Visualizzazioni post:185
Il leggendario chitarrista Chris Impellitteri continua la sua lunga carriera, partita dal lontano 1986, insieme al cantante Rob Rock (ex-Axel Rudi Pell), al bassista James Pulli e al batterista Paul Bostaph (ex Slayer, Testament e Forbidden) pubblicando War Machine, il dodicesimo album in studio, dopo il buon The Nature Of The Beast del 2018.
Chris Impellitteri dice sul nuovo album: “Questa musica esprime dove siamo oggi come band, emotivamente e tecnicamente! Questo è probabilmente l’album più sincero che abbiamo fatto perché abbiamo semplicemente suonato musica che ci ha mosso emotivamente senza inseguire tendenze o altre band. Abbiamo decisamente suonato il nostro culo! E quindi, spero davvero che tutti abbiano la possibilità di ascoltare questo nuovo album e di rockeggiare con noi! Non vedo l’ora di andare in tour con questo disco!”
Ormai Chris, a questo punto della sua carriera, non deve dimostrare nulla a nessuno e quindi la musica della sua band si incentrata sull’appagamento di istinti personali che in primis soddisfino gli stessi elementi del gruppo. Il sound di questa ultima fatica discografica è un miscuglio di power/heavy/speed metal infarcito da una giusta melodia e soprattutto da una grande potenza sonora. Questo mix si ode subito già dall’iniziale e tellurica, “War Machine”, che prepotentemente apre le danze con un power martellante sostenuto dalla voce imponente di Rock, da un lontano sottofondo di tastiera e soprattutto dai prolungati assoli al fulmicotone del maestro Impellitteri. Qui, e in verità in tutta la set list, si sente la velocità esecutiva tipica di Chris, con la sua vena neoclassica alla Malmsteen. L’imperterrita e trascinante chitarra elettrica continua ancora a colpire selvaggiamente e velocemente in “Out Of Mind (Heavy Metal)”, brano tipicamente ottantiano dove la doppia cassa di Bostaph martella le sue pelli a una velocità supersonica. Il virtuosismo nelle corse e nelle progressioni degli accordi della sei corde elettrica è fenomenale e attinente al refrain melodico della composizione, supportato anche dal cantato acutissimo dell’ottimo Rob. Le dita infuocate del guitar hero continuano a colpire, sotto i colpi battenti di una dura e precisa sezione ritmica nella successiva e cadenzata, “Superkingdom”, in cui la batteria e il basso continuano ancora a picchiare senza sosta superati da prolungati riff e rapidi assoli chitarristici sempre di stampo neoclassico ma molto emozionanti. Siamo al quarto pezzo in scaletta e il massiccio suono del combo non accenna a placarsi, anzi aumenta di intensità proprio con “Wrathchild”, che dal primo all’ultimo secondo, a parte l’intermezzo neoclassico del micidiale assolo chitarristico, non concede tregua ai timpani. Gli avvincenti ed ipnotizzanti riff chitarristici continuano nella supersonica, “What Lies Beneath”, brano ancora massiccio e caratterizzato dal cantato a squarciagola del vocalist statunitense. Nella parte centrale del platter spiccano l’intensità dirompente di tracce potentissime e moderne, come la teutonica “Hell On Earth” e la classica e corale, “Light It Up”. Gli alternati e intermittenti riff di Chris e la costante propulsione ritmica della batteria e del basso sono degli assalti feroci e roboanti che non lasciano prigionieri.
L’influenza e l’amore per i Judas Priest emerge nel primo e forte singolo, “Power Grab” una traccia dove Chris omaggia anche lo stile di Van Halen, con il consueto intermezzo e tecnicissimo assolo di chitarra accompagnato da un grande lavoro di basso. La grinta della band e il talento di Impellitteri continuano instancabilmente su “Beware The Hunter”, brano heavy metal dai riff taglienti e da un ritornello più melodico del solito. Le corde vocali di Rob Rock, sebbene non più aggressive come una volta, sono comunque energiche e profonde quanto basta per tenere testa al ritmo infernale sprigionato dagli esuberanti strumenti musicali della formazione. Stranamente, la penultima: “Gone Insane”, comincia con uno strano lamento funebre per poi, dopo pochi secondi, ripartire in quarta con un refrain armonico che ammalia rapidamente. Anche qui il guitar hero americano evidenzia i suoi giri di scala eseguiti alla velocità della luce duettando con il basso dell’amico James Pulli che si sbizzarrisce poi con un breve e intenso assolo. L’ultima “Just Another Day” è ancora una volta una raffica smisurata di riff chitarristici che si addentrano nel territorio classico dell’heavy metal. Qui Chris mette di nuovo in mostra tutte le sue abilità, con un articolato lavoro di dita che riescono a bilanciare sia la melodia che la rapidità operativa, mentre la batteria a doppia cassa di Bostaph completa l’opera dando potenza e precisione alla song. Per fortuna la tecnica mostruosa di Impellitteri con i suoi riff neoclassici e i suoi brucianti assoli è sempre al servizio delle canzoni, senza mai strafare o primeggiare. War Machine è infine un album pesante, abilmente suonato, fedele alla tradizione metal senza contaminazioni di generi diversi e con un grande spirito ottantiano che piace già al primo ascolto.