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L’onnipresente polistrumentista Alessandro Del Vecchio (Edge Of Forever, Hardline, Jorn) è ormai coinvolto con tantissimi artisti e credo che abbia raggiunto il record mondiale di collaborazioni grazie al suo ruolo di musicista e produttore in Frontiers Music. Adesso tocca a Michael Sweet (Stryper, Boston, Iconic, Sweet & Lynch), ideatore e mitica ugola degli americani Stryper duettare musicalmente con il nostro bravissimo artista fondando così questo nuovo progetto chiamato Soledriver. Return Me To Light è quindi il risultato di questa strana unione di intenti che porta ad un sound di classico rock melodico e puro AOR ottantiano influenzato dai capisaldi del genere come i Journey, i Foreigner, i Toto e i Survivor ma con un’impronta decisamente più moderna.
“In fondo sono sempre stato un metallaro, ma per quanto ami il metal, amo anche il lato melodico e orientato alla ‘canzone’ della musica. Canzoni che ti commuovono e canzoni che ti toccano l’anima. Così tante band degli anni ’70 e ’80 hanno fatto proprio questo. Sono orgoglioso di dire che oltre ad ascoltare Iron Maiden e Judas Priest, ho ascoltato anche Loverboy, Toto, Foreigner, Survivor, Journey e molti altri. Questo è ciò che mi rende quello che sono oggi. Diversità. Quindi, ho sempre desiderato realizzare un album che ti riportasse indietro a quei giorni ed eccolo qui!” esclama Sweet.
Michael Sweet sinceramente, pur cantando ottimamente, non fa impazzire sotto queste vesti nonostante si sia esibito in passato nella scrittura e nell’interpretazione di stili diversi. Il problema di fondo è che non tutte le idee si adattano ad ogni progetto musicale. Mr Sweet nonostante abbia delle corde vocali melodicissime e ancora potenti non spicca del tutto come sta facendo ultimamente con i suoi Stryper. In un certo senso è soppiantato dalle note ultramelodiche di Del Vecchio, abituato a proporre questo genere con uno stile che ormai ha fatto scuola in casa Frontiers e che qui sembra prendersi quasi tutta la scena. Il suo curriculum è mostruoso e in questo album gestisce addirittura più strumenti: il basso, la chitarra e la sua fedelissima tastiera ma anche i cori, per non farsi mancare proprio nulla.
Questi due talenti della musica, comunque non si discutono e insieme al batterista Michele Sanna riescono a confezionare delle tracce di rock melodico carine che non fanno gridare al miracolo ma che si fanno ascoltare tranquillamente con qualche sussurro di drammaticità e di sentimento. Tecnicamente la voce del singer americano è impressionante, ma lo stesso si può dire di Alessandro che nientemeno usurpando la sei corde dell’amico statunitense tira fuori alcuni superlativi assoli di chitarra. Per fortuna, questi ultimi sempre orientati al pezzo e senza mai strafare come nel caso dell’apertura del platter affidata all’incisiva “Rise Again”. Qui i delicati synth e i sottili riff di chitarra danno il via alla traccia sviluppando un tocco ambientale e ritmato in cui Sweet canta con tonalità basse ma molto acute. Alessandro lo segue accuratamente armonizzando elettricamente le note brillanti della traccia con riff e assoli trascinanti e ben eseguiti.
Neal Schon sembra proprio il riferimento da seguire e sorprendentemente anche raggiungibile. Questo è un altro elemento importante da sottolineare perché Del vecchio riesce a incuriosire l’ascoltatore e a farsi apprezzare per la sua classe chitarristica in un certo senso inaspettata. Nella malinconica, “Anymore”, il ritmo cala vistosamente e l’italiano continua con i suoi armonici riff mentre Sweet si allontana in parte drasticamente dai suoi formidabili acuti per regolare la sua voce ad un rock leggero dalle enormi venature AOR, che abbellisce un gradevole ritornello. La successiva e sdolcinata “Pieces Of Forever” è un hard rock melodico dal trascinante refrain in cui il singer statunitense inasprisce la sua voce sostenuto da un invadente tastiera e da una ammaliante chitarra elettrica. Questo è uno di quei brani che mostrano al meglio il talento chitarristico di Del Vecchio, profuso dai riff di apertura alla veemente sezione solista. Sulla stessa lunghezza d’onda segue l’ottantiana “Hope’s Holding You”, un vero e proprio tributo ai leggendari Journey perché contiene un epico ritornello, interpretato bene dal vocalist e un galoppante assolo chitarristico di tutto rispetto.
La canzone migliore arriva comunque con la formidabile ballata, “Spinning Wheel”, un lento cupo e quasi blueseggiante guidato dalle sottili corde vocali di Michael e dagli accordi tristi e riflessivi della sei corde elettrica, spronata da una vivace tastiera in sottofondo. Alcune canzoni richiedono un po’ di tempo per essere assimilate pienamente: è il caso della movimentata “Out Of The Dark”, dell’allegro up tempo “Soul Inside”, caratterizzato da una magica tastiera fusa ala perfezione con la sei corde elettrica o della rockeggiante e già sentita “Eternal Flame”; piacevole nel sempliciotto ritornello ma cantata egregiamente dal navigato front man a stelle e strisce. Per fortuna il ritmo sale e così pure l’energia nella successiva “To Be Saved”, song molto vicina ai lavori solisti di Sweet e allo stile potente dei suoi Stryper. Qua la chitarra del nostro Del Vecchio è superba e intermittente quanto basta a creare dei cambi di tempo molto interessanti.
Col pezzo che intitola l’album, “Return Me To Light”, ci si addentra in un suono ancora più autorevole rispetto al materiale precedente. I riff e gli assoli metal, l’orecchiabile ritornello e le ottime tonalità del cantante (con urlo finale incluso) sono il punto di forza di questa buona composizione. L’ultima e deludente “Wounded” è una ballata che lascia poco in mente nonostante sia sostenuta da un bel pianoforte. Nel complesso l’ugola di Sweet e la chitarra dell’amico italico non culminano insieme in qualcosa di importante. Sembra che il pezzo debba esplodere da un momento all’altro in qualcosa di epico ma invece si limita a far ammirare la grandissima bravura vocale di Michael e quella chitarristica dell’instancabile e sorprendente Alessandro. Peccato, perché essendo la canzone conclusiva poteva anche essere non pubblicata facendo chiudere il disco diversamente. In conclusione, Return Me To Light è un discreto debutto di classico hard rock melodico dai piccolissimi tocchi metal che però lascia poco dentro l’anima rock e metallica dell’ascoltatore. Non so se questo duo possa continuare in futuro ma Michael Sweet continuo a preferirlo con i suoi Stryper e Alessandro con i suoi Edge Of Forever perché entrambi nelle loro rispettive e storiche band sono più genuini e originali.