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Ormai non si può non aspettare con ansia e pazienza un nuovo disco dei britannici FM, capaci di scrivere, sin dagli anni ’80, sempre ottimi e accattivanti brani di hard rock and blues ricchi di melodia a cui sinceramente non è impossibile resistere. A dispetto del più robusto Thirteen, nell’ attuale Old Habits Die Hard, si sente di più il suono degli esordi ma anche l’intelligenza di cinque musicisti che consapevolmente pubblicano undici canzoni che abbracciano tutta la loro quarantennale carriera. Il cantante Steve Overland continua imperterrito a cantare divinamente ed a suonare sempre con il cuore e in modo pulito la sua fedele chitarra, nonostante l’età e i gravi problemi che hanno colpito la sua band.
“Il nuovo album racchiude i migliori elementi melodici dei 40 anni di illustre carriera della band. Abbiamo davvero analizzato ciò che rendeva grandi gli album degli FM più popolari e abbiamo cercato di concentrarci su quello”, afferma Steve.
In effetti, Old Habits Die Hard, esce in ritardo rispetto ai tempi previsti perché la diagnosi di cancro del tastierista Jem Davis e l’improvvisa scomparsa del chitarrista fondatore Chris Overland (fratello di Steve), hanno rallentato il lavoro dei musicisti e addolorato soprattutto le loro anime. Questo nuovo disco è quindi il giusto tributo a Chris Overland e lo si sente nel suggestivo singolo d’apertura, “Out Of The Blue”, un brano ottantiano creato dal tastierista Jem Davis, capace di mescolare brillantemente lo stile e l’atmosfera dei Toto e dei Foreigner. Insomma, puro AOR americano dal sound liscio e melodico in cui Steve va a nozze con la sua vellutata voce. Il chitarristico riff intermittente della roccheggiante, “Don’t Need Another”, colpisce dalla prima nota ma il gradevole ritornello segue ancora il filone Foreigner, come se in questa prima parte il combo volesse omaggiare i mitici anni ’80 di cui fa meritatamente parte. Si continua con la mielosa e profonda, “No Easy Way Out”, dal refrain super orecchiabile e dal classico e tipico stile alla FM. Idem per la romantica ballata “What It Takes”, il cui gradevole ritornello e gli alternati cori si stampano da subito in mente portando l’ascoltatore a canticchiarla in qualunque momento della giornata. Overland è in gran forma a livello vocale ma sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche il resto del gruppo che lavora di squadra, creando un’alchimia che poche band possono vantare ai giorni nostri. Ne è un esempio la sfavillante e cadenzata, “Black Water”, vero e proprio omaggio al rock melodico ottantiano dei mitici Survivor. Parte in modo riflessivo e bluseggiante, grazie alla tastiera di Davis, per poi crescere in intensità in un rock più duro, come quando comincia a cadere qualche gocciolina d’acqua per poi dopo scatenarsi un vero e proprio acquazzone. Basta ascoltare Jim Kirkpatrick nel prosperante assolo chitarristico eseguito verso la fine del pezzo per capire la forza di questa composizione, che è semplicemente magnifica! Con il terzetto composto dalla ritmata, “Lost”, dall’ambientale “Leap Of Faith” e dalla spumeggiante “Another Day In My World” ascoltiamo il lato più tagliente e hard rock del gruppo inglese che inserisce sempre e comunque i melodici e seducenti ritornelli di cui è famosa. Se la prima colpisce in positivo per i suoi intermittenti riff chitarristici e per l’emozionante ugola di Steve (senza contare il coinvolgente ritornello), la seconda invece è la più robusta del lotto ma con cori e armonie che fanno venire la pelle d’oca, mentre nell’ultima prendono il sopravvento: le due solite sei corde elettriche, la battente tastiera di Jem e soprattutto la battente sezione ritmica capace di unire armonicamente la potenza e la soave musicalità del brano. Al contrario, le rimanenti “Cut Me Loose”, “California” e “Blue Sky Mind” sono tracce più pop e commerciali perché gli FM garantiscono nei loro album tanta varietà senza fermarsi in un predefinito schema o genere. Se “Cut Me Loose” è un rock tradizionale allegro, spensierato e super melodico in pieno stile britannico, la successiva e vivace “California”, trasuda classe perché è un vero e proprio tuffo nella tradizionale west/coast statunitense con l’aggiunta di un pizzico blues. La conclusiva e ultima “Blue Sky Mind” esce dalla mente di Jem che la fa accendere all’inizio con un emozionante coro a cappella, poi da flagorosi riff chitarristici e continuando con un martellante tambureggiare delle pelli di Jupp.
“Questa canzone è stata una terapia per me dopo la diagnosi del cancro. Era importante che riuscissi a portarlo fuori dal mio sistema e nella musica”, dice Jem Davis.
Anche questa come la precedente song esce un po’ fuori dallo stile degli anglosassoni ma entrambe sono comunque geniali. Old Habits Die Hard è ciò che gli FM hanno proposto nella loro lunga attività musicale mantenendo sempre un grande spirito rock infarcito di AOR, blues, soul e arrangiamenti vocali di prim’ordine. Gli FM non sbagliano più un colpo e come i connazionali Judas Priest dell’ultimo Invincible Shield, anche se artefici di generi diversi, dimostrano di avere ancora tanto da dire nel panorama AOR mondiale.
Magnifici gli FM ! Probabilmente la più grande melodic-rock band della storia, relegata però ingiustamente nelle retrovie anche se dopo la reunion del 2010 hanno certo allargato la loro audience:)
Questo ultimo album in realtà è un po ambiguo nel senso che non riprende nè il suono di ToughItOut, mancandone l’aggressività, nè il sound pop-keys Usa del primo famoso Indiscreet.. invece ci troviamo di fronte a un lavoro piacevole ma orientato a un rock molto morbido rilassato ma sempre molto chitarristico. Le canzoni che lasciano a bocca aperta per la loro magnificenza ci sono sempre per fortuna (Lost, LeapOfFaith, BlueSkyMind..) ma nel complesso sembra un piccolo(perdonabile) passo indietro rispetto ai precedenti lavori.
Comunque lunga vita agli FM sempre! ..ce ne fossero di bands di questo livello ..beh a pensarci sono usciti questi nuovi sorprendenti Nestor quindi l’Aor è in buone mani :)