DGM – Endless

Titolo: Endless
Autore: DGM
Nazione: Italia
Genere: Progressive Metal
Anno: 2024
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Simone Mularoni: chitarra e tastiera
Marco Basile: voce
Emanuele Casali: tastiera e flauto
Fabio Costantino: batteria
Andrea Arcangeli: basso


Tracce:

01. Promises
02. The Great Unknown
03. The Wake
04. Solitude
05. From Ashes
06. Final Call
07. Blank Pages
08. …Of Endless Echoe


Voto del redattore HMW: 8/10
Voto dei lettori: 9.0/10
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Endless è il nuovo lavoro degli italianissimi DGM pubblicato pochi giorni fa dopo l’uscita del precedente e bellissimo Life del 2023. Sono trent’anni che questa band è ad alti livelli continuando a macinare album in studio senza raggiungere, purtroppo, quel successo mondiale che meriterebbe ad occhi chiusi. Certo, di acqua sotto i ponti ne è passata e tanti musicisti si sono alternati nel corso degli anni in seno alla formazione fondata a Roma. Oggi il gruppo romano sembra aver trovato una formazione stabile guidata dal guitar hero nonché produttore Simone Mularoni che comunque non è il membro fondatore dei capitolini. Oggi il quintetto, pur continuando a proporre sempre del genuino progressive metal, cambia qualcosina nel proprio sound orientandosi in parte al progressive rock settantiano (Yes, PFM e Jethro Tull) aggiungendo momenti più meditativi e acustici rispetto al passato. Questo è pure un concept che evoca la famosa poesia di Robert Frost intitolata: “The Road Not Taken” in quanto racconta il viaggio immaginativo di un uomo in cammino per comprendere le scelte che hanno plasmato la sua vita e che alla fine si chiede: “Come sarebbe la stata la mia vita se avessi preso un’altra strada?”

Endless è il primo vero concept album della band. Ed è anche il primo album dei DGM che include molti più momenti dinamici e acustici rispetto al passato. Se fino ad ora abbiamo sempre spinto sull’acceleratore e sulla potenza, questa volta abbiamo scelto di includere molti più momenti riflessivi, mescolando il progressive rock più classico con parti tipicamente in stile DGM”, afferma Simone sulla nuova fatica discografica.

Quindi, i ragazzi provano ad esplorare nuovi territori ma con attenzione e senza strafare, come nell’iniziale preludio acustico di “Promise”, dove si avvertono da subito alcune vecchie influenze del classico prog rock. Innanzitutto, dall’utilizzo iniziale della chitarra classica accompagnata, durante il brano, da un flauto e poi dal suono vintage di una tastiera che alterna assoli con la chitarra elettrica e selvaggia di Mularoni. Qui, la fidata ed efficiente voce di Marco Basile fa il suo dovere rassicurando anche l’ascoltatore più distratto che stiamo ascoltando un pezzo dei DGM ma in un nuovo territorio artistico. La successiva “The Great Unknown” è un ritorno alle origini, si basa strutturalmente sul suono tipico dei laziali, ovvero potenza e ritmo conditi da un assolo al fulmicotone del virtuoso Simone. Nella roboante “The Wake” il protagonista della storia sembra svegliarsi da un torpore che lo ha attanagliato fino ad ora. La musica parte in modo sinistro e misterioso grazie alla superlativa tastiera di Casali che mette in risalto l’incertezza di quest’uomo sulle decisioni che lo hanno portato dove si trova adesso. Egli poi si interroga sulle vite fantasma che non ha vissuto e che poteva vivere se avesse seguito un altro percorso. I synth e l’ugola teatrale e drammatica del singer rispecchiano poi questo momento, supportati da un refrain melodico e accattivante, sostenuto da una pungente chitarra elettrica e da una combattiva sezione ritmica. Il pezzo risente molto dall’influenza dei maestri Dream Theater ma i ragazzi riescono in molte parti a lasciare il loro marchio di fabbrica, soprattutto a livello chitarristico dove Simone mostra tutto il suo tecnicismo e la sua abilità.

La cadenzata, “Solitude” è poi una classica semi ballata di prog rock con elementi hard rock ma più ponderata rispetto al solito. Possiede un riposante e super orecchiabile ritornello contaminato però dall’aggiunta di uno sdolcinato flauto e, in alcune parti, di una leggera chitarra acustica. Il breve e veloce assolo chitarristico viene compensato da una ruffiana melodia e da superbi arrangiamenti. Quando però la band abbraccia i suoi strumenti elettrici il sound cambia in meglio sprigionando energia e adrenalina da tutti i pori. Basti ascoltare la martellante e la veloce “From Ashes”, dal sapore power, capace di cambiare decisamente marcia offrendo ottimi cambi di tempo e momenti un po’ più lenti ma sempre incessanti in cui il protagonista del racconto immagina linee temporali alternative evocate da ipotesi. La tastiera e la sei corde elettrica fanno a gara a chi sprigioni l’assolo più forte, alternandosi a vicenda sotto gli acuti e le urla del bravissimo vocalist. La terz’ultima, “Final Call”, dal gradevole ritornello, richiama le complesse e frenetiche trame strumentali di chitarra, tastiera e batteria tipiche del combo italico, aggiungendo particolari momenti atmosferici e micidiali progressioni sonore che non hanno nulla da invidiare a band famose come i Symphony X.  Siamo verso la conclusione del viaggio e si ode il personaggio principale ancora attanagliato dai suoi ricordi. Il sottile pianoforte della ballata, “Blank Pages”, mostra il nostro eroe scontrandosi sull’inspiegabile destino, che ogni essere umano possiede dal momento della nascita nonostante il libero arbitrio della mente e dell’anima. La traccia è un crescendo di emozioni. Marco canta in modo profondo e calmo per poi orientare melodicamente il pezzo aumentando il tono e l’ampiezza vocale seguendo il crescere potente della song fino all’esplosione sonante della electric guitar dell’impareggiabile Mularoni. La chiusura dell’opera è poi affidata all’epica, “Of Endless Echoes”, un maestoso brano di quattordici minuti che racchiude tutte le qualità musicali di questi fenomenali musicisti. Il connubio strumentale tra pianoforte, tastiera, chitarra elettrica, basso e batteria mostra la personalità e la creatività dei DGM che sviluppano tantissimi momenti ambientali fatti da fantastici e armonici ritornelli, cori, strimpellate di chitarra acustica, caramellosi e allo stesso tempo aggressivi assoli chitarristici circondati dall’avvolgente keyboard del solito e superlativo Casali.

È inutile interrogarsi su quali strade si potevano prendere e che cosa ci avrebbe riservato la vita perché questi pensieri non portano da nessuna parte. L’importante e accettarsi e andare avanti in questa strana, difficile e incomprensibile vita, vivendo pienamente il tragitto che spetta ad ognuno di noi e ai DGM in primis. Il quintetto riesce ancora a stupirci positivamente ed è questo quello che conta. Forse questo miscuglio di elementi sonori, inseriti per rendere il proprio sound più rock e settantiano, non fa impazzire più di tanto ma funziona. La forza degli italiani è comunque il metal perché è li che sprigionano le energie e le peculiarità migliori.

 

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