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Dalla Sardegna si eleva un gelido grido di lacerate membra e violenti brigantaggi, insurrezioni ribelli e richieste di indipendenza. Il tema portante del debutto omonimo del trio black metal dei Kre^u rivolge attorno a storie di banditi sardi in lotta per l’ottenimento dell’indipendenza dal dominio dei diversi conquistatori che nel corso del tempo hanno razziato e comandato la seconda isola in termini di dimensioni della nostra patria.
Il dialetto sardo è il linguaggio scelto per raccontare le storie che animano le sei canzoni del disco e ben si confà in termini di armonicità, ma anche di durezza, alle composizioni arcane ed elaborate prodotte dalla mente dei tre artisti coinvolti. Il canto tenores, tipico corale della regione, costituisce quel quid che dona un senso di originalità peculiare al prodotto nel suo complesso.
Sin dalla avventata quanto coraggiosa scelta di posizionare un recitato di ben nove minuti, dal titolo di “Dae Una Losa Ismentigada” ed arricchito soltanto da qualche arpeggio inquieto ed inquietante, si avverte il senso di ricerca della proposta. Da “Nottùrnu” in poi i binari si riposizionano su un più identificabile black metal che non rifiuta di richiamare certi Dissection (“Ebbia Su Sambene”), soprattutto se si considera il lavoro melodico arcigno delle chitarre, qui ad altrove supportate peraltro dall’impiego del mandolino.
A parte la batteria guidata da Nicola Piras, capace di differenziare elegantemente le diverse parti dei brani con stacchi veloci e lenti a piacimento e soprattutto a servizio del pezzo, il principale compositore Ignazio Cuga ci consegna le proprie idee concretizzandole in maniera decisamente buona e affidando i dettagli da levigare all’ingegnere del suono Filippo Mereu.
Kre^u non esce in maniera netta da canoni precostituiti ma si addentra in essi sondandone gli aspetti più folclorici e disperati, con lo scopo di lasciare un segno nell’ascoltatore che lo riporti in altre epoche, dure e per uomini rudi e violenti. Obiettivo centrato!