Pillole d’Acciaio #03-2024

Tracce:

Galvornhatol – H-Alpha

Show N Tell – The Ritual Has Begun

Inculter – Morbid Origin

Doomtail – Chapter 1


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Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!

Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.

Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!

 

 

Galvornhathol – H-Alpha (Autoprodotto)

I tedeschi Galvornhathol, nome derivante dalla congiunzione di alcuni termini tolkeniani, pubblicano questo EP interlocutorio che funge da “antipasto” alla terza parte di una trilogia inaugurata nel 2020 con “I” e proseguita nel 2022 con “II”. Le tematiche sono molto particolari e virano attorno a costrutti filosofici e scientifici relativi all’universo e alla curiosità umana sospinta alla ricerca di risposte sull’esistenza del tutto. La galassia musicale di riferimento è quantomeno “nebulosa” (perdonate il gioco di parole astrale…) poiché da quella che a primo acchito parrebbe essere una traiettoria Black-Gaze, presto vengono delineate nuove vie lattee che ad un’impostazione lirica certo aggressiva a metà tra growl e screm, seguono un tappeto musicale che in alcuni casi (“Virga”) fa persino pensare a degli Offspring sotto acidi. Particolarità che reputo ottima e coinvolgente a tutti gli effetti in ognuna delle quattro composizioni dell’opera. Da ascoltare con attenzione, può emozionare anche i cuori più duri. (Vittorio Manzone)

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Show N Tell – The Ritual Has Begun (No Remorse Records)

No Remorse Records non sta sbagliando un colpo. Negli ultimi anni, tra esordi, ritorni e ristampe, l’etichetta greca ha fatto uscire una serie di dischi molto interessanti per gli amanti delle sonorità tradizionali: questo “The Ritual Has Begun”, debut album degli Show N Tell, non fa eccezione e va ad aggiungersi alla corposa lista dei miei prossimi acquisti! Originario di Phoenix, Arizona, dove si forma nel 2019, il quartetto americano propone un rovente e velocissimo heavy metal, semplice e diretto come un treno in corsa, tra i cui ingredienti troviamo assoli affilati ed un riffing impetuoso, vocals altissime ma, a volte, un po’ troppo tirate (David Rodriguez mi ha vagamente ricordato un giovane Olof Wikstrand, ma molto meno pulito), ed una sezione ritmica potente e trascinante, con il basso ben udibile che martella nelle tempie. Le influenze nella musica degli Show N Tell hanno il sapore di Enforcer, Skull Fist e Stallion, ma anche quello più datato di W.A.S.P., Iron Maiden e Judas Priest: “The Ritual Has Begun” mi piace molto per la sua genuina esplosività e la capacità – non scontata – di non perdere in spinta e grinta dopo pochi ascolti! Ci sarebbe da migliorare la produzione per rendere ancora più micidiale il loro heavy metal, aspetto che spero venga curato maggiormente con le future uscite: in ogni caso, “The Ritual Has Begun” è un gran bell’esordio! (Luca Avalon)

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Inculter – Morbid Origin (Edged Circle Productions)

Che la scena thrash metal sia nuovamente stantia da qualche anno, con pochi guizzi creativi e dischi da isola deserta ridotti all’osso, è un dato di fatto e, a ben vedere, anche la cosiddetta NWOTHM potrebbe fare la stessa fine, anche se non sembra ancora giunto il momento. Non disperate, qualche luce brilla ancora, qualcuna sicuramente più sinistra e oscura di altre, come quella incarnata dai norvegesi Inculter, ma pur sempre promettente e carica di spunti ben più che interessanti. Trio al terzo album di una storia cominciata nel 2012 (all’epoca, l’età media dei membri si aggirava intorno ai 15 anni), catalogato come “blackened thrash metal” ma, se permettete, semplicemente dei figli bastardi di Slayer, Celtic Frost e perché no, anche Metallica e Bay Area in generale (sentire “Death Reigns” per credere). L’epico bridge di “Age Of Reprisal”, la violenta “Children Of Demise” che ricorda i vagiti dei primi Death, la fuga tipicamente heavy classico di “Extinction”, con tanto di evocativo assolo, sono solo alcuni papabili esempi della creatura in costante mutamento a nome Inculter. Se anche “Morbid Origin” non sarà uno di quei dischi che vi faranno saltare sulla sedia provocando reazioni cutanee improvvise, a scavare adeguatamente fra i solchi potrete assaporare un ottimo lavoro di scrittura e di arrangiamento, che è quel che fa la differenza nel panorama odierno. (Pol)

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Doomtail – Chapter 1 – (Autoprodotto)

Primo album per i Doomtail, band di Kiens (Bolzano) attivi dal 2019, che propongono un genere al limite tra heavy, doom e stoner. Formazione a tre elementi – la più classica con chitarra/voce, basso e batteria – per generare un souno caldo e corposo in 7 tracce. Una bella voce pulita (che ogni tanto tende a sporcarsi un filo nelle parti più intense) è veramente un piacere sentirla in questo genere che sta diventando sempre più occupato dal growl; la costruzione dei brani è ben fatta e l’ottima produzione evidenzia le parti vocali che hanno tutte le caratteristiche per restare facilmente in testa. Linee vocali davvero varie ed interessanti in “Rose”, dove si scende molto di tonalità nella parte introduttiva, per poi venir lanciati un un midtempo della miglior tradizione NWOBHM. Poi “Dehumanizer” che ha dei riff rallentati che potrebbero ricordare del R’n’R, mentre “Berlin 1988” è decisamente più veloce ma con sonorità mescolate che ad ogni ascolto si sposta tra del metal anni 80 ed il doom del 70, “Like Desert and Rain” invece suona più moderna, le parti acustiche di “Drops Of Fear” sono pregevoli, ed il basso di “As We Are Dreaming” è martellante come giusto che sia; tutto questo rende il prodotto dei Doomtail decisamente vario ed interessante. In aggiunta le parti solistiche sono azzeccate e mai fuori posto, tutto è ben registrato e prodotto; con il valore aggiunto di un bell’artwork diciamo che questo primo lavoro è da valutare molto positivamente. Confidiamo in un Chapter II e di vederli suonare dal vivo. (Lele Triton)

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