non mancando episodi più diretti come “Helmetsmasher” e “Decapitation”, sono quelli più lunghi e cadenzati come “Son Of The Old Gods”, “Stand And Be Counted” e “Tears Of The Gorgon” con le loro suggestioni evocative a farsi apprezzare particolarmente dal sottoscritto: a mio parere, è su queste composizioni più elaborate che i March To Die esplicano al meglio la loro proposta, senza perdersi in eccessive lungaggini e senza cadere in noiose ripetizioni.

Come avrete intuito, il quartetto compie un solido debutto che, onestamente, trovo sia di qualità buona ma non ottima: nel complesso i brani funzionano, ma non mi sono entusiasmato. Sarà perchè, per quanto abbia cercato di resettarmi, “Tears Of The Gorgon” è arrivato nel mio stereo dopo lo splendido “Dark Parade” a firma Cirith Ungol? Forse si.. tuttavia, è bene ribadire che i March To Die hanno realizzato un buonissimo disco!

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