STORMHUNTER – Best Before: Death

Titolo: Best Before: Death
Autore: Stormhunter
Nazione: Germania
Genere: Heavy Metal
Anno: 2024
Etichetta: MDD Records

Formazione:

Frank Urschler – voce
Stefan Müller – chitarre
Andreas Kiechle – batteria
Burkhard Ulrich – chitarre
Fritz – basso


Tracce:

01. Morituri Te Salutant
02. Reaper
03. Altar Of Illusions
04. Nightmare
05. Fallen Angel
06. Death
07. Empty Shell
08. Vagabond
09. Berceau De L’Enfer
10. War Is Peace
11. A Mourning In August


Voto del redattore HMW: 5/10
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Sono quasi trent’anni che gli Stormhunter sono entrati a far parte della scena metal tedesca e nel 2024 tornano a proporre il loro suono tradizionale, qui impreziosito dagli arrangiamenti epici, tra cori ed atmosfere solenni.

I concetti ricorrenti ruotano intorno alla morte, vista da più punti divista, dalla perdita di redenzione alla pace eterna, che annebbia i sensi.

Best Before: Death si presenta quindi come un concept album che si apre con un convincente intro strumentale “Morituri Te Salutant” per fare strada alle successive tracce dell’album.
“Altar Of Illusion” decide invece di riprendere le sonorità di una ballata che per certi versi ricorda le atmosfere di “Toxicity” dei System Of A Down per poi riprendere una maggiore aggressività come già sperimentato in passato ma con una sostanziale differenza in termini di compattezza.

L’idea sonora del gruppo si fa sempre più chiara e tutto sommato godibile oscillando tra i sapori hard rock di “Nightmare” o il tenore più epico di “Fallen”, in cui il lavoro del batterista Andreas Kiechle si sposa con gli ottimi assoli dei chitarristi Stefan Müller e Burkhard Ulrich.

L’aspetto senza dubbio più divisivo dell’opera, riguarda il lavoro vocale svolto da Frank Urschler che risulterà apprezzabile dagli ascoltatori più avvezzi ad un timbro più punk con un controllo e una precisione lontani anni luce dalle più classiche voci metal che fanno invece dell’estensione il loro fiore all’occhiello.

Inoltre come spesso accade il confine tra coerenza sonora, omogeneità dell’album nel suo complesso e ripetitività degli elementi che lo caratterizzano è estremamente sottile.
Gli Stormhunter si trovano a superare questo confine su brani meno riusciti dell’opera come “Death” e “Empty Shell”.
L’album ha la possibilità di riscattarsi confezionando “Berceau De L’Enfer”, la traccia meglio riuscita delle undici e la ancor più suggestiva “War is Peace”.

Il disco si chiude sulle note della strumentale “A Morning in August”, una outro molto classica a tratti malinconica che mantiene i toni epici sempre cari al gruppo tedesco.

Gli Stormhunter tornano sulla scena confezionando un’opera coerente con la loro direzione artistica e con contenuti meno banali di quanto possano apparire in prima istanza, per quanto mai davvero capaci di sorprendere l’ascoltatore. Sebbene i fan saranno ben soddisfatti ma chi li ascolta per la prima volta noterà forse una piccola mancanza di coraggio in questo disco che forse ancora fatica ad uscire dalla sua cerchia di fedelissimi fruitori.

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