Visualizzazioni post:306
Dopo quello degli Against Evil con il loro “Give ‘Em Hell”, ecco un altro ritorno discografico che attendevo con una certa curiosità: si tratta di “Return Of The Heralds” dei Krilloan, gruppo di cui avevo promosso con ottimi voti sia l’EP di debutto “Stories Of Times Forgotten” che il primo album “Emperor Rising”.
Preordinato alla velocità della luce per me e per un manipolo di eroici supporter della band e dell’underground in generale, “Return Of The Heralds” è un lavoro all’insegna della continuità con l’album che lo ha preceduto: il quintetto si ripresenta immutato nei suoi effettivi e prosegue la sua collaborazione con l’etichetta nostrana Scarlet Records, che pubblica l’album in un bel CD digipack, vinile e digitale, con una splendida copertina realizzata, ancora una volta dall’artista Alvaro Valverde.
E’ ancora il fondatore e chitarrista Klas Holmgren a farsi carico della produzione dei pezzi, con una resa alle casse scintillante ed attuale che rende giustizia a quanto musicalmente concepito dai Krilloan: i Nostri continuano a percorrere, con passo saldo e sicuro, i sentieri di un euro power metal in cui potenza, velocità e melodia vanno a braccetto, senza dimenticare una massiccia dose di cori solenni e di assimilazione immediata ed una quantità di suggestioni, molto spesso battagliere ed in cui ritroviamo anche qualche atmosfera dal sapore più arcaico, e testi ispirati a Conan il Barbaro, Elric di Melniboné e “Warhammer 40.000”. Ovviamente, in “Return Of The Heralds” non va ricercata una proposta basata sull’originalità, poichè i Krilloan hanno fatto proprie le norme codificate a suo tempo da pesi massimi come Helloween, HammerFall e, soprattutto, Blind Guardian, la cui presenza spirituale in questo disco è un po’ più marcata rispetto al passato: non solo le hanno assorbite benissimo, ma le ripropongono e le interpretano supportati da capacità tecniche di tutto rispetto oltre che – ingrediente indispensabile in questi casi – animati da una viscerale passione per il genere proposto.
Tutto funziona in questo “Return Of The Heralds”, un disco che vi troverete ad ascoltare più e più volte, sempre con un sorriso soddisfatto stampato in viso: è un piacere farsi trascinare dai ritmi debordanti di “Atlantean Sword” e “Kings Of The Iron Hill”, micidiale doppietta d’apertura su cui si apprezzano anche lo sferzante lavoro delle chitarre e l’ugola del bravo Alex VanTrue, il cui cantato ha diversi punti in comune con Hansi Kürsch. La successiva “Blood & Fire (Born On A Battlefield)” alterna tempi leggermente più cadenzati a vigorose accelerazioni senza perdere nulla in termini di potenza, un po’ come a ricordare l’avvicendarsi dei vari momenti sul campo di battaglia. Ancora toni maestosi con l’energica “Hammer Of Wrath”, brano con cui si torna a correre, e con la successiva “Avenging Son”, pezzo il cui ritornello assume connotati ancora più solenni.
“The Oathpact” è una strumentale dalle atmosfere evocative che preparano a dovere il terreno per “Return Of The Heralds”, brano che, più o meno, riprende le coordinate dei brani posti in apertura in un tripudio di potenza e melodia, e se con l’evocativa “The Kingkillers Tale” ci troviamo al cospetto della sorellina minore di “The Bard’s Song”, la chiusura del disco è affidata ad altri due brani ad alto impatto come le poderose “We Burn” e “Beyond The Gates”.
Che altro aggiungere? Come il suo predecessore, “Return Of The Heralds” è un lavoro solido e divertente, davvero ben fatto e che farà la gioia degli accaniti power metallers come, per esempio, il nostro René Urkus: già lo vedo annuire con il pollice alto, per cui che aspettate? Se avete apprezzato “Emperor Rising”, dovete acquistare anche questo validissimo “Return Of The Heralds”!