Pillole d’Acciaio #09-2024

Tracce:

ARTIFICIAL HEAVEN – DIGITAL DREAMS

BATTLESWORD – OF TALES AND TRAGEDIES

IVORY TOWER – HEAVY RAIN

MALLEVS – THE HAMMER


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Premessa: negli ultimi anni sono aumentate in modo esagerato le pubblicazioni musicali (in ogni settore). Solo nel genere heavy, che include una miriade di sottogeneri ed un quantità esagerata di gruppi underground, sono decine di migliaia i demo, gli EP, gli album… Impossibile seguire tutto? Certo, soprattutto se ci si allontana dai gruppi TOP e si scende verso l’oscurità. Ci sono artisti validi che passano in secondo piano e potevamo noi forse dimenticarli? NO!

Da qui la necessità di creare una serie di articoli/pubblicazioni oltre la classica recensione, che prevede ascolti e tempi di realizzazione più lunghi. Una sorta di breve presentazione di artisti ed uscite, come una volta si poteva trovare sulle riviste di settore.

Ricordatevi di ascoltare il nostro Dottore. Benvenuti a Pillole D’Acciaio!!!

 

 

 

 

ARTIFICIAL HEAVEN – DIGITAL DREAMS(My Kingdom Music)

Come nelle più oniriche puntate di Black Mirror, l’immaginario inquietante dipinto dalle pennellate di Fabio Oliva e Fed Venditti, ci mette in guardia sulle mille insidie nascoste dietro la tecnologia, divenuta ormai parte integrante della nostra esistenza. Digital Dreams ci pone di fronte ad un bivio. Un’esistenza annoiata di chi ormai vive solo di stimoli virtuali, che si contrappone ad un alternativo istinto di ribellione contro l’innovazione sfrenata che ci allontana dall’essenza. Il lavoro degli Artificial Heaven prende forma attraverso le tracce drammatiche e cupe interpretate dalla voce profonda di Fabio Oliva che a tratti ricorda David Draiman dei Disturbed. Il disco risulta tutt’altro che noioso, le sonorità hard rock rese incalzanti della sezione ritmica conferiscono energia ed intensità crescenti lungo tutta l’opera. Memorabili i passaggi di “Dark Room” e “Sleeping Tablets”. Digital Dreams è consigliato agli amanti della musica più commerciale, di ascolto immediato e che sappia strizzare l’occhio a tematiche attuali, quali la convivenza con la tecnologia che può rendere l’essere umano schiavo delle proprie invenzioni, alla ricerca di una vera libertà lontana dalle gabbie dorate in cui lui stesso si è rinchiuso. (Lollo Guru)

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BATTLESWORD – OF TALES AND TRAGEDIES – (MDD Records)

I tedeschi Battlesword ritornano sulle pagine di HMW a distanza di soli due anni dal precedente Towards The Unknown per presentare il nuovo Of Tales And Tragedies, disco che demarca due importanti tappe di questa longevo gruppo di death metal melodico: il quinto album discografico e contemporaneamente il venticinquesimo anniversario di carriera! La loro produzione ha iniziato ad intensificarsi soltanto negli ultimi anni, sintomo di una accresciuta confidenza con la composizione che, benché non si discosti enormemente da quanto compiuto in passato, rimane fluida ed apprezzabile anche oggi. Il ricorso ad alcuni stereotipi del genere è inevitabile in un genere molto inflazionato, ma ai tipici giri taglienti e all’impiego di linee melodiche tra l’epico e il classico mittel-europeo, i Battlesword aggiungono sempre un tocco in più in termini di potenza nei ritornelli ed orecchiabilità, che aiuta l’ascoltatore ad orientarsi sempre durante l’ascolto, senza lasciare che possa sorgere la noia. Per fare alcuni esempi possiamo citare la lunga “You Are The Fire”, con il suo impatto motivante e l’aggiunta di cori con voci pulite a rafforzare il tutto, oppure, diametralmente, “Memento (Te Hominem Hesse)”, oscura ma accattivante. L’assenza quasi totale di fasi soliste non è una pecca in un lavoro che punta soprattutto sulla costruzione di atmosfere tanto guerreggianti e compatte quanto emotivamente coinvolgenti. Anche questa volta i Battlesword colpiscono il bersaglio e si guadagnano una attestazione di stima ed il mio caloroso consiglio di concedervi un ascolto delle loro canzoni! (Vittorio Manzone)

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IVORY TOWER – HEAVY RAIN – (Massacre Records)

A distanza di qualche anno dal precedente album Stronger ritornano i tedeschi Ivory Tower, presenti nelle nostre discografie da fine anni novanta. Sono cambiate tante cose, dalla formazione allo stile: il prog degli esordi si è trasformato in un heavy/power diretto e massiccio, forse più in linea con le uscite attuali. Il cambio dietro al microfono si rivela perfetto per questi pezzi, meno lunghi e più diretti; la voce sporca e bassa (ma non troppo) di Francis Soto si sposa alla grande con i giri di Sven Böge. Una piccola dose di prog ancora si trova, nei passaggi delicati di piano e nelle parti di sinntetizzatore del singolo “Never”, ma anche quando si superano i cinque minuti in “Voices” o “The Destination”. Missaggio e suoni sono ben fatti. L’impressione è che ci sia il tiro ma alla fine manchi qualcosa. Le parti melodiche sono alternate ad una costruzione ritmica che alla lunga resta fissa su alcuni cliché del genere, non riuscendo mai a colpire l’attenzione. Un buon disco, un lavoro che richiamerà appassionati ma che, quasi certamente, non incontrerà gli apprezzamenti del pubblico della prima era discografica degli Ivory Tower. [Lele Triton]

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MALLEVS – THE HAMMER – (Floga Records)

Ho una buona memoria per i volti e quello di Panos Takos non mi era affatto nuovo. Mi sono lambiccato il cervello per qualche giorno ma alla fine ecco dove lo avevo già visto. Ero ad Atene, prima giornata della seconda edizione del Rock You To Hell Festival, e Panos era sul palco con i Lighting Rust, gruppo di cui ho perso le tracce. Di quella formazione oggi ritrovo Panos ed il bassista Giannis Maleas nelle file di questi Mallevs, quintetto al passo d’esordio – dopo un singolo dello scorso anno – con l’album The Hammer, pubblicato dall’etichetta ellenica Floga Records. Un disco la cui copertina ha attirato la mia attenzione in un batter d’occhio e che mi ha tenuto una discreta compagnia in virtù di un classico e galoppante heavy metal ispirato ai maestri inglesi, irrobustito dai riff solidi tracciati da Manos Triantafyllou e Thomas Trampoyras (ottimi chitarristi, tra i valori aggiunti di questo album) in cui non manca qualche atmosfera epica e qualche accenno power. The Hammer non aggiunge niente di nuovo al genere ma, come detto, offre un piacevole svago per una quarantina di minuti grazie a brani energici come “Fire And Blades”, “Barricades Of Steel” o la stessa “The Hammer”. Il meglio arriva con “Hydra Of Lerna”, dove i nostri rallentano i ritmi ed aumentano il tasso evocativo in un pezzo che risulta molto avvincente. Non particolarmente convincente il lento “Lonely Dancer”, posto in chiusura, così come, ancora una volta, non mi ha convinto il cantato di Panos, che in più di un’occasione mi ha lasciato la sensazione di forzare troppo, cercando di spingere la sua voce verso registri che non gli appartengono appieno. Detto ciò, nel complesso The Hammer rimane comunque un buon debutto. Dategli un’occasione. [Luca Avalon]

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