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Recensione scritta da Fabio Perf.
Volete del metal veloce, travolgente, senza troppi fronzoli, che arriva dritto al sodo ma che comunque mantiene una componente melodica e trascinante? Niente paura! È uscito il nuovo disco dei Traveler!
E potrei chiuderla qui e tutti a casa! Ma andiamo nel dettaglio di questo Prequel To Madness, terzo lavoro della giovane compagine canadese.
Come intuibile dal mio incipit, i Traveler non stravolgono quello che è il loro suono, il loro stile, ma proseguono semplicemente la propria marcia, confezionando otto piacevolissime tracce (più un intro). In questo nuovo album, i canadesi riprendono l’anima più sfrontata e d’impatto dell’omonimo esordio (2019) e la miscelano col successivo Termination Shock (2020), album leggermente più articolato. Il risultato è un disco dirompente che spazza via dubbi e incertezze su quello che deve essere il vero heavy metal, anche oggi nel 2024!
Col brano di apertura “Take The Wheel” (preceduto dall’intro “Mayday”) ci sembra di ritornare ai tempi di primi Iron Maiden di Killers (ma con qualche “vitamina” in più), con dei fraseggi di chitarra devoti alla NWOTHM, una sezione ritmica adrenalinica e la voce alta e, al contempo aggressiva, del bravissimo JP Abboud, uno dei cantanti più dotati e versatili in circolazione.
Con le successive tracce (“Dark Skull”, “The Law”) veniamo travolti da una cascata di note metalliche, grazie ad emozionanti duelli di chitarra, con la voce del buon JP sempre sugli scudi.
“Rebels Of Earth” è un pezzo più cadenzato, che ci riporta direttamente negli anni 80, e che ci fa scuotere la testa al ritmo metallico dei Traveler. Il break centrale è fomento allo stato puro, prima degli assoli di chitarra. “Heavy Hearts”, il primo singolo di “Prequel To Madness”, non è altro che un inno metallico, con un coro decisamente orecchiabile e con un JP, dalla voce multiforme, che vola altissimo!
Il disco termina proprio con “Prequel To Madness” che è anche il brano più lungo mai pubblicato dai Nostri (supera i 7 minuti): ci troviamo di fronte a un’avvincente marcia metallica, con una parte centrale più lenta, che dà spazio prima alle armonizzazioni delle chitarre e poi a dei solo trascinanti. Dopo aver ripreso il tema iniziale, il brano si conclude con una coda di chitarre acustiche, il tutto davvero ben concepito!
Tirando le somme, i Traveler superano brillantemente la fatidica prova del terzo album, e ci consegnano un lavoro che non può e non deve mancare nella collezione di tutti i metal-maniacs che si rispettino! Ora non ci resta che attenderli (speranzosamente) su qualche palco italiano!