JUDAS PRIEST – SAXON – PHIL CAMPBELL & THE BASTARD SONS – Mediolanum Forum


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JUDAS PRIEST – SAXON – PHIL CAMPBELL & THE BASTARD SONS
Mediolanum Forum – Milano

06.04.2024

Quella a cui abbiamo assistito non è stata una serata qualunque. L’heavy metal, quello più classico, è in tour in triplice formazione! Nel pacchetto sono inclusi Phil Campbell e i suoi “Bastard Sons”, i Saxon di Biff Byford e naturalmente i Judas Priest. Siamo consapevoli di andare non solo ad un concerto, ma ad un’adunata metallica storica, una vera e propria celebrazione. Sui Priest si è detto di tutto e di più e oggi, forse giunti al tramonto di una carriera stellare, impressa di grandi risultati e giunta ai suoi 50 anni, mi sono sentito dubbioso persino io. Insomma, come gran parte di gruppi con una carriera così imponente (e non solo), la formazione può essere altalenante e in questo caso, perdere due chitarristi di grosso calibro, per chi ha sempre seguito i Judas, è stato motivo di grossi interrogativi. Il sottoscritto invece, si stava chiedendo come se la sarebbe cavata Halford sui pezzi più difficili di una scaletta già sbirciata su internet prima dell’evento. Ad dissipare molti dubbi, abbiamo però un disco che fuori da alcuni invidiosi (o sordi) è stato quasi unanimemente promosso e persino osannato. Ma veniamo a noi. Siamo a Milano in una tiepida giornata primaverile, ma ancora l’ideale per trovarsi al chiuso la sera. Il Mediolanum Forum è al limite della capienza prevista (non tutti spalti in alto sono stati aperti). Ci sono volti noti nella folla, da amici di vecchia data a musicisti di svariati gruppi di tutti i generi; anagraficamente è abbastanza ovvio che di giovani non è che sia pieno e questo fa ormai capire che il cambio generazionale sperato non farà vivere ai ragazzi quello che abbiamo vissuto noi, ma la consapevolezza di questa cosa non è motivo di tristezza. Anzi, forse ci fa apprezzare al meglio quello che sarà poi difficile poter raccontare e spiegare a chi non c’era.

Partiamo con un palco sobrio e rock ‘n’ roll ed è con tanta umiltà e professionalità che entrano in scena Phil Campbell & The Bastard Sons. L’ex Motörhead e i suoi figlioli iniziano con una “We’re The Bastards” che assieme a brani come “Freak Show” o “High Rule” sono l’ideale per smuovere un pubblico che si toglie la polvere di dosso e dimostra con cori e urla che è oggi ben presente al Forum! Alla voce abbiamo il trascinatore Neil Starr, altro giovanissimo scozzese recuperato dagli Attack! Attack! Inutile dirlo, i pezzi che scuotono di più la folla sono sicuramente quelli legati alla celeberrima carriera del braccio destro di Lemmy Kilmyster che troviamo in gran forma. Con “Going To Brazil” e “Born To Raise Hell”, i nostri riscuotono i cori sperati e un palazzetto bello caldo e pronto ad andare avanti. Chiusura doverosa e un grande omaggio ossequiente a Lemmy con “Ace Of Spades” e giro di boa con “Strike The Match” dall’ultimo disco Kings Of The Asylum. Ottima performance che ci introduce ad una serata impeccabile e rumorosa, in grande stile.

PHIL CAMPBELL & THE BASTARD SONS

We’re the Bastards
Schizophrenia
Going to Brazil
Freak Show
High Rule
Born to Raise Hell
Dark Days
Ace of Spades
Strike the Match

Biff Byford e i suoi calcano il palco con alle spalle anche loro un disco molto apprezzato dalla critica, ovvero Hell Fire And Damnation. Purtoppo i primi brani ci fanno tentennare sulla performance della formazione inglese. Oltre “Motorcycle Man” e “Sacrifice”, dobbiamo attendere “And The Bands Played On” per tirare un sospiro di sollievo e sentire che il quintetto si è finalmente ripreso. Purtroppo il tempo è tiranno e non avremo ovviamente una scaletta completa, ma l’opportunità di sentire glorie che hanno fatto la fortuna dei nostri Saxon. “Heavy Metal Thunder” e “Strong Arm Of The Law” (preferita dal pubblico a “Crusader” che personalmente invece avrei voluto ascoltare) accompagnano in modo sublime i nostri che chiudono con il trittico sublime “747 (Strangers In The Night”, “Denim And Leather” e “Wheels Of Steel” che sigilla finalmente la ripresa del quintetto; con qualche problema tecnico sul palco, ma gradita ed accompagnata da un pubblico comprensivo e riparatore, “Princess Of The Night” fa scadere il tempo a disposizione e Biff e compagni devono lasciare il palco. Cosa dire!? Forse non la miglior esibizione, ma grazie ad una scaletta con pezzi storici, cori di una folla entusiasta e un Biff carico e un po’ ruffiano, ce la siamo portata a casa. Bene così!

SAXON

The Prophecy
Hell, Fire and Damnation
Motorcycle Man
Sacrifice
There’s Something in Roswell
And the Bands Played On
Madame Guillotine
Heavy Metal Thunder
Strong Arm of the Law
747 (Strangers in the Night)
Denim and Leather
Wheels of Steel
Princess of the Night

La tensione al Mediolanum Forum è forte e il desiderio di vedere ancora una volta i Judas Priest ci porta a stringerci più in direzione di un palco che si sta addobbando di scudi e luci. La formazione di Birmingham esce sulle note di “War Pigs” dei Black Sabbath. Un doveroso omaggio a chi, qualche anno prima, ha dato origine a tutto, anticipando di poco Halford e soci. “Panic Attack” è il brano scelto per dare inizio a questa serata, oltre che essere l’apertura dell’ultimo disco e da subito scioglie ogni dubbio sullo stato di forma di Rob, e sulla qualità dei due chitarristi, degni sostituti di nomi altisonanti che corrispondono a KK Downing e Glen Tipton. Richie Faulkner e Andy Sneap (anche produttore della band stessa) ricoprono infatti il loro ruolo senza necessità di restare anonimi. E’ su pezzi come “You’ve Got Another Thing Comin’” e “Breaking The Law” che possiamo chiaramente sentire quanto le sei corde stridono forte al suono distorto delle loro chitarre. Anche come attitudine sul palco non ci possiamo lamentare e l’età gioca sicuramente a loro favore. “Lightning Strike” è stata l’unica recuperata dal precedente e ottimo Firepower. Invece a debutto di tour dall’ultimo disco, abbiamo l’onore di poter ascoltare “Devil’s Child”. Intanto sul palco troviamo un Rob Halford molto a suo agio, con le sue giacche pesanti e scintillanti, sia con i pezzi più vecchi e difficili, che con quelli nuovi, scritti sicuramente per i limiti di un uomo arrivato ai suoi 72 anni, ma sicuramente accattivanti e stimolanti come la melodica “Crown Of Horns”. “Turbo Lover” e “Invincible Shield” ci accompagnano sempre più verso la fine di una scaletta già vittoriosa. E così dopo “Victim Of Changes” e “The Green Manalishi (With The Two Prong Crown)”, maestosa cover dei Fleetwood Mac, lasciamo che sia Scott Trevis a prendersi l’onore di presentare “Painkiller”. Famosa per il suo intro di batteria suonato e recuperato da molteplici formazioni e per essere uno dei brani e dischi più eccelsi dell’intera discografia dei Judas Priest. Il tempo di far riposare i nostri e puntiamo ancora una volta i riflettori sul palco occupato da cinque grandi musicisti, dove non dimentichiamo il basso storico della formazione di Birmingham, Ian Hill, sempre colonna portante dei Judas. “The Hellion” ci introduce a “Electric Eye”, un’altra grande perla recuperata da Screaming For Vengeance ed era il 1982, assieme a “Hell Bent For Leather” che ci fa tornare addirittura agli anni 70, ma non è finita. C’è ancora qualche sorpresa prima di chiudere il sipario ed è così che su applausi scroscianti e occhi lucidi, entra Glen Tipton, e si prende tutte le attenzioni in veste di terzo chitarrista, ospite su “Metal Gods” con il classico ingresso in moto di Rob Halford. Il morbo di Parkinson ha limitato molto il nostro eroe alla chitarra, ma la sua presenza stasera e in tour è il simbolo di chi non molla, di chi resiste alle avversità della vita e per questo motivo non possiamo che rimanere attoniti davanti tanta caparbietà. Con “Living After Midnight” andiamo davvero tutti quanti a casa, sulle note di “We Are The Champions” dei Queen, con il sorriso stampato sul volto del 100% dei presenti, consapevoli, chi più chi meno, di aver assistito ad una serata storica. Ad un concerto epico, con una scaletta eccezionale e dei musicisti all’altezza della situazione. Da chi li ha visti per la prima volta o chi ha alle spalle diversi concerti e chi ha avuto una moltitudine di opportunità, il giudizio è sempre il medesimo. Forse il concerto più bello dei Priest, che ci promettono di tornare! Noi non sappiamo se i nostri potranno mantenere la promessa, ne siamo consapevoli, ma togliamo il cappello e facciamo un inchino a chi da 50 anni a questa parte ci ha fatto tremare le gambe, ci ha fatto cantare e soprattutto, ci ha fatto emozionare con dischi, concerti e la loro musica heavy metal. Se avete sentito pareri molto diversi da questo, assicuratevi che il vostro interlocutore abbia assistito all’evento o consigliategli caldamente una visita dall’otorino. Judas immensi!

JUDAS PRIEST

Panic Attack
You’ve Got Another Thing Comin’
Rapid Fire
Breaking the Law
Lightning Strike
Devil’s Child
Saints in Hell
Crown of Horns
Turbo Lover
Invincible Shield
Victim of Changes
The Green Manalishi (With the Two Prong Crown)
Painkiller
—————————————————–

Electric Eye
Hell Bent for Leather
Metal Gods
Living After Midnight

GALLERIA FOTOGRAFICA

PHIL CAMPBELL & THE BASTARD SONS

 

SAXON

 

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