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Da quando ho il piacere di collaborare con questo sito, mai mi sono trovato così in difficoltà nel rendere conto di un disco come in questo caso.
Ci sono volte in cui devi scrivere parecchio, devi entrare nei dettagli, magari di ogni singola traccia, per cui ci sono tante cose da dire, tanti piccoli momenti da descrivere, tanti colori, emozioni, particolari e le parole delle volte sembrano non essere mai abbastanza. Quasi che il vocabolario della lingua italiana sia quasi stretto per poter rendere appieno le idee che ti frullano in testa.
Oppure capita di ascoltare dei lavori in cui c’è poco da raccontare, perché succede anche che un disco sia semplicemente se stesso. E basterebbero quattro righe in croce per dirvi che, in fondo, il disco è bello, che è quello che vi aspettate da quel gruppo in particolare e che, alla fine, l’opinione di chi scrive conta come il due di picche con briscola quadri.
E poi ci sono le volte in cui un disco è semplicemente brutto o scialbo. Che poi sono le recensioni, se volete, più facili da scrivere. Perché a dire “schifo” di qualcosa son buoni tutti dai.
E dopo?
Beh dopo ci sono i Gaerea.
La parabola del gruppo portoghese, penso, è ben conosciuta ormai da tutti coloro che sono affini a queste sonorità.
Un gran bel debutto tramite EP, un solido primo lavoro due anni dopo, l’esplosione con Limbo e infine il consolidamento (sia come realtà che come evoluzione compositiva e sonora) con l’ottimo Mirage del 2022.
Si, ai ragazzi piacciono gli anni pari e, puntuali come le tasse, ogni due sfornano un disco.
Così nel 2024, i nostri ci propongo Coma.
Stilisticamente parlando, i nostri si sono evoluti da un black metal moderno verso la loro forma di black, in cui riescono a miscelare la velocità e la violenza del genere a un tocco straziante, mistico ed etereo, senza però scadere nel già sentito.
Con Coma i Gaerea spingono sempre di più in questa direzione, dove l’alternanza tra queste due facce risulta veramente naturale e ogni passaggio, ogni cambio di direzione, ogni istante è assolutamente bilanciato. Prendendo quanto fatto due anni prima e portandolo ancora più in alto, se possibile.
Il tutto condito da testi che, piuttosto che costringersi all’interno dei classici canoni black (mitologia, anti-religiosità e affini), spaziano nelle profondità delle emozioni. dell’isolamento, della sofferenza, gettando ceneri nere su tutto il mondo.
Ebbene, questo disco è praticamente perfetto.
Lungi da me voler scomodare il termine “capolavoro“, per più e diversi motivi, credo che negli ultimi anni ho avuto il piacere di sentire (e anche raccontare) parecchi dischi; ma non ricordo l’ultima volta che sono stato così colpito e così soddisfatto dopo un ascolto (tanti ascolti).
Il senso di pace e completezza che mi pervade dopo l’ennesimo passaggio di questo lavoro è cosa rara, perché ogni tassello sembra essere al posto corretto.
Composizioni, testi, arrangiamenti, suoni, visual, copertina (stupenda realizzazione dell’artista Nathan Lorenzana, che la confeziona con ore e ore di lavoro con penna a sfera – la riduzione per il disco non le rende giustizia a mio parere), video promozionali.
Un capolavoro, AD 2024, probabilmente richiederebbe quel qualcosa in più, quel “quid” che permette all’opera di trascendere generi, epoche, genialità e quant’altro.
Questo Coma direi che manca sostanzialmente di questo.
Per il resto è un disco imperdibilmente bello.
Solidamente black metal.
Inaspettatamente melodico.
Tremendamente atmosferico (ma mai posticcio).
Trucemente violento.
Non ho altre parole.