GRAND – Second To None

Titolo: Second To None
Autore: Grand
Nazione: Svezia
Genere: AOR
Anno: 2024
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Mattias Olofsson: voce
Jakob Svensson: chitarra, basso e tastiera
Anton Martinez Matz: batteria e basso


Tracce:

01. Crash And Burn
02. When We Were Young
03. Leave No Scar
04. Rock Bottom
05. Sweet Talker
06. Lily
07. Kryptonite (feat. Nina Söderquist)
08. Out Of The Blue
09. All Or Nothing
10. Achilles Heel
11. Daze Of Yesterday


Voto del redattore HMW: 8/10
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Il trio svedese dei Grand debutta nel 2022 con l’omonimo album suscitando grande interesse e curiosità tra la critica specializzata e gli amanti dell’AOR. Adesso, dopo un anno e mezzo i vichinghi si ripresentano sempre sotto le ali protettrici della nostrana Frontiers con Second To None, confermando tutto quello di buono che si è scritto e detto sul loro conto. Il sound e la formazione sono rimasti invariati perché dietro al microfono troviamo sempre Mattias Olofsson, il chitarrista e produttore Jakob Svensson (Wigelius) e il batterista Anton Martinez Matz. Ormai, la Svezia da qualche anno è la capitale dall’hard rock e del metal europeo e in particolar modo del puro AOR internazionale con tantissimi gruppi che si contengono il podio continentale.

Olofsson descrive il nuovo album come: “un salto creativo che ci ha portato ad attraversare paesaggi musicali inesplorati, abbracciando una miriade di influenze…”

In effetti si tratta di una spiegazione veritiera fino a certo punto perché’ la band si allontana poco dalle radici del suo predecessore. Si nota invece un orientamento sonoro verso territori più duri come l’hard rock tradizionale di stampo europeo. Basta ascoltare l’apripista e ritmata, “Crash And Burn”, per rendersene conto. Qui però, in particolar modo, prevale un’armonia tipicamente AOR di stampo scandinavo con una miscela gradevole di chitarra e tastiera ed una voce abbastanza sorprendente di Mattias Olofsson.  Il ritornello è poi super orecchiabile stampandosi da subito in testa senza uscirne facilmente. Le influenze sonore sono comunque molto condizionate dalle band fondamentali del rock melodico come i Toto, i Giant, i Foreigner e i Journey su tutti. In canzoni come: “Rock Bottom”, “All Or Nothing” e “Achilles’s Heel”, invece si sente una certa pesantezza mitigata però da venature sempre molto melodiche. La prima possiede un potente e minaccioso sound di duro rock. A parte la splendida ugola di Olofsson e i magnifici cori, spicca l’assolo chitarristico del compagno Jakob Svensson fatto di scale leggermente diverse tra loro ma molto efficaci. Se la seconda mostra una certa maestosità e un suono ottantiano tipicamente abbellito da voci sottili e alternate, la terza con la sei corde elettrica e il suo massiccio suono va direttamente al sodo offrendo la tipica armonia sonora dei Grand risultando così una delle più belle tracce del platter. Rimanendo in tema di sonorità forti e diversificate, occorre segnalare il connubio tra l’hard rock e l’atmosfera AOR di “Sweet Talker”, un veloce e movimentato pezzo rock dove si assapora uno strepitoso assolo di sax Kristian Brink. Idem per l’atmosferica e super melodiosa, “Kryptonite”, traccia alla Art Of Work, dove si ode un incantevole duetto tra il frontman Olofsson e la connazionale e collega Nina Söderquist. Piace la matrice AOR e l’accattivante ritornello di “When We Were Young”, traccia anni ’80 dalle tipiche sonorità della West Coast con Mattias ancora protagonista per via della sua acutissima e soave timbrica vocale che va venire semplicemente i brividi. La successiva, “Leave No Scar”, continua con questa scia mielosa e raffinata partendo in quarta con una imponente sezione vocale a cappella e un possente riff di chitarra, attenuato, dopo dalla solita brillante e melodicissima tastiera, dall’ottimo Svensson. Il ritornello è poi fantastico e sdolcinato quanto basta per far canticchiare l’ascoltatore più distratto e diffidente. Il culmine della purezza e della classicità si riscontra nel lento dal titolo, “Lily”, introdotto da epici sintetizzatori e da una batteria e una chitarra classica dal tocco funky. La voce leggera e mielosa del singer svedese fa poi brillare un ritornello malinconico e commovente che quieta l’anima e la mente portandola a fermarsi e a riflettere. Insomma, l’AOR prevalentemente a stelle e strisce proposto dai ragazzi è semplicemente perfetto e attraente, anche se a tratti non molto originale. Un altro esempio è la sottile e allegra, “Out Of The Blue”, un altro solco del disco di puro e tradizionale AOR caratterizzato da un coinvolgente e melodico ritornello, e da adeguati strimpelli di chitarra classica ed elettrica. L’ultima e seconda ballata della raccolta, “Daze Of Yesterday”, chiude, con un melanconico e teatrale pianoforte e una determinata voce, magnificamente un album ben realizzato e ben riuscito che si candida ad essere uno dei migliori dischi di questo spumeggiante 2024.

Second To None è un disco profondo, affascinante, elegante e dalle seducenti sfumature abbinato ad una superlativa produzione, che mette in evidenza la bravura di questi artisti svedesi amanti follemente del classico suono melodico americano. L’asticella si alzata rispetto al debutto e il futuro è dalla loro parte!

 

 

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