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I Sunstorm, sono ormai un nome consolidato sia nell’affollatissimo roster della Frontiers Records e sia a livello internazionale per la presenza nei primi dischi del leggendario cantante Joe-Lynn Turner (ex Deep Purple, ex Rainbow) sostituito in seguito dal bravissimo ed emergente Ronnie Romero (Ritchie Blackmore’s Rainbow, The Michael Schenker Group, Lords Of Black, The Ferrymen), debuttante nell’album dei Sunstorm Afterlife del 2021, dal sound un po’ più duro rispetto ai precedenti. Il cileno Romero ha tutte le carte in regola per continuare a portare avanti questa formazione dalle uova d’oro per la label italiana, che gli mette questa volta a disposizione degli ottimi e fidati musicisti, come Aldo Lonobile (Edge Of Forever, Secret Sphere, Sweet Oblivion, Archon Angel), autore, produttore e chitarrista fidato della stessa Frontiers. Fatto fuori Alessandro Del Vecchio, il groove è affidato proprio all’ottimo Lonobile che in parte sostituisce l’AOR radiofonico con il rock più robusto degli anni ’70 e ’80 ma senza dimenticare le influenze ultra-melodiche di band come i Journey e i Rainbow. Naturalmente si ode anche un fruscio di metal grazie anche all’apporto di musicisti dal pedigree heavy, come Andrea Arcangeli (DGM) al basso, Alfonso Mocerino (ex-Temperance, Virtual Simmetry) alla batteria e Antonio Agate (uno dei più talentuosi tastieristi e arrangiatori per orchestre sinfoniche italiane, presente in innumerevoli album) alle tastiere.
Ronnie Romero afferma: “Adoro davvero il nuovo album! Credo che mantenga l’essenza dei Sunstorm con una base AOR, ma portando un suono fresco più orientato alla chitarra e più pesante. È stato fantastico lavorare con Aldo per la prima volta e credo che ai fan piacerà molto l’album!”
Diciamo che i Sunstorm si mantengono in entrambe le direzioni anche perché la voce di Romero si adatta benissimo a tutto. Infatti, se l’apri pista e robusta, “I’ll Stand For You” è un cadenzato brano hard rock con un refrain super melodico che strizza l’occhio agli anni’ 80 e che dà il via all’album in modo esplosivo con tastiere maestose e travolgenti; la successiva e cadenzata, “Love’s Not Gone”, offre un grande lavoro di tastiera legata ai tipici elementi AOR che vengono in parte sopraffatti dalla potenza della sei corde elettrica e dall’acutissima voce del vocalist sudamericano. La più oscura, “Hope’s Last Stand”, non scherza neppure perché mantiene le sue radici sempre negli eighties con dei riff di chitarra graffianti e roboanti guidati dalla rauca e passionale ugola di Ronnie. Qui viene dato molto spazio al virtuosismo chitarristico di Aldo senza mai abbandonare quell’armonia fondamentale e caratteristica del combo. Queste prime canzoni contengono entrambe l’ispirazione creativa del nostro Del Vecchio che da una mano a comporle probabilmente durante le sessioni di Brothers In Arms del 2022. Non sono degli scarti ma neppure delle canzoni epiche da far decollare questo ottavo disco intitolato: Restless Fight, che comincia a crescere a mano a mano che si va avanti e si cominciano a gustare le qualità vocali di Ronnie e i virtuosismi di Aldo. A sorpresa sbuca, “Shot In The Dark”, cover di Ozzy Osbourne con ai tempi il fenomenale Jake E Lee alla chitarra, interpretata fedelmente come l’originale e suonata divinamente dai cinque musicisti. L’attesa ballata, “Without You”, è un lento dalla grande atmosfera che cresce di intensità per via delle stratosferiche e acutissime corde vocali del singer e del fulminante assolo del guitar hero italiano che con il suo strumento è silenzioso fino a quel momento. Il ritornello coinvolgente e mieloso è poi supportato dal malinconico pianoforte di Antonio Agate che spezza la troppa sdolcinatezza di questa bella traccia romantica. La track list invece cambia subito direzione fornendo parecchia energia, aggressività e un ammaliante ritornello che ne fanno uno dei brani più interessanti dell’opera. Comincia con un superbo e melodico riff metal pescato dalla New Wave of British Heavy Metal dei primi anni ’80 prima di scivolare in un’enorme distesa di tasti e nella voce roca e distinta di Romero, che continua imperterrita ad abbellire le canzoni e a farle brillare anche se in fondo non siano memorabili come possano apparire al primo ascolto. È il caso della ritmata e spensierata “Running To You”, che parte in quarta con mielose tastiere e una sezione ritmica accomodante che introduce le aspre corde vocali del frontman cileno culminanti in un ritornello familiare e che sa già di sentito. Lonobile per fortuna tiene sempre sveglio l’ascoltatore con il suo micidiale e improvviso assolo chitarristico che non delude mai. Lo stesso discorso vale per “Against The Storm” che pesca parecchi elementi sonori dal pop e dall’AOR di stampo statunitense (vedi Journey o Bon Jovi dei tempi migliori). Quello che piace è l’ottimo equilibrio tra tastiere e voci di sottofondo infarcite di melodie e guidate dai riff metallici e dai break solisti dell’estroso Aldo Lonobile sempre in sintonia con la grande timbrica di Ronnie Romero. La terzultima, “In & Out,” dal sound più scuro, oserei dire alla Gotthard, rispetto a ciò che si è ascoltato fino ad adesso mostra comunque un coinvolgente e orecchiabilissimo ritornello. Qui la band riesce a bilanciare la pesantezza della sei corde elettrica, suonata con uno stile molto vicino a quello di Malmsteen, con la leggerezza della tastiera. Con la penultima, “Dreams Aren’t Over”, il quintetto cambia completamente registro allontanandosi stranamente dalle sonorità tipiche dei Sunstorm perché regala all’ascoltatore il lato più duro della band. Lonobile è in primo piano con la sua grintosa e spigolosa sei corde elettrica che accompagna in modo ruvido e grezzo tutta la composizione insieme ad una battente sezione ritmica e a buone armonie vocali. La finale “Take It all” è un pezzo di pop rock basato principalmente da un veloce e avvincente refrain melodico che si stampa immediatamente in testa senza uscirne più. Insomma, un suono vivace e allegro alla Survivor e alla Journey in versione ottantiana che chiude nel complesso bene un album riuscito. Restless Fight ha delle buone canzoni ma la set list è molto schizofrenica per via dei diversi stili musicali proposti, che solo la bravura di questi musicisti e in particolare il talento e l’esperienza del duo Romero-Lonobile riesce a conciliare egregiamente.