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Quando viene a mancare lo specchio. Quando perde giurisdizione il contegno diurno, e piega la maschera sul sudore che, per primo, ci ha soffocati. Quando alcool e tabacco sono il drappeggio della vergogna: il pudore. Quando la croce non sopravvive al dirupo. Liberi dalla cupidigia della calca, scivolare nel deliquio. L’ansia si srotola come il buio. Rituali che si soffondono come la notte, come un sospiro.
Se solo il tormento mollasse la presa! Se solo i complessi cerimoniali epurassero l’aria e scacciassero il pungolo! Cosa farne infine di questa carcassa? Redimere dal vizio. Più in là, ancora più in là. Via di qui, dèmoni! Maledetti fantasmi! Sempre più lontano… se solo fuggissero sempre più lontano. Se solo trionfassero questi muti esorcismi, sarebbe un’alba di gloria?
In un reticolo di strumenti acustici ed elaborazioni sonore, tre sagome traslucide ci conducono attraverso una liturgia pagana che ingenera tremori e la molle angoscia liberatrice dell’oscurità. La danza è lenta, la droga entra in circolo: il dolore si placa.
Ora, le striature di sangue si uniscono al rito – ditemi, o Supremo, quando si riempirà il mio cuore di gioia? Quando, a Voi piacendo, godrò il lusso della pienezza? Ora, è già notte fonda e gli spettri si levano – la pressione sale, la foschia avviluppa.
Con gli occhi tuffati nella terra, ORD corruga le labbra. Con le mani tese sul vuoto, i Demonologists accarezzano l’ebano. Non è materia né per tutti né per molti. Secret Ceremonies è la quiete che doveva avere la Cortina Verde una volta sgomberata dal ferro; un paesaggio dagli odori seducenti.