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Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!
Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.
Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!
NO ONE CARES – PAUSE/REBOOT (Autoprodotto)
Sonorità decisamente moderne, dove il confine tra crossover, nu metal e metal core è abbastanza labile. C’è chi per comodità definisce questo genere come “alternative metal”, ma così diventa ancora più difficile orientarsi. Le etichette non piacciono mai agli artisti, ma quando dobbiamo parlare di qualcosa e definirlo per incuriosire il lettore, beh siamo costretti anche noi ad incasellare. E dove mettiamo i No One Cares? Direi tra il crossover e il nu metal per non fare troppa confusione. Questi cinque brani presentano la formazione toscana dopo il disco d’esordio Dirt uscito nel 2015. Supervisionato e prodotto dal chitarrista eclettico Gabriele Bellini, i No One Cares giocano poche carte, ma buone per questa nuova presentazione. Una produzione pulita riesce a farci conoscere il quartetto toscano abbastanza da poter essere curiosi nel voler ascoltare il prossimo disco. Ritmi sincopati si fanno strada tra una melodia piacevole e mai troppo stucchevole. La voce di Tommaso Pescaglini passa da urla feroci al pulito in un modo molto naturale tra le linee musicali della chitarra tormentata da Andrea Gorini. Un basso morbido e pieno (Massimo Ciaccia) segue il tempo di una batteria pestata a sangue dalla cattivissima Elena Giraldi.. noi una possibilità la diamo, ma fuori il disco. Vogliamo sentire di più.. molto di più! (Ivan Gaudenzi)
ABYSS OF HEL – INTO THE ABYSS (MDD Records)
In seguito allo scioglimento dopo più di 20 anni di attività della sua precedente band Thrudvangar, complesso tedesco di Viking Black metal, il chitarrista Daniel Stromayer ha deciso di non perdere tempo, radunando subito alcuni validi musicisti della scena per creare i suoi Abyss of Hell! “Into the Abyss” è un disco che propone al suo nucleo un approccio marcatamente Death metal ma se ne distacca in gran parte per via della scelta di impiegare moltissimo la voce pulita, linee melodiche delle chitarre che spesso viaggiano su scale particolarmente epiche e ritornelli densi di pathos, benchè mai ruffiani o eccessivamente “patinati”. Le strutture dei brani sono immediate e coinvolgono l’ascoltatore senza particolari difficoltà ma in alcuni episodi, verso la conclusione dell’opera, aleggia un po’ di ripetitività, senza comunque lasciare che questa prenda troppo il sopravvento grazie all’impiego di soluzioni interessanti, dalle tastiere ai sintetizzatori fino ad arrivare a stacchi che coinvolgono basi digitali, assoli di bassi MIDI e effettistica moderna. Nello specifico consiglio l’ascolto di “Dolls”, “Shores of Mind” e “Ancient Fears”. (Vittorio Manzone)
PRINCESS – PRINCRAZINESS (Autoprodotto)
A distanza di 2 anni dal precedente “Temple of Music” (QUI recensito) ritornano i PrincesS, la poliedrica creatura dell’artista romano Freddie Wolf, autori fino ad oggi di ben 5 album di ottima fattura. Questa volta il disco segue un’impostazione davvero divertente: la canzoni non sono legate tra loro da una tematica bensì dal fatto che ciascuna riproduca in salsa parodistica sonorità di differenti nazioni/periodi storici, riprendendone il fulcro stilistico e condendolo con tanto spirito Hard Rock, un pizzico di Heavy Metal e tanta… PAZZIA! Ad esempio “Paesano Procession”, posta in apertura, riprende l’aria de “L’Italiano” di Toto Cutugno per narrare la giornata di un matrimonio tipico delle regioni del Sud Italia. Tra un pezzo funk ed uno AOR, testi ironici che pescano anche dalla cinematografia demenziale (“Young Frankenstein”), ottimi solismi e in generale belle idee ben compiute e realizzate, “PRINCraziNESS” regala una mezz’ora di vero divertimento. Da ascoltare a più riprese! (Vittorio Manzone)
GREAT MASTER – MONTECRISTO (Underground Symphony)
Sesto disco in studio per i Great Master, realtà italiana epic power che ci dona un platter dedicato alla novella del Conte di Montecristo scritta da Alexandre Dumas. Il risultato è un cd corposo, con orchestrazioni, tastiere e canzoni dai ritornelli potenti ed incisivi. Tutta la bravura dei musicisti di casa nostra è stata spesa per dare alla luce queste composizioni, davvero ottime, che riportano il power metal tricolore ad ottimi livelli. Un album che, fin dalla copertina, conduce l’ascoltatore in un viaggio in compagnia del Conte; di gran pregio i brani “I Am The Master”, “Final Revenge”, “The Left Hand Joke” e “Nest Of Stone” (troverete i video ufficiali in rete). Mi sento quindi di consigliare vivamente l’ascolto e l’acquisto di “Montecristo”, visto che si tratta di un ottimo prodotto, ben suonato, mixato e prodotto. (Fabio Rancati)