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« Per noi, uomini contemporanei, il male peggiore è costituito dal fatto che, a causa di varie condizioni della nostra vita ordinaria e specialmente a causa della nostra anormale “educazione”, al momento in cui sopraggiunge l’età responsabile possediamo una presenza corrispondente soltanto al ramo del fiume della vita destinato a perdersi negli abissi sotterranei, che quindi imbocchiamo e che da quel momento ci trascina dove vuole e come vuole, mentre noi, senza riflettere alle conseguenze, ci lasciamo trasportare passivamente come relitti alla deriva.
Finché rimarremo passivi, non solo saremo costretti ad essere puri e semplici strumenti al servizio delle “creazioni involutive” della Natura, ma dovremo anche sottometterci come schiavi per il resto della nostra vita al capriccio degli avvenimenti più ciechi.
Poiché la maggioranza fra voi, pur avendo già superato la soglia dell’età responsabile, riconosce sinceramente di non aver ancora acquisito il proprio “Io”, e poiché d’altro lato, in base agli aspetti essenziali di quanto vi ho appena detto, vi rendete conto che le prospettive future non sono particolarmente gradevoli, allora, per evitare che voi – proprio voi che avete preso coscienza di ciò – siate troppo “scoraggiati” e cadiate nel “pessimismo”, così diffuso nella vita anormale di oggi, vi dirò in tutta franchezza, senza alcuna riserva mentale e sulla base di convinzioni acquisite grazie a lunghi anni di studio e rafforzate da numerose esperienze condotte con mezzi eccezionali – sui cui risultati ho fondato l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo – che non è troppo tardi neanche per voi. »
Questo l’ultimo concetto concreto espresso da Գեորգի Իվանի Գյուրջիև / Georges Ivanovič Gurdjieff nel suo « I racconti di Belzebù a suo nipote », libro sul quale è incardinato l’operato tutto degli Ananda Mida, gruppo – o dovremmo piuttosto dire “collettivo” – creato e condotto da Max Ear (OJM e Poison Deluxe nonché socio fondatore della Go Down) e Matteo Pablo Scolaro. Al terzo e, secondo quanto programmato in sede di fondazione, ultimo capitolo della loro discografia, l’apogeo dell’intensità espressiva può dirsi probabilmente toccato. È in un tripudio di fumi hard-rock-psichedelici, cadenze rock, lascività funky, grattate hard rock e scansioni funk rock che l’ente Ananda Mida induce all’allentamento dei sensi quando non al delìquio. Reconciler trascina in un lago taumascopico mollemente frenetico nel quale è delizioso annaspare, affondando, per contrasto, in un’assenza di quella speranza promossa con forza dal filosofo armeno.
Che siate o meno quel “relitto alla deriva”, che i colori vi si sovrappongano o meno fino a divenire una cortina nera come la certezza di un futuro assente, la mano di Ananda Mida è tesa verso la vostra. A voi stringerla o scivolare nell’eternità di una soffocante solitudine.