SUFFER YOURSELF – Axis Of Tortures

Titolo: Axis Of Tortures
Autore: Suffer Yourself
Nazione: Svezia, Ucraìna
Genere: Death Doom Metal
Anno: 2023
Etichetta: Aesthetic Death; Tragedy Productions, LevtKvlt

Formazione:

Lars Abrahamsson: chitarra
Stanislav Govorukha: chitarra, voce
Kateryna Osmuk: batteria, voce soprano, voce sporca aggiuntiva
Johan Selleskog: basso


Tracce:

01.   Enter The Axis (Intro)
02.   Axis Insanity
03.   Axis Despair
04.   Axis Pain
05.   Axis Time
06.   Serutrot Fo Sixa


Voto del redattore HMW: 6,5/10
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Axis Of Tortures è un macigno uniforme: un’occhiata ai titoli e un orecchio alle durate individuali (ascoltàteli però, via gli occhi da quei numerini!) per rendersene conto. Laddove Rip Tide, il lavoro precedente, dura la metà, ha un brano sul primo lato e due sul secondo, ed indulge più spesso in dilatazioni assortite, Axis Of Tortures ha un cuore di quattro pezzi veri e proprî, più brevi introduzione e conclusione. Il complesso centrale porta giri quadrati, a proprio modo inarrestabili; pesanti come il piombo. Death doom metal, o doom death metal se preferite, con celeri incursioni nel death e ancora più celeri nel funeral – scappatelle che non modificano il genere suonato ma lo arricchiscono.

Le parti veloci in contesti lenti ribadiscono una volta di più che gli Incantation – non quelli tirati a lucido degli ultimi vent’anni – sono obbligatorii per capire cosa sia il death metal, cosa siano tensione ed orrore. Le canzoni hanno schemi semplici ma sono articolate a dovere, senza mai dar l’idea che si tratti di un’esigenza cronometrica, e le sezioni finemente concatenate le une alle altre. La batteria esegue riff estesi e cangianti, con largo uso di doppia cassa; la voce ha una buona varietà ed è affascinante lo spettrale intervento della soprano (fino a che l’analfabeta di turno se ne verrà fuori con un “soprana”, suppongo) su “Axis Time”, pezzo che non avrebbe sfigurato nel suddetto Rip Tide.

Strano come lodi e ringraziamenti tirino in ballo casse ed apparecchiature analogiche in genere però ciò poi non traspaia dai suoni, sì pieni ma non certo sporchi come prometterebbe invece tale postulato.
A proposito di studî di registrazione e fasi produttive, detto che la scrivente non nutre stima verso le masterizzazioni di Greg Chandler, costei ha trovato affascinanti i giochi di spazialità qui conferiti a certe porzioni solistiche di chitarra – siano esse arpeggi ora nervosi ora inquietanti, siano esse a-solo, siano esse le linee melodiche soliste che percorrono parte dei brani.

Gli spazi talvolta angusti di certi generi non permettono grande fluidità di movimento; chi frenato da assenza di volontà, chi di talento, chi di urgenza, chi dell’intervento del buon fato. Axis Of Torture, se mai non già ovvio, richiede ascolti attenti e ripetuti, apre nuovi corridoî a mano a mano che i giorni scorrono.   I giorni.   Fatene buon uso.

 

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