CLOVEN HOOF – Heathen Cross

Titolo: Heathen Cross
Autore: Cloven Hoof
Nazione: Gran Bretagna
Genere: Heavy Metal
Anno: 2024
Etichetta: High Roller Records

Formazione:

Harry “The Tyrant” Conklin – Voce
Luke Hatton – Chitarre
Chris Coss – Chitarre
Chris Dando – Tastiere, Cori
Lee Payne – Basso
Ash Baker – Batteria, Cori


Tracce:

01. Benediction
02. Redeemer
03. Do What Thou Wilt
04. Last Man Standing
05. Darkest Before The Dawn
06. Vendetta
07. Curse Of The Gypsy
08. Frost And Fire
09. Sabbat Stones
10. The Summoning


Voto del redattore HMW: 7,5/10
Voto dei lettori: 7.5/10
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Recensione scritta da René Urkus.

Alcuni, e forse anche chi vi scrive, ritengono che i Cloven Hoof siano la ‘grande incompiuta’ della NWOBHM: una band che aveva davvero tutti i presupposti e gli elementi per sfondare, ma che non ce l’ha fatta davvero inspiegabilmente, restando sempre un passo indietro rispetto alla prima linea di Maiden (ovviamente), come anche Saxon, Angel Witch, Praying Mantis e Tygers Of Pan Tang. Certo, i nostri si sono presi qualche rivincita, e la reunion che procede ininterrotta ormai da vent’anni li ha visti calcare i palchi maggiori dei festival di metal tradizionale: ma il pensiero che Lee Payne e compagni potessero fare cose più grandi resta sullo sfondo…

Come che sia, i britannici danno oggi un seguito al discreto Time Assassin, di due anni fa, con un cambio di formazione che incuriosisce notevolmente: il posto di George Call, sia chiaro un cantante di tutto rispetto, è ora preso nientemeno che da Harry Conklin. The Tyrant presta la sua voce alle dieci composizioni di questo Heathen Cross con la consueta verve: e se il sound è meno aggressivo di quello dei Jag Panzer, è comunque evidente la volontà dei Cloven Hoof di fare un salto back to the roots, ad esaltare la vena un po’ gotica che era caratteristica dei loro inizi.
Dopo la intro “Benediction”, che farà pensare i più anziani a King Diamond, e i più giovani ai Powerwolf (e naturalmente non commento il dato…), “Redeemer” ci offre potenza, la voce al vetriolo del Tiranno e tanta melodia: l’inizio è positivo!

“Do What Thou Wilt” ha uno strano impianto che oserei definire blueseggiante, ma l’esperimento è molto riuscito; e se dal canto suo “Last Man Standing” ha un (vago) approccio hard rock, possiamo certamente dire che la volontà dei nostri di variare un po’ le carte in gioco è evidente. “Darkest Before The Dawn” è una classica galoppata NWOBHM; le chitarre scatenate in “Curse Of The Gipsy” e il ritmo incalzante di “Vendetta” dimostrano che i nostri hanno voluto giocarsi tutto su brani relativamente brevi e serrati, per dimostrare di essere ancora dinamici e arrembanti. Solo la conclusiva “The Summoning”, che si prende sei minuti, ha qualche cambio di tempo, e disegna una atmosfera horrorifica niente male, supera la durata media delle altre canzoni (arriva a sei minuti) e si attesta forse come il pezzo più interessante di tutto il disco.

Heathen Cross mi sembra uno dei dischi migliori post-reunion (lo metto sotto forse al solo “Who mourns for the Morning Star?”), e piacerà certamente a tutti i defenders che ancora tengono accesa la fiamma.

 

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