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Live Report a cura di Fabio Perf.
Ormai giunto all’undicesima edizione, il Metalitalia.com Festival è diventato uno tra gli appuntamenti principali in Italia, per quel che riguarda ovviamente la musica metal dal vivo. Come successo anche in passate edizioni, abbiamo due giornate, una più estrema e una più classica. Il secondo e conclusivo giorno, nella fattispecie, ha proposto nomi legati al metal più tradizionale e puro, con gruppi storici alla prima assoluta nel Bel Paese. Come per gli anni passati, il Festival si è svolto presso il Live Club di Trezzo sull’Adda, uno dei migliori locali per la musica dal vivo. Anche quest’anno abbiamo potuto godere di un’ampia area relax, di bar e area ristoro, più vari banchetti con CD, prodotti ufficiali e altri legati bene o male all’universo metallico. Meet&Greet con quasi tutti i gruppi.
L’organizzazione, come per i precedenti eventi a cui ho assistito, è stata ottima, anche se abbiamo avuto qualche piccolo ritardo e qualche problema tecnico, che però non hanno compromesso la buona riuscita del festival. Vediamo nei dettagli le varie esibizioni.
HELL FIRE
Gli statunitensi Hell Fire erano il gruppo che conoscevo di meno, ma hanno saputo conquistare il sottoscritto (e il pubblico del Live) con un’esibizione dinamitarda e molto sentita. Questi baldi giovani ci propongono il loro classicissimo metal tirato, tra il puro heavy e lo speed, suonando pezzi molto diretti, tratti dal loro secondo e terzo (nonché ultimo) album. Colpisce la tenuta di palco di questo quartetto californiano e la prova vocale del cantante/chitarrista Jake Nunn, che spara in alto mantenendo perfettamente il controllo per tutta l’esibizione. Bravi Hell Fire e ottimo inizio!
Scaletta:
Medieval Cowboys
Mania
Addicted To Violence
On The Loose
Victims
Thrill Of The Chase
Warpath
HAUNT
Anche gli Haunt, come gli Hell Fire, inaugurano per la prima volta un palco italiano e, anch’essi, provengono dalla California. Molto attivi a livello di pubblicazioni e conosciuti nell’underground Metal più tradizionalista, non mi hanno mai catturato veramente a causa di uno stile un po’ troppo prevedibile e per via di linee vocali non esaltanti. Ero comunque curioso di vederli dal vivo anche per provare a ricredermi. Purtroppo le mie perplessità si sono confermate e non è scattata la cosiddetta scintilla. Al di là dei gusti strettamente personali, questi giovani americani ci sanno davvero fare e portano avanti con convinzione il verbo del metallo più puro e intransigente. Belle armonizzazioni, solo di chitarra da manuale e un’attitudine totalmente ottantiana. Anche per gli Haunt un esordio italiano assolutamente positivo.
Scaletta:
Steel Mountains
Mind Freeze
Hearts On Fire
Fight The Good Fight
Divide And Conquer
Burst Into Flame
NIGHT DEMON
Rimaniamo ancora negli USA con i Night Demon che ci presentano i brani tratti dal loro ultimo disco Outsider (2023). Avendoli già visti diverse volte dal vivo, sapevo cosa aspettarmi: il terzetto attacca proprio con “Outsider” e conquista il pubblico del Live Club (ora più numeroso e partecipe) a suon di veri e propri inni metallici.
Rispetto all’ultima loro esibizione a cui ho assistito, li ho trovati più compatti e precisi, con il cantante e bassista Jarvis Leatherby a dividersi i cori col chitarrista Armand John Anthon.
Si susseguono i loro migliori cavalli di battaglia come la sfrontata “Screams In The Night” o la martellante “The Chalice”, dal sapore squisitamente 80’s.
La loro esibizione non poteva che chiudersi con l’inno “Night Demon” che fa scatenare tutti i presenti. I Night Demon salutano ma due terzi di loro li ritroveremo più avanti…
Scaletta:
Outsider
Screams In The Night
Escape From Beyond
Dawn Rider
The Howling Man
Beyond the Grave
The Wrath
Welcome To The Night
The Chalice
Night Demon
SATAN
Abbandoniamo per un poco gli Stati Uniti per recarci nella “perfida Albione”. Quando i Satan salgono sul palco, il Live Club è decisamente più numeroso e gli storici alfieri della NWOBHM ci mettono un niente per infiammare il pubblico! Pubblico che, per altro, non ha mai smesso di inneggiare ai propri beniamini durante tutta la loro esibizione. Gli Inglesi partono subito forte con “Trial By Fire” tratta dal loro capolavoro “Court In The Act”, molto gettonato per la serata. Veniamo totalmente rapiti dal metal “occulto” dei Satan, grazie ad una prestazione encomiabile di tutta la compagine britannica.
Contrariamente a quando successo per i gruppi precedenti, il cantante e leader Brian Ross si rivela molto loquace, cercando di interagire col pubblico. Purtroppo ha anche degli atteggiamenti un po’ bizzarri, incazzandosi per il pogo (minacciando di interrompere lo show) e zittendo la gente che mentre intona il coro “Satan, Satan!”… comportamenti un po’ sopra le righe e non del tutto giustificati che non hanno però intaccato l’esibizione del quintetto. Una menzione anche per il chitarrista Russ Tippins, sessantenne instancabile!
Tra un classico e l’altro si arriva alla fine con “Testimony” dal l’album “Life Sentence” (2013), che di fatto ha sancito il ritorno dei Nostri sulle scene, e “Alone In The Dock”, nuovamente da “Court In The Act”. Tripudio di applausi e cori per i Satan!
Scaletta:
Trial By Fire
Blades Of Steel
Ascendancy
Burning Portrait
Sacramental Rites
Break Free
Twenty Twenty Five
Ophidian
Into The Mouth Of Eternity
Turn The Tide
The Devil’s Infantry
Incantations
Testimony
Alone In The Dock
Prima di parlare dei Warlord, vorrei sottolineare il fatto che le tre ultime band del festival (Warlord, Cirith Ungol e Death SS) hanno praticamente tutte avuto un tempo per un’esibizione da headliner. A mio avviso, un altro punto a favore per questa edizione.
WARLORD – In memory of Willian J. Tsamis
I Warlord erano una delle formazioni che attendevo di più ma, al contempo, ero un po’ dubbioso in merito a questo tour… in primis, ovviamente, a causa della scomparsa Bill Tsamis, padre e padrone del progetto Warlord… e in secondo luogo perché non mi ha molto convinto la prestazione su disco (l’ultimo Free Spirit Soar, uscito quest’anno) del cantante Giles Lavery… Beh, quando parte l’intro registrato di “Beginning” e le prime note dal classico “Lucifer’s Hammer” (apertura del capolavoro immortale And The Cannons Of Destruction Have Begun…) ogni dubbio viene spazzato via e mi ritrovo a cantare il coro “The Hammer Will Fall On You!” assieme a tutto il pubblico del Live Club, completamente impazzito! Sul subito il suono non è perfetto, con le tastiere un po’ coperte; fortunatamente si sistemerà tutto con l’imminente proseguo dello spettacolo. La scaletta è davvero grandiosa, un classico dietro l’altro. I Warlord vanno a pescare da tutta la discografia e tutti i musicisti sono davvero spettacolari. Una grande emozione vedere in azione il mitico Mark Zonder, uno dei miei batteristi preferiti in assoluto, con un tocco straordinario!
Fortunatamente il cantante Giles Lavery mi ha fatto totalmente ricredere, sfoderando dal vivo una prestazione maiuscola: probabilmente uno dei migliori cantanti dei Warlord.
Come detto, il pubblico è totalmente esaltato e partecipe, e si scatena completamente nel finale con l’iconica “Deliver Us From Evil” e una roboante versione del classicissimo “Child Of The Damned”.
La prima calata italica dei Warlord è stato un successo sotto tutti i punti di vista, nonché una delle esibizioni più emozionanti del festival!
Scaletta:
Beginning
Lucifer’s Hammer
Invaders
Battle Of The Living Dead
Kill Zone
City Walls Of Troy
Winds Of Thor
Lost And Lonely Days
Aliens
Mrs. Victoria
Penny For A Poor Man
War In Heaven
Black Mass
70,000 Sorrows
Winter Tears
Achilles Revenge
Deliver Us From Evil
Child Of The Damned
CIRITH UNGOL
Anche i Cirith Ungol si presentano in Italia per la prima volta in assoluto, con questo tour d’addio che sta toccando, oltre agli Stati Uniti, diversi palchi europei. Come i Warlord, erano molto attesi, essendo una band di culto del panorama metal mondiale.
Come ci si poteva aspettare, i Nostri si esibiscono in formazione a quattro con i due membri storici Tim Baker (voce) e Robert Garven (batteria) coadiuvati dai Night Demon, Jarvis Leatherby (basso) e Armand John Anthon (chitarra).
I Cirith Ungol sono stati il gruppo della serata che ha avuto più problemi a livello tecnico (la lunga ed epica “Sailor On The Seas Of Fate” è stata la più penalizzata), dovendo anche interrompere l’esibizione per qualche minuto. Trovata la quadra, gli americani ripartono alla grande fornendo una prestazione precisa e, al contempo, feroce. Tim Baker è davvero micidiale, cantando come se per lui il tempo si fosse fermato agli anni ’80. Lo stile molto riconoscibile del batterista Robert Garven, caratterizza l’esibizione agguerrita e selvaggia dei Californiani.
I Cirith Ungol propongono una scaletta bilanciata con pezzi da tutta la loro discografia ma con un occhio di riguardo al classico “King Of The Dead” e all’ultimo album Dark Parade.
Tra una trascinante “I’m Alive” e una tellurica “Blood & Iron”, trovano posto brani più recenti come “Looking Glass” o “Forever Black”. Il pubblico è davvero scatenato cantando a squarcia gola tutte le canzoni.
Chiusura infuocata con “Paradise Lost” e “Join The Legion” con tutto i Live Club che inneggia ai propri beniamini. Salvo clamorose smentite, i Cirith Ungol si congedano definitivamente dal pubblico italiano.
Scaletta:
Atom Smasher
I’m Alive
Sailor On The Seas Of Fate
Blood & Iron
Chaos Descends
Frost And Fire
Black Machine
Looking Glass
Forever Black
Master Of The Pit
King Of The Dead
Down Below
Paradise Lost
Join The Legion
DEATH SS
Gli headliner di questo strepitoso Fest, dopo i numerosi gruppi americani, sono gli italianissimi Death SS. Steve e soci sono un fenomeno più unico che raro: molti gruppi italiani trovano più consensi all’estero che da noi, spesso a causa della nostra ben nota esterofilia; i Death SS, al contrario, hanno una solidissima fan-base italiana, tanto che molti dei presenti sono venuti appositamente per loro (nota di colore: ho incontrato anche un ragazzo proveniente dal Montenegro, venuto per assistere all’esibizione della compagine toscana).
Quello che sapevo di questo evento è che i Death SS avrebbero omaggiato il loro esordio “…In Death Of Steve Silvester” e che avrebbero eseguito altresì i loro soliti classici ma…ci saranno delle sorprese!
Il palco viene allestito a dovere con la scenografia e l’inconfondibile iconografia, ormai marchio di fabbrica del gruppo. Dopo la consueta intro “Ave Satani” i Nostri fanno il loro ingresso sul palco e attaccano con “Let The Sabbath Begin”. Il pubblico è già scatenato e pronto a cantare il noto ritornello: purtroppo, all’inizio, il suono è piuttosto confuso e si sentono in evidenza solo voce, tastiere e batteria. Col proseguo dell’esibizione, i volumi degli strumenti si assesteranno anche se, sfortunatamente, la chitarra rimarrà sempre un po’ troppo nascosta.
Lo spettacolo continua con un altro dei brani più amati dai fan, la mitica “Cursed Mama” che fa esplodere definitivamente il boato del Live Club. Si susseguono i vari classici, con diversi personaggi che, di volta in volta, popolano il palco. Brani come “Horrible Eyes” o la metallica “Baphomet” non hanno bisogno di presentazioni.
La prima parte del concerto si conclude in tripudio con l’inno “Heavy Demons”, con la band che saluta ed abbandona lo stage. A questo punto assistiamo a un vero e proprio cambio di palco: via la produzione principale per far spazio a una scenografia più minimale.
Il monitor dietro al palco proietta un video sulle note di “The Hanged Ballad”. Nella mia testa pensavo che i Death SS avrebbero eseguito il loro disco di esordio per intero, nell’esatto ordine e invece… dopo la fine dell’intro registrata salgono sul palco cinque figuri: la Mummia, lo Zombi, il Lupo, la Morte e, ovviamente, il Vampiro! Devo ammettere che vedere la formazione originale che ha suonato su “…In Death Of Steve Silvester” (anno domine 1988) è stato un tuffo al cuore! Oltretutto i Death SS hanno ricreato quelli che erano i costumi dell’epoca e ci è sembrato veramente di assistere a uno show dei tempi che furono!
Come anticipato i Death SS non mantengono l’ordine del disco e partono con una potentissima versione di “Murder Angels”. Finalmente le chitarre si sentono, eccome!
Possiamo godere di brani non spesso proposti del vivo come “Zombie”, “Death” o “Black Mummy”. Nel finale i tre grandi classici “Terror”, “Werewolf” e l’iconica “Vampire” che scatena tutto il pubblico con l’emblematica parte di chitarra. I Death SS salutano e, quando sembra che sia tutto finito, i Nostri tornano sul palco per proporre la cover di “Come To The Sabbath” (Black Widow) che sancisce la definitiva conclusione del concerto e di questa strepitosa edizione del Metalitalia.
Scaletta:
Let The Sabbath Begin
Cursed Mama
Horrible Eyes
Where Have You Gone?
Baphomet
Zora
Baron Samedi
Heavy Demons
The Hanged Ballad (base registrata)
Murder Angels
Zombie
Death
Black Mummy
Terror
Werewolf
Vampire
Come To The Sabbath
Galleria Fotografica:
HELL FIRE
HAUNT
NIGHT DEMON
SATAN
WARLORD
CIRITH UNGOL
DEATH SS