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I power metal svedesi New Horizon, dopo l’esordio del 2020 con Gate Of The Gods, ritornano con il loro secondo album in studio sempre con il polistrumentista, compositore e produttore Jona Tee (Crowne, Autumn’s Child, H.E.A.T.) ma senza il cantante Erik Grönwall (ex Skid Row, ex H.E.A.T.) sostituito dall’amico Nils Molin (Dynasty, Amaranthe). Conquerors, presenta anche alcuni ospiti: il chitarrista Love Magnusson (Dynazty, Crowne) nell’assolo di “King Of Kings” e in quello di “Edge Of Insanity”, Daniel Johansson alla chitarra in “Daimyo” e in “Apollo”, il chitarrista Laucha Figueroa in “Shadow Warrior” e in “Fallout War” ed Elize Ryd degli Amaranthe che aggiunge la voce solista in “Before The Dawn”. Il sound è un power metal pesante e melodico con molte sfumature oscure e inquietanti, che raccontano nel dettaglio i momenti cruciali della storia umana e degli straordinari uomini che l’hanno plasmata. La voce imponente di Nils è più versatile del precedente singer e si intreccia perfettamente con le sovrapposte melodie di Tee. Quest’ultime danno poi vita a un suono che è allo stesso tempo familiare e piacevolmente innovativo. Musicalmente, il contesto è un heavy – power metal melodico influenzato da band fondamentali come gli Iron Maiden, gli Hammerfall, i Nocturnal Rites e gli Edguy.
“Al nostro primo incontro in studio, Nils ha detto: se devo farlo, devo essere coinvolto al 100%. Nils e io abbiamo esplorato la possibilità di collaborare in un progetto ormai da qualche tempo. All’inizio, l’ho ritenuto improbabile visto che aveva già molto da fare, tuttavia, ho dovuto chiederglielo e sono rimasto felicemente sorpreso che lo abbia preso in considerazione e quando abbiamo iniziato a proporre idee per i temi dei testi è apparso cristallino. Il dado è tratto”, afferma Jona Tee.
L’apertura furiosa di “Against The Odds” è il biglietto da visita della potenza sonora del duo scandinavo grazie ad una doppia e fragorosa doppia cassa seguita da riff melodici e velocissimi di chitarra elettrica conditi poi da prolungati assoli al fulmicotone. In generale le canzoni sono veloci e pesanti per via di un possente groove e arricchite da bellissime melodie. Ne è un esempio l’epico singolo: “King Of Kings”, che narra, grazie a un intro tastieristico e religioso, di Gesù Cristo, mischiando divinamente l’hard rock classico e il metal di stampo nordico ma con una produzione moderna e cristallina che mette in risaldo tutti gli strumenti. Poi l’autorevole gamma vocale di Molin rasenta la perfezione in tutti i brani in cui è coinvolta riuscendo ad alternare registri bassi ad altri più alti con tonalità vocali grezze e potenti da far venire la pelle d’oca. L’altro singolo “Daimyo” è un altro pezzo da novanta dell’opera. Qui la storia del Giappone feudale viene espressa con rabbia e con un ritmo cadenzato, arricchito da una melodia guidata dall’ottimo ritornello e dalla fenomenale voce del vocalist svedese. Il tutto sotto i colpi avvolgenti di morbidi sintetizzatori e prolungati assoli di chitarra elettrica. Addirittura, l’assolo di tastiera si trasforma in un grandioso assolo di chitarra, lasciando l’ascoltatore estasiato da tanta magnificenza. Piace pure il proseguo con la maestosa e orientaleggiante, “Shadow Warrior”, song aggressiva e armoniosa, piena di possenti cori e arricchita dall’ugola acutissima di Nils capace di suscitare fortissime emozioni. Il refrain del pezzo è comunque impressionante per via degli intrecci di chitarra elettrica supportata da una martellante sezione ritmica e una raffinata tastiera in sottofondo. L’AOR cadenzato di “Apollo” fa calare il ritmo e respirare dopo tanto metal ascoltato nei primi brani. La tastiera e i cambi di tempo esaltano il gradevole ritornello e in generale la sdolcinata e la magnifica melodia incoronata da un velocissimo e adrenalinico assolo di chitarra elettrica.
Qui a discapito del titolo non si parla dell’antica Grecia ma della corsa allo spazio tra Russia e Stati Uniti negli anni difficili della “Guerra Fredda”. La successiva e inquietante, “Fallout War”, offre un suono tenebroso e massiccio in cui i crudeli riff di chitarra e il cantato urlato di Molin la fanno da padrone sotto i colpi di sinistri sintetizzatori. La canzone più affascinante del disco è comunque “Messenger Of The Stars”, un prog power metal che si appoggia sulla poderosa energia sprigionata dalla batteria di Georg Härnsten Egg e sulla consueta e ondeggiante tastiera di Jona Tee. Anche qui si ode l’ottima abilità del vocalist dei Dynazty che canta in modo disinvolto del nostro posto nell’universo e del pianeta Terra che ruota attorno al Sole. Verso la fine dell’album ci si imbatte nella mielosa e discreta ballata “Before The Dawn” caratterizzata dal duo canoro formato dalla passionale voce della svedese Elize Ryd e da quella più robusta e profonda del connazionale Nils Molin, entrambi uniti per l’occasione nella speranza di un futuro migliore. Il contesto armonioso è ricco di accenni celtici e di una sottile esecuzione acustica che rende il pezzo tranquillo nei primi minuti per poi crescere d’intensità verso la fine. Dopo questo momento leggero e intimo i New Horizon ripartono in quarta con il ruggente e movimentato “Edge Of Insanity”, che vede il vocalist cantare a squarciagola in un contesto sonoro molto pesante e ribelle ma sempre melodico. Anche qui il lavoro chitarristico e tastieristico di Tee è enorme perché l’artista cura ogni minimo dettaglio sull’arrangiamento della song, aiutato poi da una battente e precisissima sezione ritmica. Alla fine, un narrato frammento sonoro prepara all’inizio glorioso di “Alexander The Great (356-323 a.C.)”, cover dei mitici Iron Maiden, estrapolato dall’album Somewhere In Time del 1986 e omaggio ad uno dei più grandi conquistatori militari del mondo. Sinceramente è preferibile la versione originale perché più grezza e cantata magistralmente da uno dei cantanti più bravi del pianeta. Imitare Bruce è impossibile ma Nils intelligentemente non cade in quest’errore e canta come sa fare mentre la canzone cresce in intensità e con cambiamenti ritmici abbastanza progressivi che la rendono interessante. Conquerors offre svariati spunti d’interesse perché oltre ai bei testi e ad alcune narrazioni storiche, il gruppo offre drammaticità e teatralità ad un sound power metal di vecchio stampo ma sempre in auge nei cuori dei metalheads di tutto il mondo. L’aggiunta di Molin è poi la ciliegina sulla torta di un progetto meritevole di continuazione che vede questi bravissimi musicisti sfornare un altro bel disco confezionato appositamente per gli amanti del genere.