Pillole d’Acciaio #07-2024

Tracce:

Ireful – Agents Of Doom

Botanist – Paleobotany

Mago De Oz – Alice En El Metal Verso

The Monolith Deathcult – The Demon Who Makes Trophies Of Men


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Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!

Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.

Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!

 

 

 

Ireful – Agents Of Doom (Xtreem Music)

Sicilia, la culla del thrash italiano. Sicuramente eccessiva come affermazione, ma gli amici isolani sapranno perdonare l’esagerazione perché a loro volta saranno consci di quanto abbiano offerto, offrono ed hanno da offrire non solo al panorama thrash, ma in generale a quello metal della nostra penisola. Ne sono un esempio gli Ireful, quartetto non di lunga data, ma formato da musicisti che bazzicano (o hanno bazzicato) nel nostro sottobosco in altre realtà già da parecchi anni. Dopo un EP nel 2021, stampato in ben nove differenti versioni, è tempo per il debutto, questo “Agents Of Doom” che esce per l’esimio Dave Rotten e la sua Xtreem Music. Gli ingredienti per piacere agli appassionati ed agli oltranzisti del genere ci sono tutti: una riuscita sonora non troppo laccata, stereotipi musicali che potremmo definire ormai “standard” (ma d’altronde sono i primi a definirsi old school thrash), ma che non mancano tuttavia di personalità, la giusta durata che non annoia, tematiche che paiono muoversi tra lo scanzonato (“A.B.Normal” vi ricorda qualcosa?) ed il classico (“Exiles For Metal”), per fare un elenco corposo ma non esaustivo. Non basta a stuzzicare l’appetito musicale? Allora condiamo con qualche nome più noto: come non citare Exodus, scontato ma dovuto – sentite per credere la voce di A.Medusa, sembra che Sousa e Baloff, in un idilliaco quanto impossibile quadretto thrash, stiano cantando in simultanea – ma anche Testament, Dark Angel, e concludiamo per non scadere nel banale, ma tant’è. Ci piacciono gli Ireful? Eccome, e se siete i personaggi intransigenti citati poco prima, non dovreste perdere l’occasione di deliziare il vostro apparato uditivo con “Agents Of Doom”. (Pol)

Etichetta – Facebook – Bandcamp

 

Botanist – Paleobotany (Prophecy Productions)

Nuovo album per la particolarissima band Botanist ed il suo post-black metal del mondo naturale. Si tratta della dodicesima pubblicazione, progetto davvero produttivo, che utilizza strumenti come il Dulcimer (strumento musicale a corde pizzicate o percosse o talvolta sfregate con un archetto, cioè un salterio, che parrebbe derivare dal santur persiano) al posto della chitarra elettrica distorta. Si, perchè in questo disco con chiare influenze black metal/folk manca proprio la chitarra elettrica: incredibile vero? I Botanist ci riportano indietro di oltre 70 milioni di anni, all’epoca in cui i dinosauri dominavano il pianeta e le prime foreste cominciavano a trasformarsi in carbone (descrizione presente nella biografia ed assolutamente affascinante). Ci sono brani decisamente più aggressivi e con parti dove il blast della batteria contrasta l’assenza della distorsione lasciando spazio alla voce, come nella prima “Aristolochia” o “When Forest Turned To Coal”. L’alternanza di voce pulita e growl rende tutto più vario visto che, soprattutto nelle parti più tranquille, i brani rischiano di diventare troppo simili; si resta quasi sempre sotto i quattro minuti e il disco scorre bene, poi ecco la lunga “Sigillaria” ed il suo pieno di melodie e controcanti, un pezzo che non stonerebbe in un disco progressive metal di Devin Townsend. Molto più aggressiva, cadenzata e con la voce profonda growl “Dioon”. Un disco che va assaporato, una band che va scoperta e valorizzata: Entrate nel Regno Verdeggiante. (Lele Triton)

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Mago De Oz – Alice En El Metal Verso (Warner Records Spain)

Il nuovo disco dei Mago de Oz arriva nel 2024 e con lui ennesima nuova formazione. Del resto dal 1989 ne è passata di acqua sotto i ponti ma la band spagnola ha continuato a pubblicare dischi e suonare in giro per il mondo con la consueta voglia di divertirsi. Noi tutti sappiamo poco del “Metaverso” mentre qui possiamo scoprire tutto del “Metal Verso” in una versione moderna di Alice; la titletrack in dodici minuti attraversa il magico mondo trasportando l’ascoltatore da parti folk a power metal e perfino qualcosa di più aggressivo. La voce splendida di Rafa Blas (vincitore della versione spagnola di The Voice) spicca bene sulla parte musicale in una suite che affonda le radici nel metal più epico. Nel disco troviamo due differenti facce del Mago, da quella più powerona di “El Sombrerero Loco” e “El Metalverso” alla delicata di “Como Un Susurro”. Con delle ballad struggenti i Nostri riusciranno a farvi emozionare? Davvero tanti i brani da brividi come “Por Si Un Dia Te Pierdes” che tendono al pop/rock, inutile dire che preferiamo la versione cattiva del Mago di “Luna De Sangre”. Un bel disco che mostra una band in piena forma, che ha voglia di dimostrare di essere tra i grandi del genere. Da non perdere. (Lele Triton)

Etichetta – Sito Ufficiale – Facebook

 

The Monolith Deathcult – The Demon Who Makes Trophies Of Men (Human Detonator Records)

Il nuovo disco dei The Monolith Deathcult, un manifesto di “Supreme Avant Garde Death Metal” (che si traduce in una brutal death mescolato con symphonic death metal mescolato con industrial e tutto spolverato di pazzia). Lavoro impegnativo e che va ascoltato con attenzione, come tutti quelli della band dei Paesi Bassi, luogo tranquillo che invece in loro ha scatenato una violenza inaudita. Si va subito al sodo con la titletrack “The Demon Who Makes Trophies Of Men”, in sei minuti di brutale death la band dimostra di aver voglia di alzare l’asticella ed inserirsi tra i top del settore. Degne di nota “Gogmagog” e “Matadorrrr” che allarga gli orizzonti (e le “r”) verso le lande desolate dove bazzica Igorrr. Ci sono poi pezzi riconvertiti allo stile attuale presenti già su vecchi album come “I Spew Thee Out Of My Mouth”; un tentativo di riproporre dal passato oppure un disco di transizione che tenta di attirare vecchi ascoltatori?  Alla lunga in effetti diventa molto difficile mantenere attenzione su brani del genere, troppa troppa carne al fuoco non porta mai a risultati ottimali. Un disco che piacerà a chi apprezza Septic Flesh e S.Y.L.; consigliato per tutti quelli che vogliono sperimentare emozioni forti. (Lele Triton)

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