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A 5 anni dal precedente True North, ritroviamo i norvegesi Borknagar.
Smaltite le sbornie per Winter Thrice, che riportava in auge i nostri in uno degli apici degli ultimi anni, e del successivo True North, dove si facevano i conti con la dipartita di Jens Rydland e dove la facevano da padrone le sensazioni e le temperature invernali, questo Fall, a cominciare dalla colorata e suggestiva copertina, segnala che la stagione è un po’ cambiata.
Quasi che marcasse lo scioglimento dei ghiacci e l’arrivo di una nuova primavera. Anche se si parla dell’autunno.
E sin dalle prime battute, incontriamo il classico stile dei nostri, con il loro black metal progressivo e infarcito di sonorità nordiche, melodiche, epica e folk.
Quello che appare chiaro è che questo Fall è la naturale e ovvia prosecuzione del precedente lavoro, dove fondamentalmente i nostri riprendono da dove avevano lasciato, cercando di mantenere la rotta tracciata già da qualche anno.
Già con la successiva “Nordic Anthem” incontriamo la forma più diretta del gruppo, con questo pezzo che fa il paio con “Voices” del precedente come tipologia (chiara l’impronta compositiva di Lars Nedland), che con il suo tocco quasi pop svolge egregiamente il ruolo di singolo acchiappa attenzione, senza per questo risultare fuori contesto o eccessivamente posticcia.
Procedendo nella scaletta, questa scorre fluida e si susseguono le tracce, dove segnalo “Moon” come una delle migliori e delle più ispirate, insieme alla interessante “Unraveling” che cattura l’attenzione con il suo ritornello ritmicamente riconoscibile e la conclusiva suite “Northward”.
In generale tutte le canzoni centrano il bersaglio, sia melodicamente, sia in ambito compositivo, grazie anche all’alternarsi delle voci sporche e pulite di Lazare e ICS Vortex, con i cambi di atmosfera tra pezzi più epici e altri con venature più folk, dove le influenze black risultano quasi di contorno rispetto all’inizio della loro carriera e, infine, con passaggi più melodici e caldi ad altri dove si spinge il piede sull’acceleratore.
Impossibile dare un giudizio negativo, ma devo notare un leggero passo indietro rispetto ai già citati Winter Thrice o anche al precedente True North.
Se da un lato si rilevano più leggerezza e qualche libertà nello svariare degli strumenti (qualche assolo particolarmente rock e arioso), dall’altro la mancanza della voce inconfondibile di Vintersorg e probabilmente anche il suo apporto in fase compositiva si fanno sentire. L’impronta sempre più progressive e sempre meno influenzata dalle varie componenti che hanno fatto grande questo gruppo è sin troppo evidente e anche non snaturando totalmente l’anima della band, relega alcune delle caratteristiche primigenie a mero contorno.
E ne consegue che, non avendo trovato la forza di spingere oltre l’asticella e complice il fatto che le atmosfere presentate in questo Fall siano appunto più calde e meno invernali, rendono questo lavoro meno ficcante e riuscito.
Personalmente, aggiungo, trovo l’autunno una stagione decadente, per ovvi motivi che non staremo a dissertare qui, ma di questa decadenza trovo quasi nulla in queste note.
E paradossalmente questo finisce per essere un album più primaverile che non autunnale.
In tutto questo, sarà anche il fatto che a veterani come i Borknagar, capaci di una discografia difficilmente arrivabile per tantissimi gruppi in circolazione, si tende sempre a chiedere tanto. E non è detto che questo arrivi sempre nel modo sperato.
Rimane comunque un lavoro ben più che valido, ma da Brun e soci, probabilmente, avevamo aspettative un po’ diverse.