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+ Enterprise Earth
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Live @ Legend Club (Milano) – 03/02/2024
La serata è fresca, ma sin dalle 17, parecchie persone cominciano a popolare il dehor del Legend Club.
Dalle 18 c’è già la coda all’ingresso e gira voce che l’evento sia tutto esaurito, con qualcuno che si sta già lamentando con la sicurezza. I chilometri fatti erano tanti e il biglietto si contava di comprarlo sul posto. Pare che si trovi un accordo, ma l’appunto all’organizzazione che avrebbe dovuto avvertire prima va fatta.
La nostra è passione e ci mettiamo tutto, un minimo.
Aria elettrizzante quindi, tanta gente per un evento che con quattro band, richiama parecchi.
Alle 19 si da inizio alle danze, io e il mio compagno di serata (oltre che compagno “scribacchino” su queste pagine Lele Triton) ci infiliamo in coda ed arriviamo in sala con gli ORGANECTOMY che hanno da poco cominciato le “danze”.
Veniamo travolti da un growl profondo e da un suono di rullante decisamente eccessivo, che però si sposa perfettamente con l’ambiente e la serata.
Non conoscevamo questi ragazzi Neo Zelandesi e devo dire che fanno egregiamente il lavoro di riscaldare la folla accorsa. Il loro è un death metal primordiale, non troppo marcio ma nemmeno troppo tecnico, con i classici breakdown molto “core” e con una notevole dose di cattiveria e attitudine.
Devo dire che come apertura non sono stati niente male. Penso siano classificabili come un buon gruppo di seconda fascia e, salvo evoluzioni future, questo è il loro “campo da gioco” (Cit.).
Giusto il tempo di una pausa fisiologica e ordinare la seconda birra della serata che i SANGUISUGABOGG prendono possesso del palco.
Già da diverso tempo su questi ragazzi dell’Ohio aleggia un velo di hype e se ne leggono lodi sperticate ovunque.
Da buon curioso, mi ero preventivamente e, copertina discutibile a parte, l’ascolto non mi aveva particolarmente impressionato.
I nostri propongono un death metal invece sì molto marcio (a differenza dei precedenti), con suoni altrettanto marci e un riffing apparentemente molto basico e diretto.
Ammetto di non essere riuscito ad ascoltare il disco per intero, ma avevo comunque apprezzato diversi pezzi. Senza per questo gridare al miracolo.
Con queste premesse, non entusiasmanti, mi appresto a godermi lo spettacolo.
I ragazzi però in sede live rendono decisamente bene, ripropongono molto bene i loro pezzi, sono coinvolgenti, scatenano ed aizzano il pubblico più volte. Va dato a Cesare quel che è di Cesare : sono bravi e i 45 minuti di concerto, con la loro musica genuina, dissacrante e gore, sono tenuti benissimo e scaldano ancora di più (per quanto possibile) il pubblico.
[Lele Triton] : nome strano e logo che sembra uno scarabocchio. Ero molto curioso di sentirli dal vivo, perchè nonostante le ottime recensioni in giro, non ero riuscito a comprenderli. Molto confusi nella proposta (Beh, che pretendi? Ma hai visto di che parlano? Direte voi) e con troppi inserimenti fuori luogo, per quel che vorrei sentire io da una band di questo genere. Invece mi hanno colpito, il palco è il posto adatto per loro: grezzi e trascinanti (non c’è stato un attimo senza che qualcuno si lanciasse dal palco o partisse un circle pit). Tutto sembra avere più continuità e la risposta del pubblico dimostra che sono una band apprezzatissima. Promossi!
Piccola parentesi : mi considero (con anche il mio collega) ormai tra i vecchiardi e veterani del genere, avendo superato la quarantina e avendo parecchi anni di concerti sul groppone. Grandi e piccoli. Notiamo con piacere che questo evento al Legend ha richiamato, molto probabilmente anche grazie a questi gruppi spalla, un pubblico molto (in alcuni casi moltissimo) giovane, oltre che femminile.
Potrebbe qui partire una digressione sul fatto che, in qualche modo, ci sia un ricambio generazionale e che i giovani hanno trovato delle figure che stanno richiamando attenzione e che possono pensare di portare affluenza giovane al nostro genere preferito.
Quanto saranno in grado di andare avanti 30 e passa anni come gli headliner o altre band storiche, non lo sapremo mai, però è confortante.
Viene quindi il momento degli ENTERPRISE EARTH.
Anche in questo caso, il sottoscritto (e anche il collega) arrivano decisamente impreparati su questi ragazzi.
Penso che faccia parte del bello dei concerti, servono anche a scoprire qualcosa di nuovo giusto?
Ebbene, devo dire che siamo entrambi rimasti ben più che impressionati da questa band di Spokane.
Il campo in cui si muovono è quel deathcore con intro orchestrali, stile Lorna Shore, molto variegato dove i nostri inseriscono elementi di vari generi.
A differenza dei sopracitati, una pulizia di suoni, un estro più scoppiettante e probabilmente più fantasia, contribuiscono a consegnare dei pezzi meno piatti e monolitici, meno complicati e più ficcanti. Dove fanno capolino tastiere, pianoforte, voci pulite e tanto altro.
Insomma, centrano il bersaglio, complice anche la foga e il coinvolgimento che il nuovo cantante è in grado di portare, con i suoi growl/scream e compagnia molto vari e sentiti, un batterista notevole e preciso, aiutato da un bassista impeccabile andando a formare una sezione ritmica terremotante. Il muscoloso chitarrista, che condivide anche una parte delle fatiche alla voce, si dimostra decisamente bravo e coinvolgente anche lui, con riff alle volte schizofrenici, alle volte lineari, ma sempre centrati.
[Lele Triton] : Non avevo mai ascoltato gli Enterprise Earth: male, molto male. Una band spettacolare, certo non inventano nulla, ma sanno mescolare egregiamente death metal/grind/metalcore creando brani violenti, ma con sprazzi di melodia ed inserimenti di chitarre acustiche e synth. Leggo che con il nuovo album hanno cambiato il cantante: guardando quel mostro barbuto sul palco direi che hanno fatto un ottimo acquisto. Bravo in tutte le situazioni ed i mille cambi, dal growl allo scream al pulito. Sessione ritmica precisa ed un chitarrista bravissimo, sia nei riff che nella parte solistica. Ottima scoperta, sono ufficialmente un loro nuovo fan.
Immaginiamo la scaletta concentrata sui pezzi del nuovo disco uscito ufficialmente proprio il giorno di questo concerto.
Probabilmente non diventeranno mai un riferimento, ma sono una bella scoperta.
Dopo la seconda pausa birra e una boccata d’aria, con qualche saluto ad amici e conoscenti (i concerti sono anche un bel ritrovo), ecco arrivato il momento dei mostri sacri SUFFOCATION.
Personalmente era la prima volta che assistevo ad un loro concerto e, vista anche la scaletta, credo che ci siano tutti i crismi per definirlo un grande spettacolo.
Suoni chiari e definiti (anche se si poteva fare meglio), pezzi che arrivano da quasi tutta la discografia (EP compresi, anche se mancano all’appello tracce dal più progressive di tutti “Pinnacle…“), esecuzioni perfette sia da parte dei chitarristi, sia dal chirurgico ed energico armadio a due ante dietro le pelli. Il buon Ricky al microfono (non nuovo a questo ruolo) non fa rimpiangere la definitiva uscita del vecchio Frank Mullen, mentre risulta un pelo in disparte, nonostante fisicamente al centro, il biondo crinito Derek Boyer.
Una prestazione maiuscola, in grado di tenere alto il livello per tutta la durata, circle pit che si sprecavano, crowdsurfing a go go (con Ricky che aiutava i malcapitati a non spaccarsi l’osso del collo e sul quale potremmo fare riflessioni, ma non voglio fare il bacchettone).
Personalmente gradisco quando i membri del gruppo sul palco, specialmente se così importanti ed influenti, interagiscono col pubblico. Senza strafare o senza perdersi in inutili invettive, però è sempre piacevole qualche parola da parte di chi si esibisce, magari esulando anche dal classico (e un po’ paraculo) “you are the best crowd in the world” condito dal “fuck” di turno. Ma di certo non giudicherò un concerto così valido e soddisfacente per questa finezza.
Simpatiche le ospitate dei cantanti di Sanguisugabogg e Enterprise Earth, pur non aggiungendo nulla più che una dose di divertimento ad una serata oggettivamente impeccabile.
[Lele Triton] : Che dire dei Suffocation se non che sono spettacolari? Una potenza esagerata anche se con loro i suoni peggiorano di qualità, forse nel tentativo di dare più “botta” si è incasinato troppo l’impianto. Sono dei maestri e l’esperienza si fa sentire, dalla gestione del palco al rapporto con il pubblico. Pubblico? Volevo dire “bolgia infernale di pazzi”. Il tempo passa, le formazioni mutano, ma il concetto di band resta: i Suffocation sono una delle rappresentazioni viventi che il Death Metal è ancora oggi un genere apprezzatissimo, sia dai vecchi metallari che dai giovanissimi, davvero tanti e carichissimi. Un Legend così pieno ed infuocato non lo vedevo da tempo!
Dopo l’immancabile encore con “Bind Torture Kill”, i nostri si congedano dal pubblico con una buona dose di “Grazi” e lancio di plettri.
Li ritroviamo poi al bar, insieme ad altri membri delle band spalla, disponibili per una foto e una chiacchiera con una birra in mano.
Degna conclusione di una serata notevole.
P.S. : chiediamo umilmente perdono per le foto fatte dal mezzo del pubblico o in angoli dove trovare un’inquadratura, ma, nonostante il “Photo Pass” concesso, il Legend Club è uno di quei posti che definire disagevole per le foto è un eufemismo. Francamente non me la sono sentita di fare lo sborone con il pass e far spostare gente attaccata alla transenna dalle 6 per una foto o due. La serata l’abbiamo vissuta e la riportiamo come dei comuni mortali.
Enkindled + Lele Triton
Live @ Legend Club (Milano) – 03/02/2024
- Seraphim Enslavement (Hymns From the Apocrypha)
- Cataclysmic Purification (Blood Oath)
- Breeding The Spawn (Breeding The Spawn)
- Dim Veil of Obscurity (Hymns From the Apocrypha)
- Pierced From Within (Pierced From Within)
- Funeral Inception (Despise the Sun EP)
- Perpetual Deception (Hymns From the Apocrypha)
- Effigy Of The Forgotten (Effigy Of The Forgotten)
- Hymns From the Apocrypha (Hymns From the Apocrypha)
- Catatonia (Human Waste EP)
- Liege of Inveracity (Effigy of the Forgotten)
- Infecting The Crypts (Effigy of the Forgotten)
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ENCORE
- Bind Torture Kill (Suffocation)