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JAG PANZER + Gatecloser + Hell Riders
Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI)
10 dicembre 2024
Premessa non dovuta ma voluta: doveste mai spartire un resoconto concertistico col Caotico (difficile amare l’Heavy Metal in Italia e non conoscerlo… ma sicuramente lui conoscerà voi) dicendogli “aspetta che ti mando quel che ho scritto, così tu lo integri”, ed ecco che lui ti manda un report della serata completo che tu avresti potuto evitare di farlo, non vi preoccupate: a Cuggiono Iron City si usa così… è d’obbligo una bella mistura di pensieri in libertà, a Voi le nostre impressioni.
[Pol] D’ora innanzi, considerate quella del martedì come la serata ufficiale US Metal del milanese, così sia.
Esagerazioni a parte, per lo sparuto pubblico presente l’11 dicembre allo Slaughter di Paderno Dugnano, il tempo si è congelato, come fosse ancora quella fredda mattina di agosto del 1984 in Colorado , quando una Ample Destruction ha rivisitato i confini del mondo Heavy Metal sino ad allora conosciuto, per divenire di diritto una delle pagine della Bibbia del nostro amato genere più rispettata e riletta dai suoi discendenti, diretti o indiretti.
[Caotico] La giornata di Champions steel di martedì 10 dicembre ha offerto l’esibizione dei Jag Panzer per celebrare i quarant’anni di Ample Destruction allo Slaughter Club di Paderno Dugnano (MI). Tra le mille cose che non so fare, una di queste è dare un numero a riguardo dell’affluenza ad un concerto, con questo mio superpotere affermerei che gli spettatori che hanno timbrato il cartellino fossero compresi tra i valori di trenta e mille (stringendo il raggio direi una settantina di paganti).
[Pol] Ma andiamo con ordine. Arriviamo al locale poco prima delle 20, riusciamo ad ascoltare gli ultimi due brani degli Hell Riders, giovane formazione dedita ad una proposta molto classica che si inserisce nel contesto della serata, pur non spiccando per personalità; ci salutano dopo pochi minuti per lasciare spazio ai successivi Gatecloser. Non me ne voglia il quartetto, ci troviamo al cospetto del classico caso di pesce fuor d’acqua. Partendo dal presupposto che annunciare un gruppo alternative metal di spalla a dei veterani intransigenti (dimenticate un disco uscito nel 1994, suvvia…) come i Jag Panzer – l’utenza del concerto probabilmente non apprezzerà nulla fuori dai canoni del genere – sia una sorta di mezzo suicidio, per quanto i pezzi siano anche apprezzabili e la tecnica invidiabile, specialmente il solista Matteo Corbara, non c’è grande partecipazione da parte del pubblico, che si intrattiene in chiacchiere in attesa del piatto forte.
[Caotico] Aprono la serata gli italoelvetici Hell Riders, in promozione del loro secondo album chiamato Rising Phoenix, uscito nella prima metà dell’anno per Wanikiya Records; risultano un po’ statici sul palco, senza stimolare grossi sussulti ma nel complesso non sfigurano e si lasciano apprezzare.
Col secondo gruppo invece si ha la sensazione di mangiare un piatto di cozze fritte con sopra una mestolata di Nutella, perché sono completamente fuori contesto i romagnoli Gatecloser e il loro alternative metal; vista la risposta ingessata del pubblico durante il loro show, penso che questa sensazione sia stata condivisa anche dal resto della popolazione dello Slaughter.
[Pol] Come da scaletta, Conklin, Briody e gli attuali sodali si presentano sul palco in assetto da battaglia, pronti a scatenare quel centinaio (poco più) di intervenuti a difesa del sacro metallo a stelle e strisce. Il giovane Jacob Lee Coleman viene presentato come nuovo batterista, anche se sembra figurare solo come turnista, così come Eric Avina al basso; completa l’attuale formazione Ken Rodarte alla chitarra solista, già compagno di Avina nei thrasher Tynator e membro fisso del gruppo dal 2022 (ospite dal vivo già dal 2018).
Come da promesse (ed aspettative), Ample Destruction viene eseguito nella sua interezza (fatta eccezione per la conclusiva “The Crucifix”, omessa), intervallato da altri classici e da alcuni brani del nuovo The Hallowed, disco che ancora una volta presenta un gruppo in forma e capace di scrivere ottima musica.
Pensare che il Tiranno riesca a gestire, a 62 anni suonati, quasi due ore di concerto senza perdere un briciolo di smalto, risulta sicuramente incredibile ma nel contempo la pura realtà. Ottima la prova di Rodarte, un chitarrista superlativo, peccato invece che la chitarra di Briody non esca allo stesso volume del compagno d’avventura, finendo per essere costantemente un sottofondo meno incisivo. Poco male, prova sugli allori e pelle d’oca ininterrotta e persistente, una goduria per l’apparato uditivo.
[Caotico] Che s’infiammasse il locale con l’entrata dei Jag Panzer era scontato come i saldi di gennaio, ma con gli eroi del Colorado che iniziano il concerto con “Chain Of Command” c’è una vera e propria esplosione di euforia collettiva. Seguono poi quasi tutte le canzoni dell’esordio Ample Destruction con inserimenti di “Black”, “Iron Eagle”, “King At A price”, “The Mission”, “Take To The Sky” e le nuove “Onward We Toil”, “Dark Descent” e “Stronger Than You Know”. In tutto questo il mai domo Tiranno esalta per due ore i presenti con una prestazione e presenza scenica storica; mia sorpresa personale è non trovare Stjernquist alla batteria ma un ventiseienne dell’Arizona chiamato Jacob Lee Coleman, che ben si integra tra i semidei del gruppo. Il successo della data lombarda lo si deve anche ai veterani Briody, Avina e Rodarte (che ha dovuto gestire qualche problema tecnico di troppo) a cui va il mio ringraziamento per il loro entusiasmo e coinvolgimento.
[Pol] Menzione d’onore per le “scarpe” del Tiranno, che a fine concerto, sceso per passare del tempo coi fan (e quasi più grato lui dell’affetto di chi lo avvicina che il contrario) rivelerà d’averle realizzate, quantomeno personalizzate, con borchie scintillanti (per inciso, il commento più pacato è stato “crocs da battaglia”, si perdoni la citazione prettamente commerciale). Anche Briody non si tira indietro e si concede a strette di mano e foto; insomma, due eroi con i piedi per terra e molto rispetto per chi ancora ama sognare con la musica dei Jag Panzer. Speriamo di non dover attendere altre ricorrenze particolari per godere nuovamente del carro corazzato coloradiano.
[Caotico] Già era facile amare musicalmente i Jag Panzer per come hanno suonano, ancora di più si sono dimostrati delle belle persone perché una volta finito il concerto si sono fermati in mezzo al pubblico per fare foto, autografi e chiacchiere per davvero tanto tempo.
Il motto “Make US Metal great again” riparta dai Jag Panzer.
Scaletta Jag Panzer:
01. Chain Of Command (Chain Of Command/The Age Of Mastery)
02. Licensed To Kill (Ample Destruction)
03. The Watching (Ample Destruction)
04. Black (The Fourth Judgement)
05. Iron Eagle (The Age Of Mastery)
06. King At A Price (Thane To The Throne)
07. Onward We Toil (The Hallowed)
08. The Mission (1943) (Casting The Stones)
09. Harder Than Steel (Ample Destruction)
10. Symphony Of Terror (Ample Destruction)
11. Reign Of The Tyrants (Ample Destruction)
12. Dark Descent (The Hallowed)
13. Stronger Than You Know (The Hallowed)
14. Take To The Sky (Mechanized Warfare)
15. Cardiac Arrest (Ample Destruction)
16. Warfare (Ample Destruction)
17. Generally Hostile (Ample Destruction)
Parole di Caotico e Pol
Un grazie a Fabio Perf per le foto dei Jag Panzer
serata epica…in the best tradition!