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Chi fra di voi si sentisse molto greco e poco cristiano sarà giocoforza persuaso che sia la potenza oscura ed incontrastabile del Fato, piuttosto che il libero arbitrio, a governare l’esistenza, la Natura tutta: un determinismo ante litteram. E ora ditemi, qual è l’evento incontrastabile per antonomasia se non il trapasso tra i trapassi? Ciò che è fatale è sì semplicemente quanto esatto dal Fato ma, per estensione estrema, si spinge fino a cagionar la morte. La vita è uno stato, la morte un guizzo. La vita è dolore e spesso lo è anche la morte, col suo soverchiante carico di angosce.
Il secondo album dei Goatburner non è né la prima né sarà l’ultima delle antologie di decessi violenti espressi in musica. Se Extreme Conditions squadernava alcuni dei disastri generati dalla sozza mano dell’uomo, Fatal tira in ballo la nostra crudeltà nelle sole “Hateful Beaks” ed “Attack” – curiosamente, i due brani in cui trovano posto le parti di batteria più interessanti. Dieci pezzi che suppongono una caricaturale sequela di maniere di soccombere ad un fato irriverente, ora scarnificati da un falcia-erba, ora traumatizzati a bordo piscina indi annegativi, ora tritati da un frullatore, ora irrimediabilmente mutilati dalla più classica delle motoseghe a gasolio.
La proposta? Ancora una volta death e grind (stavolta non parlerei di powerviolence) espressi in canzoni brevi, ritmi discontinui, fraseggi pseudo-svedesi e quell’orma non troppo nitida à la Rotten Sound impressa lungo un po’ tutta la scrittura. Già… perché, nel caso che ve lo foste perso, Kaos altri non è che G, al secolo Keijo Niinimaa, cantante del Suono Marcio finlandese.
La produzione lascia spazio alla dignità dello strumento, corposo e non ridicolizzato in sé, pur sempre trattato e post-prodotto. Interessante la gestione delle basse da parte di Kaos – mano all’unica foto promozionale, parrebbe infatti che la chitarra fuoriesca al contempo dalle Marshall e dall’Ampeg: semplice, genuino, efficace. Da canto suo, Spider è a proprio grande agio e costituisce innegabilmente l’esatta metà dell’impasto musicale dei Goatburner.
Per chi non è a caccia di sorprese né novità di sorta.