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Li avevo lasciati con il discreto Suburbia, pubblicato due anni fa, in cui avevo auspicato un cambiamento di rotta e una scelta definitiva sulla strada da percorrere a livello musicale. Adesso, a distanza di ventiquattro mesi le mie sensibili orecchie, nel nuovo Video, odono qualcosa di diverso e per certi versi anche piacevole. Precisiamo innanzitutto che gli svedesi Fans Of The Dark nascono con uno sguardo malinconico alla vita che si faceva nei mitici anni Ottanta, quando soprattutto gli adolescenti vivevano intensamente la propria giovinezza in un momento in cui l’ascesa dell’hard rock e dell’heavy metal li accompagnava a diventare dei veri adulti. Oggi il drummer Freddie Allen e autore principale delle canzoni (ex Houston), il cantante Alex Falk, il chitarrista Oscar Bromval e il bassista Rickard Gramfors propongono un lavoro discografico che contrappone l’era attuale dello streaming al periodo passato e forse anche scomodo di guardare un film perché dovevi utilizzare le VHS o di dovevi accontentare di pochi canali in TV.
Allen spiega proprio il concept dell’album: “L’album Video parla della crescita negli anni ’80 e ’90 e di quanto fosse bello avere accesso a un videonoleggio locale. L’idea di andarci in gruppo o da soli e decidere cosa guardare. Era qualcosa su cui potevi passare un’intera serata, un passatempo, qualcosa per occupare i tuoi pensieri per un bel po’. Al giorno d’oggi stiamo lottando con la nostra capacità di attenzione per soli pochi secondi. L’era dei video era l’opposto, tutto richiedeva tempo”.
Tornando al sound e alla direzione artistica presa, occorre precisare che i vichinghi nascono come band di rock classico e melodico con elementi hard rock tipicamente scandinavi ma adesso puntano decisamente al puro e tradizionale AOR di stampo americano. Sembra di ritornare ad un’epoca perduta nei meandri del tempo ma che magicamente rinasce già dalle prime note della vivace e ritmata, “Meet Me On The Corner” e della successiva e soffice “Let’s Go Rent A Video”, che è un brano tipicamente AOR dalle forti emozioni. Entrambe sono la fusione di melodie sdolcinate alle quali il quartetto aggiunge quel pizzico di hard rock ottantiano di classe, dove spicca la voce pulita e teatrale del bravissimo Alex Falk che prende a mano a mano forza grazie all’aiuto della grintosa sei corde elettrica di Oscar Bromvall. I sintetizzatori fanno un lavoro eccezionale insieme alla battente sezione ritmica in “The Neon Phantom”, pezzo solido e molto orecchiabile, costruito su efficaci arrangiamenti che trascinano emotivamente dal primo all’ultimo minuto. La galoppante ballata, “Christine”, è poi la ciliegina sulla torta grazie a un super armonioso refrain che fa venire praticamente la pelle d’oca in tutto il corpo. Il pezzo conferma l’alleggerimento sonoro del combo nordico che rende omaggio ad un periodo storico in cui canzoni come queste spadroneggiavano nelle migliori radio del Pianeta. La maestosa e veloce, “The Wall”, fa capire quanto sangue rock sgorghi nelle vene dei Fans Of The Dark, che aumentano il ritmo e l’intensità senza mai tralasciare l’attenzione ad una stupefacente melodia di qualità. Qui la batteria di Allen vola insieme al basso di Rickard Gramfors e alle corde vocali dell’indomabile singer. Lo stesso discorso si può fare nel proseguo della raffinata semi ballata, “Find Your Love”, che grazie alle magiche tastiere iniziali e di sottofondo, sembra uscita dall’omonimo disco di Bon Jovi del lontanissimo1984. Le tastiere sono ancora protagoniste nell’avvincente e cadenzata “The Bay Of Blood”, interpretata divinamente dalle calde e passionali corde vocali del bravissimo Alex. Nonostante il profumo degli eighties sia forte e predominante, gli svedesi suonano freschi e moderni grazie ad un’ottima produzione e senza aggrapparsi per forza ai cliché del genere. Ne è un esempio lampante l’ossessiva e ripetitiva, “Tomorrow Is Another Day”, con una melodia imperniata sempre nel soft rock dei fondamentali e mitici anni Ottanta ma con l’aggiunta di una potente base di elettronica. Se da un lato i sintetizzatori tormentano i timpani sempre con le stesse note dall’inizio alla fine, non si può dire lo stesso della chitarra elettrica che con i suoi variabili e intermittenti riff crea stupende e riflessive atmosfere in cui sguazza pure la leggera e convincente ugola del frontman scandinavo. La conclusiva e avvincente, “Savage Streets” presenta delle oscillanti linee di basso supportate da una spigolosa sei corde elettrica e dalle vellutate corde vocali del solito e magnifico singer svedese per un’entusiasmante ed emozionante chiusura. Non c’è altro da aggiungere se non invitarvi a comprarlo, scaricarlo, sentirlo ed amarlo. In fondo è solo un “video” che scorre su un tempo in cui sono stati immortalati i nostri migliori e indimenticabili ricordi.