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COMFORT FESTIVAL – un festival comodo
In vista di un festival molto particolare e orientato per il pubblico più adulto e con tendenze rock/blues, ci siamo incuriositi molto e abbiamo intercettato l’organizzatore del festival, un personaggio molto noto tra gli addetti ai lavori che risponde al nome di Claudio Trotta. Il festival, giunto alla sua terza edizione, si svolgerà presso la Nuova Darsena di Ferrara il 07 luglio – ecco qui il cartellone e gli artisti previsti per la serata.
Ciao Claudio, intanto grazie per la disponibilità. E’ sempre bello potersi approcciare e confrontare con qualche addetto ai lavori di grosso calibro. A volte è un po’ come intervistare un grande artista. Una persona di una certa esperienza gode di stima e fama di colleghi e altri addetti come noi. Per cui è un piacere poterti fare qualche domanda sul COMFORT FESTIVAL di Ferrara. Ne ho approfittato per qualche curiosità personale, vista la ghiotta occasione.
Con Barley Arts state organizzando la terza edizione del Comfort Festival a Ferrara, ma iniziamo dal principio. Come nasce e come sono andate le prime due edizioni?
L’idea originale del Festival risale al periodo del Covid quando tutto lo spettacolo dal vivo subiva divieti e limitazioni di capienza. Tuttavia già in precedenza ho sempre avuto una particolare attenzione alla dimensione e alle caratteristiche delle location ed un forte desiderio di ideazione e promozione di festival e rassegne “boutique” che sono abbastanza comuni in tutto il mondo ma non in Italia privilegiando la qualità alla quantità. Avevamo già sperimentato questa dimensione con DIECI GIORNI SUONATI festival che abbiamo ideato e promosso per un certo numero di anni al Castello di Vigevano e Comfort Festival a Ferrara è una emanazione di quella rassegna a cui sono personalmente molto affezionato.
In scaletta per questa edizione avete puntato su ottimi nomi del panorama rock blues folk internazionale. Abbiamo The Gaslight Anthem nella loro unica data italiana, ma anche con Gary Clark Jr e Rival Sons ci teniamo su bei nomi del genere. Sono gruppi che fanno sicuramente grossi numeri negli Stati Uniti. Qui in Italia, per tua esperienza, sono più di nicchia o c’è un folto pubblico pronto ad infiammarsi?
Essere di “Nicchia” non è un limite qualitativo e può risultare una notevole opportunità in tempi di considerevole omologazione musicale. Si tratta di rendere la nicchia “sostenibile” allargandone i confini e facendo si che fasce di pubblico anche di generazioni diverse ne possano godere.
Al Comfort Festival si va non solo per i nomi, ma anche per l’atmosfera. Molti stanno già parlando di andarci a prescindere dal conoscere o meno i gruppi. Cosa ci puoi
dire di che aria si respira quella sera?
Credo che sia molto importante sottolineare il rapporto qualità prezzo che metterà il pubblico già di buon umore. Sicuramente ci sarà rilassamento e spazio fisico oltre che una adeguata scelta enogastronomica e alcune attività e servizi accessori che comunicheremo prossimamente.
Dopo il parco urbano e piazza Trento e Trieste avete scelto la Nuova Darsena di Ferrara. Come mai questo cambio e quanto in più pensi possa dare questo luogo al
festival? Sembra davvero un bel posto!
Credo davvero che la Nuova Darsena risulterà la location perfetta sia per la comodità di accesso, che per la qualità dell’ambiente oltre che per la collaborazione con la AMF la scuola di Musica Moderna adiacente con cui stiamo elaborando iniziative interessanti sia per gli studenti che per il pubblico.
Un tocco di italianità con i Lovesick, l’unica formazione tricolore del festival, ce li vuoi presentare e dirci come mai sono stati scelti?
Sono bravi, disponibili e musicalmente affini con il mood del festival dove hanno già suonato nel 2021.
Una domanda personale a Claudio Trotta. Tu mastichi molta musica e penso che sei un grande amante di tutto (o quasi) quello che produci. Quali sono i tuoi gruppi preferiti in generale e su quali hai più aspettative per questo Comfort Festival?
The War and Treaty saranno una sorpresa formidabile per tutti. Io amo tutta la Musica anche quella che non produco .Fra i miei preferiti il jazz, la musica roots, John Prine, Wille Nelson, Frank Zappa, Bartok, Chopin, Satie e Mahler, il dub, Slipknot e Slayer, Yes, Van Der Graaf Generator oltre che tutto il prog, Joni Mitchell, Sandy Denny, Van Morrison, Dusty, Billie Holyday e tanti altri .Ma ho sicuramente dimenticato molti generi e artisti .
Da organizzatore avrai sicuramente notato la grande differenza tra Italia ed estero. Mentre da noi i concerti sono spesso una macchina da soldi (nessun attacco personale, sto parlando generalizzando), all’estero ci sono tanti concerti dove l’evento non è legato solo ad un pubblico “pollaio” un po’ bistrattato per non poter uscire dall’arena e dover spendere cifre astronomiche per bere e mangiare e guardare gruppi. Le proposte fuori dai nostri confini spesso sono legate a luoghi con spazi d’ombra, giochi, zone relax e tanto altro da poter fare ai festival e prezzi accessibili a tutti (ormai tanti sopra i 40 anni si muovono in famiglia). Come mai questo in Italia non funziona?
Non credo in questa differenza fra Italia e l’estero. Ormai il live è ovunque business oriented. Restano alcune isole felici un po’ ovunque anche in Italia ma sono sempre più rare. Il rischio reale che stiamo correndo nel mondo è quello di una estinzione culturale.
Un’altra prerogativa in Italia è quella di avere tante date con un forte nome a prezzi altissimi, mentre fuori sono nati dei festival che sono riusciti a portare tantissimi gruppi in un unico cartellone, grazie all’utilizzo di 3 o anche più palchi. Anche questo in Italia non funziona?
Nel trienno 94/95/96 ho ideato e promosso Sonoria Leggendo nella voce di wikipedia si possono trovare molte risposte alla tua domanda.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sonoria_festival
In Italia non c’è la cultura ,l’informazione ,la formazione e l’educazione musicale nelle scuole necessarie per godere di festival di questo genere e dubito molto che mai ci sarà.
Ne approfitto per togliermi un sassolino dalla scarpa e stuzzicare un po’ gli addetti ai lavori! Quanto pensi sia importante la pubblicità in Italia e noi giornalisti? Insomma, siamo sempre un po’ l’ultima ruota del carro. Non si pagano più le pubblicità sulle webzine, bisogna elemosinare accrediti o pass foto che magari vanno ad una serie infinita di “persone ammanicate”; a volte siamo bistrattati per stuzzicare e portare all’attenzione certe questioni di cui tutti parlano, ma nessuno vuole prendersene la responsabilità. Insomma, credo che facciamo da anni un lavoro molto importante per la musica e ora che i giornali sono meno in vista potremmo avere un grosso potenziale… tu cosa ne pensi di questa nostra condizione?
Credo che i media siano PURTROPPO diventati irrilevanti. Il consolidamento di troppe componenti della intera filiera internazionale nelle mani di poche società multinazionali ha reso la comunicazione omologata e più “povera”.
Vado in chiusura Claudio, abbiamo passato un periodo molto difficile con il Covid e le varie restrizioni. Oggi stiamo vivendo una seconda ondata di musica. Sono tornate le vendite di dischi, le arene sono piene, la voglia di musica c’è! Come vedi i prossimi 10 anni per la musica rock in generale?!
Complicati per tutti musicisti, promoter ,discografici ,produttori di strumenti musicali ma come sempre cercheremo di fare la nostra parte trovando nuove sfide e opportunità.