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I canadesi Fatal Vision, dopo trent’anni di silenzio terminati con l’uscita e il debutto nel 2022 del loro primo album in studio, Once, continuano imperterriti a pubblicare dischi e ad avere riscontri importanti da parte del pubblico. Con Three Times Lucky siamo arrivati, nel giro di poco tempo al terzo lavoro discografico ma questa volta con una nuova casa discografica: l’italiana Art Of Melody Music, una divisione della Burning Minds Music Group. La band canadese cerca quindi di accalappiarsi ancora quella fortuna che li ha portati a pubblicare dei lavori discografici nel giro di poco tempo ricevendo un ottimo riscontro di pubblico e di critica. Il sound per fortuna è sempre contraddistinto da un folto arazzo di suoni ottantiani e moderni che sfociano in un leggero hard rock melodico e in alcuni brani anche di pop e di puro AOR. Essendosi formati alla fine degli anni ’80 ad Ottawa, in Canada, le loro influenze artistiche spaziano dai Journey ai Survivor, dagli Asia ai Night Ranger ma senza mai farsi sopraffare dal desiderio di imitare per forza qualcuno. Al contrario cercano in tutte queste nuove quattordici tracce, che per i tempi sono veramente tante, di crearsi uno spazio proprio nel business che conta strizzando l’occhio alle classifiche e ai passaggi radiofonici.
Per l’occasione il cantante Simon Marwood, insieme al chitarrista Juan Miguel Gómez Montant, al bassista Andrew Burns, al batterista Alex Bickham e al nuovo tastierista Deniz Lim-Sersan si fa aiutare vocalmente da ospiti importanti, come Jeff Scott Soto (W.E.T. Sons Of Apollo, ex Journey, Talisman), Harry Hess (Harem Scarem), Paul Laine (Danger Danger, The Defiants), Mark LaFrance (Mötley Crüe, Loverboy), Michael Shotton (Von Groove), Alessandro Del Vecchio (Hardline, Edge of Forever, Vanden Plas) e JK Northrup (King Kobra, XYZ). In più Joel Hoekstra (Whitesnake, Night Ranger) offre un eccitante assolo di chitarra nella ballata dal tocco blues, “Girl In My Dreams”, traccia ottantiana e sentimentale che vede il singer nordamericano cantare in modo profondo e retto da un refrain molto vivace e melodico. In “Endless Emotions” invece troviamo l’apporto della Kaska Orchestra di Kiev (Ucraina), che aggiunge a questo splendido lento un mesto e robusto arrangiamento orchestrale. Il pianoforte di Deniz Lim-Sersan riesce poi a creare, con un ottimo coro e con dei leggerissimi giri di chitarra elettrica un’atmosfera romantica e natalizia di pace, molto alla Styx dei tempi migliori, che riscalda il cuore soprattutto nell’orecchiabilissimo ritornello. Il bello di questo pezzo è poi il repentino cambio di tempo verso il finale che lo rende più veloce e affabile grazie all’aumento dell’intensità sonora della chitarra elettrica. Occorre però ripartire dall’inizio della set list quando ci si è avvolti dalle allegre e ritmate note dell’ammaliante e solido rock di “Time Of Our Lives”, che si può considerare un vero e proprio inno guidato melodicamente da ottimi tocchi di tastiera ma anche da potenti riff chitarristici. Spiccano le stratificate e convincenti corde vocali di Simon Marwood che si alternano in modo scenografico a quelle armoniche del coro. Nella successiva, “Dangerous”, si continua sulla stessa scia con l’introduzione repentina di sintetizzatori e chitarre che avviano le acute corde vocali del vocalist canadese per un pezzo che riprende i cari e indimenticabili suoni degli eighties. Anche qui il ritornello veloce e armonioso risulta gradevole e trascinante così come il battente e precisissimo lavoro di basso e di batteria. Arrivati a questo punto si avverte in “Once In A Lifetime”, che i Fatal Vision suonano come il tempo non fosse mai passato. Insomma, come se fossimo proprio alla fine degli anni’ 80 con quel vigore e quell’attitudine rock propria dei migliori gruppi dell’epoca. In particolare, nell’uso della tastiera sembra di sentire il sound e lo spirito ribelle del primo Bon Jovi, prima che vendesse l’anima al diavolo tuffandosi più sul pop rock che sul puro hard rock. Nelle seconde voci delle canzoni si ode anche una voce femminile che poi viene confermata essere quella della bravissima Christine Corless. La dimostrazione si ha nella ballatona “In Another Life”, brano meraviglioso e ricco di phatos che vede duettare divinamente con complicità proprio Christine e Simon, attorniati da forti ed emozionanti seconde voci sfocianti in un travolgente e coinvolgente ritornello. Davvero eccezionale! Questa bellissima alchimia vocale è uno degli elementi predominanti dell’opera insieme ad una semplice e perfetta produzione. Stranamente, nella tracklist “Three Times Lucky”, la band cambia improvvisamente direzione alzando il ritmo e irrobustendo il groove con un tirato e melodico hard rock ricco di elementi AOR, prog e pop, caratterizzati da chitarre orientaleggianti e dalla martellante batteria di Alex Bickham. Piace subito al primo ascolto il tocco pop di “Goodbye”, un’altra ballata dal sottile effetto trasversale e melodico grazie alle tastiere, alla pulsante sezione ritmica e alle profonde corde vocali di Marwood aiutate in sottofondo dalla Corless. La sensazione predominante è che il gruppo riesca benissimo a mantenere un suono moderno e fresco nonostante peschi la sua ispirazione da un lontano e florido passato fatto di AOR e di New Wave. È il caso dell’allegra, “It’s Not Over (til it’s over)”, traccia tipicamente americana che con un po’ di cattiveria potrebbe essere uscita da un disco dei Green Day se non fosse smorzata in parte da mielosi sintetizzatori e dal troppo e sempliciotto ritornello. “I Won’t Hold You Back” è l’ennesima ballata di un disco che non stanca mai e che dimostra come i canadesi puntino molto all’utilizzo del pianoforte, dei cori e della ipnotizzante voce del loro frontman, come strumenti per raffinare le loro avvincenti melodie.
I Fatal Vision, per fortuna non creano solo brani lenti e pomposi ma anche canzoni rapide e dure come nel proseguo in “One Wild Night”, dove si scatenano in un tellurico e selvaggio hard rock degli anni ‘80 per via di spigolosi e micidiali giri e assoli chitarristici eseguiti in modo tecnico e virtuoso. La terzultima e delicata, “Sting Of The Rain”, è un mid-tempo nostalgico e per certi versi triste che smorza l’ardore dei pezzi precedenti ma dal profondo impatto emotivo e con un suono più lento e malinconico del solito. La penultima e roccheggiante “Thank You Very Much Goodnight” è in conclusione la ciliegina sulla torta di una lunga raccolta che solleva l’umore per via di un divertente e spassionale ritornello pieno di intensità, di passione, di sensibili voci femminili e da prolungati assoli di chitarra elettrica. Al termine dell’ascolto ci si sente avvolti da una marea incalcolabile di sincere emozioni che mettono a nudo l’animo umano e tutte le sue fragilità ma anche tutte le qualità sentimentali dell’uomo perché solo l’amore è la vera e unica energia positiva di questo mondo.
I Fatal Vision sono una formazione ricca di talento e di personalità nonostante il genere abbia un suo invalicabile cliché difficile da cambiare e sperimentare con nuove soluzioni musicali. Buona la terza e fortunata opera di un gruppo che in futuro continuerà a fare molta strada a livello internazionale!