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La parabola dei Frozen Crown non intravede segni di cedimento e consegna agli annali una nuova opera nella loro discografia già vasta benché relativamente molto giovane. War Hearts è difatti il quinto album pubblicato dalla band meneghina in soli 7 anni di attività ed il terzo dal 2021 ad oggi.
Il principale cambio intercorso nell’ultimo anno in casa Frozen Crown è relativo all’innesto della terza chitarra affidata alle capacità di Alessia Lanzone che rende ulteriormente chiaro l’indirizzo che da sempre caratterizza la proposta del neo – sestetto, ovvero l’attenzione al lavoro delle chitarre, sempre veleggianti su velocità elevatissime e improntate ad un approccio molto tecnico nella costruzione dei riff e nella scelta delle fasi soliste.
Rispetto al passato le formule di riferimento che hanno decretato il successo di dischi come Winterbane e Call Of The North paiono non particolarmente rimaneggiate, offrendo all’ascoltatore una decina di canzoni di fulmineo power metal con tante incursioni nel mondo del melodic death metal che seppur ben confezionate e gradevoli nel loro evolversi, non riescono a marchiarsi a fuoco nell’animo del fruitore. Come spesso capita, i singoli che hanno anticipato l’uscita del disco completo, rimangono forse tra i migliori brani del prodotto finale per intensità e compiutezza sonora. “Steel And Gold” presenta un riff forsennato che ritrova le proprie origini nel già citato melodeath d’annata e viaggia sopra un ritornello convincente e orecchiabile. Discorso simile può essere approntato anche per la traccia omonima del disco mentre la più peculiare risulta essere “I Am the Wind” dove abbiamo anche la possibilità di sentire la voce del chitarrista fondatore del gruppo Federico Mondelli insieme a quella della cantante titolare Giada “Jade” Etro in un brano che abbraccia anche sensazioni provenienti da certi Blind Guardian.
Ovviamente non è proprio possibile considerare le altre tracce del disco come brutte o mal realizzate! Anzi, anche la più delicata “On Silver Wings” e la più epica “Night Of The Wolf”, per fare due esempi, sorreggono senza intoppi la struttura che i Frozen Crown hanno edificato per l’occasione, ma è altrettanto vero che l’assenza di effettiva freschezza nelle formule che li hanno contraddistinti negli ultimi anni inizia a pesare e a condizionare negativamente la fruizione ripetuta dell’opera.
La verità è che sotto il punto di vista del mercato dell’heavy metal odierno, il livello di produzioni e la frequenza di pubblicazione che i Frozen Crown riescono a mantenere consentono loro di potersi guadagnare via via sempre più consenso e favori tra quelle frange di pubblico più interessate a lavori leggeri e divertenti che non lo impegnino troppo dal punto di vista dell’attenzione. D’altronde War Hearts esce per la gloriosa etichetta Napalm Records, non proprio un risultato da poco. Dal punto di vista strettamente musicale, si iniziano ad avvertire delle somiglianze con il passato che rischiano di affossare in futuro la macchina ben oliata che questo gruppo oggi rappresenta. Staremo a vedere.
Ultima nota: La scelta della copertina risulta poco comprensibile, soprattutto se si considera la maestosità che aveva caratterizzato Call Of The North. Bocciata senza appello.