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Ammiro i Lionville e il suo condottiero Stefano Lionetti, capace con la sua passione e il suo sincero amore per la musica di stupirci ogni qual volta pubblica un nuovo disco. Supernatural, che segue l’acclamato So Close To Heaven, è l’ennesima dimostrazione dell’ispirazione e della creatività della band italiana che per l’occasione presenta il nuovo e bravissimo cantante, produttore e cantautore svedese Alexander Strandell (Art Nation, Crowne, Nitrate). Ammetto che il precedente e straordinario Lars Säfsund (Work Of Art) ha una voce inconfondibile e unica ma Alex non scherza affatto e lo dimostra pienamente anche in questo disco.
Commentando il cambio dietro al microfono, Stefano Lionetti afferma: “A volte il cambiamento è necessario e rappresenta un’opportunità di crescita e apertura a nuove possibilità. Auguriamo al nostro amico Lars il meglio che la vita e la musica possano dare e lo ringraziamo per aver contribuito a rendere i Lionville ciò che sono diventati in questi anni. È stato un onore lavorare con te! Il presente si chiama Alexander Strandell, un artista incredibilmente talentuoso, diamogli tutti il benvenuto!”
L’album è un connubio perfetto di melodia, tecnica e potenza eseguite egregiamente e tecnicamente in modo impeccabile. Lo si sente immediatamente con la tambureggiante e robusta, “Heading For A Hurricane”, brano micidiale negli assoli chitarristici, nel ritmo, nella melodia e nel coinvolgimento emotivo grazie soprattutto alla calda e determinata voce del nuovo arrivato. La successiva e cadenzata title track parte in quarta con tamburi battenti e con una vivace sei corde elettrica per poi fermarsi in un momento riflessivo in cui compare l’ugola pulita di Strandell. Da questo momento i Lionville scatenano un inferno sonoro melodicissimo e ammaliante che culmina in un orecchiabile ritornello e in una prolungata e tecnicissima parte strumentale sostenuta per lo più dalle chitarre elettriche. Alex canta in tutti i modi possibili perché passa da uno stile pulito ad uno più urlante, esibendosi a squarciagola ma senza mai perdere il senso melodico della composizione. Già dalle prime due tracce vengo catturato positivamente e passionalmente tanto da interrompere l’ascolto dal PC e proseguire, per via di un sopraggiunto impegno, in auto. Probabilmente questa è la svolta per cui mi innamoro del sound degli italici in quanto riescono a sviluppare un senso di libertà e di romanticismo che va vissuto fuori dalle quattro mura domestiche in giro per la città o lungo un viaggio. La ritmata, “Gone”, ne è ancora la dimostrazione perché emana emozioni e sincero attaccamento al puro AOR ottantiano di stampo americano di cui i ragazzi sono grandi fautori. Egregio, è poi il lavoro del basso, della soffice tastiera e delle leggere sei corde elettriche. Lo stesso vale per l’eccezionale semi ballata, “The Right Time”, dove il leggiadro ritmo infarcito da elementi pop crea una fantastica armonia sostenuta vocalmente dal grande Alexander. L’equilibrio tra le sottili chitarre elettriche e la keyboard di Caria crea un’atmosfera familiare e romantica. Peccato non avere il tettuccio apribile sull’auto perché queste bellissime note meritano di propagarsi all’aperto ed essere ascoltate da tutti. Potrei alzare il volume ma non è il caso! Gli ingredienti radiofonici dell’inno AOR non mancano affatto e io continuo imperterrito a guidare sognando l’arrivo dell’estate ascoltando la sognante, “Nothing Is Over”, interpretata divinamente e piacevolmente dal singer svedese che raggiunge acuti pazzeschi e stratosferici. Questo up tempo, dal sapore californiano, che sembra uscito anche da un disco dei mitici Work Of Art di Lars Säfsund, offre un ritornello super orecchiabile che porta a canticchiarlo senza sosta ma il merito di Stefano e dei suoi soci è quello di offrire, nello stesso pezzo, parti di chitarra elettrica più dure e pesanti. Le influenze sonore sono tante, come quella dei leggendari Toto, dei fondamentali Journey, degli intramontabili FM e la lista potrebbe continuare ma poi penso: chi se ne frega! Proprio così, quando ascolti della fantastica musica come questa cadono tutti i paragoni e i pregiudizi. La riflessiva, “Unbreakable” è poi una ballata spettacolare e di classico AOR, in cui si alternano le chitarre acustiche con quelle elettriche accompagnate da incisivi tocchi di tastiera e dalla solita e coinvolgente tonalità vocale e sentimentale di Strandell. Uno dei problemi mondiali del rock melodico è che facilmente può risultare scontato e standardizzato ed in effetti i Lionville fanno poco per non cadere in questa trappola. In effetti “The Storm”, è un altro esempio in cui continuano a pescare dalla costa occidentale degli Stati Uniti ma anche dalla Scandinavia con delle vivaci chitarre elettriche messe al servizio di un refrain melodicissimo e ammaliante grazie anche alle egregie e profonde corde vocali del frontman. Gli eccezionali arrangiamenti e gli indovinati ritornelli sostenuti dalle corpose chitarre emergono anche nella riflessiva, “Another Life”, altro brano AOR dal maestoso ritornello. Ancora una volta la band non disdegna qualche accelerata strumentale per velocizzare la canzone e non lasciare solo delle semplici parti ambientali, che lasciano il tempo che trovano. Fortunatamente, nonostante la poca originalità la qualità del gruppo ligure e la scrittura dei brani è elevatissima in tutta la set list. Ormai sono arrivato a destinazione, dopo aver girato in lungo e in largo nella mia caotica città, ma la scaletta continua e io non voglio interrompere questo idillio sonoro e interrompere la gioia che sto provando. Mentre parcheggio l’auto sotto casa sopraggiunge la penultima e accattivante, “The One”, un altro capolavoro dei genovesi, caratterizzata da tintinnanti tocchi di tastiera che emanano, insieme alle chitarre elettriche di Lionetti e Cusano, ondate atmosferiche di elettrizzanti melodie. L’ultima è ottimistica, “Celebrate Our Life”, è poi quella che mi blocca in auto, per circa quattro minuti, con il pensiero di rifare di nuovo il giro e ricominciare daccapo nell’ascolto del platter. Qui il mix sonoro e ambientale riesce ancora in un crescendo armonico e vocale che fa venire i brividi! In generale spicca anche l’ottima produzione e il mixaggio del bassista Giulio Dagnino capace di dare al sound chiarezza, freschezza e brillantezza in tutti gli strumenti ma anche in grado di mettere in evidenza le formidabili doti vocali dello strepitoso Alexander Strandell che non fa assolutamente rimpiangere il predecessore. Per il resto Supernatural è una delizia per gli amanti del genere ed un disco di primissimo ordine.